All Is Lost - Tutto è perduto |
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Un film di J.C. Chandor.
Con Robert Redford
Titolo originale All Is Lost.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- USA 2013.
- Universal Pictures
uscita giovedì 6 febbraio 2014.
MYMONETRO
All Is Lost - Tutto è perduto
valutazione media:
3,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il vecchio velista metafora della nostra esistenzadi Fabio CappelliFeedback: 411 | altri commenti e recensioni di Fabio Cappelli |
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domenica 5 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il vecchio velista, senza nome e storia, discendente evidente della nostra società, è al tramonto della vita, e fa quello che tutti siamo tentati di fare, sfuggirla per scoprire se stessi, la propria individualità e il rapporto con la natura, non facile ma entusiasmante e primordiale. Il velista è pratico abbastanza da affrontare il mare, ma si trova alla deriva per una serie di sfortunati eventi. Primo, un container perso da un cargo e pieno di scarpe di ginnastica gli sfonda la fiancata della barca, poi una tempesta gli distrugge l’imbarcazione. L’anziano uomo, non si arrende, lotta con dignità e calma per la sopravvivenza, risparmiando energie fisiche, poche data l’età, e adoperando l'esperienza e la saggezza, vista l’età. Il film coinvolge per le sue metafore, l'anziano che alla fine della sua esistenza va alla ricerca di se stesso allontanandosi dalla frastornante e omologante società la quale si presenta in forma di cargo quasi affondando il suo natante. L'uomo lotta con lucidità, sfruttando, come avrebbe fatto un nostro antenato, gli oggetti che ha disposizione, creati però dalla società tecnologica e non dalla natura, poco importa, perché l’anziano, figlio del suo tempo, ci fa assaporare una dimenticata dimensione ancestrale, che ci fa riscoprire la solitudine, il profondo silenzio (la cosa più bella del film), la maestosità e grandezza della natura mai domata dall’uomo, e infine il bisogno degli altri, la collaborazione, che si evidenzia con la ricerca di soccorso del protagonista, che fa emergere la genetica ed evoluzionistica solidarietà umana e tribale. Robert Redford è bravo, e più affascinante di quando era giovane, il regista forse ha caricato troppo il film di significati, la fotografia più che sufficiente, nel complesso il film va visto, non fosse altro per il gran silenzio in cui è immerso.
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