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Malick ha un po' perso il suo tocco
di Filippo Catani
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lunedì 8 luglio 2013
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Una donna francese separata da tempo e con una figlia si innamora a Parigi di un americano e decide di seguirlo con la speranza che lui la sposi per farle ottenere la green card. Le cose sono più difficili del previsto e la vita sentimentale della coppia finisce con l'incrociare quella del prete della loro parrocchia che, da un po' di tempo a questa parte, pare avere smarrito la fede.
Dunque in questo film ci sono alcune cose convincenti e altre molto meno. Prima di concentrarci sulle une e le altre è bene dire che dopo anche The Tree of life l'impressione è che Malick stia un po' perdendo la vena o che quantomeno si stia un po' avvitando su se stesso privilegiando al racconto le sue impressioni fuori campo che peraltro sono comunque sempre state un suo marchio di fabbrica. Sicuramente le cose che più di tutte funzionano in questa pellicola sono in rigoroso ordine la fotografia e le scenografie con panorami mozzafiato e bellissime riprese del cielo e la colonna sonora. Inoltre se la cava bene Bardem nell'insolito (almeno per lui) ruolo di un prete; riesce bene in quanto rende perfettamente l'idea di un uomo smarrito di fronte al mistero di Dio e alla certezza dei tanti drammi che popolano il mondo e la sua parrocchia. Direi che l'immagine simbolo è un'inquadratura verso la parte finale della pellicola in cui il parrocco fatica terribilmente a salire le scale a comunicarci proprio il gravoso peso che lo attanaglia e che non riesce a scrollarsi e infatti più volte si rivolge a Dio chiedendo un aiuto su come e soprattutto dove cercarlo. Veniamo poi al tema centrale del film e cioè le riflessioni sull'amore. Malick è un filosofo e a chiunque abbia almeno un minimo di basi in materia non saranno certo sfuggite le citazioni di pura matrice platonica (ad esempio il Simposio e non solo) quando si fa riferimento al fatto che il vero amore fa in modo che due persone si fondano in una sola. Detto questo ci sono sicuramente immagini suggestive ma insomma tante tende che svolazzano e un impianto che ci ricorda come inizialmente l'amore si presenta come una passione travolgente per poi lasciare spazio ai primi litigi che possono portare alla degenerazione del rapporto con tanto di possibile tradimento. Certo però (come ricorda il prete citando la famosa parabola dei talenti) bisogna correre un rischio come poi sempre nella vita e il rischio dell'amore è che può andare a buon fine come no. Ecco questa parte diciamo che appare leggermente banale nel senso che è quanto ognuno di noi ha provato nella vita; l'amore infatti a tutti noi ha riservato grandi gioie così come cocenti delusioni. Insomma in alcuni momenti la meraviglia si respira ma in altri il film scorre con una certa pesantezza. Detto di Bardem si può notare che Affleck appare un po' sacrificato nel suo ruolo e non si esprime al meglio mentre appare più a suo agio la Kurylenko. Certo si può vedere e ha momenti toccanti ma i fasti de La rabbia giovane e della Sottile linea rossa sono davvero (troppo) lontani.
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ciboxgiallorosso
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giovedì 19 dicembre 2013
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perdonami
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Io non credo che la tua interpretazione del tema( dividere Significato e significante in Malik è impossibile) presente in questo film sia stata da te approffondita a dovere: Io non credo che la cristologia che sta alla base di tutto il film(Rapporto col peccato; allontanamento dall'unicum; Ricerca della Verità) possa essere considerato Banale.Il film non è possibilista-relativista ma ha una dichiarata visione sulla realtà dell'Esistenza: Come in "Three of life" il regista compie un'opera di ricerca sulla sofferenza e in questo caso sull'amore sostenendo che l'unico modo perchè un'amore possa Essere sia quello di assumere la Coscienza dell'Amore "che ci ama",quell'amore che fa Essere le nostre esistenze.
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Io non credo che la tua interpretazione del tema( dividere Significato e significante in Malik è impossibile) presente in questo film sia stata da te approffondita a dovere: Io non credo che la cristologia che sta alla base di tutto il film(Rapporto col peccato; allontanamento dall'unicum; Ricerca della Verità) possa essere considerato Banale.Il film non è possibilista-relativista ma ha una dichiarata visione sulla realtà dell'Esistenza: Come in "Three of life" il regista compie un'opera di ricerca sulla sofferenza e in questo caso sull'amore sostenendo che l'unico modo perchè un'amore possa Essere sia quello di assumere la Coscienza dell'Amore "che ci ama",quell'amore che fa Essere le nostre esistenze. Detto che non condivido filosoficamente con questa visione, non posso non essere meravigliato da questa Bellezza che questo regista sa mettermi davanti agli occhi e alla psiche. Io credo che quando Antonioni parlava di "Etica dello sguardo" si riferisse a questi film. Credo che Terrence ci abbia insegnato e continui imperterrito a farlo a sviluppare dentro di noi un'"Etica del guardare", guardare alla cosmologia(Natura) dell'esistere umano impegnandoci nella ricerca dell'essenza umana.
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