elgatoloco
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mercoledì 8 maggio 2019
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men in black 3-sequel/prequel
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Chiaro che, sul piano filmico-narrativo, "Men in Black 3"/2011, Barry Sonnenfeld), è sia un sequel sia un prequel, ma ciò anche per la ragione che una continuità di sviluppo narratologico in questi film, meglio anzi in questa sequenza(sequel, appunto)di film non è necessario individuarla né postularla. Comico ma anche drammatico(la sequenza del prefinale dove un insolitamente dolce Agente K(Tommy Lee Jones)spiega con convinzione al bambino rimasto orfano di padre come il papà sia in cielo quale eroe, avendo combattutto contro il mostro alieno), il film è basato sulla pura immaginazione, sulla logica a-logica(nel senso di una logica tradizionale, banalmente successoria)per cui l'apparato mitico-mitologico non è"falso"ma non è neppure da far assurgere a pura verità, essendo sempre possibile qualcosa d'altro, di diverso e di nuovo.
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Chiaro che, sul piano filmico-narrativo, "Men in Black 3"/2011, Barry Sonnenfeld), è sia un sequel sia un prequel, ma ciò anche per la ragione che una continuità di sviluppo narratologico in questi film, meglio anzi in questa sequenza(sequel, appunto)di film non è necessario individuarla né postularla. Comico ma anche drammatico(la sequenza del prefinale dove un insolitamente dolce Agente K(Tommy Lee Jones)spiega con convinzione al bambino rimasto orfano di padre come il papà sia in cielo quale eroe, avendo combattutto contro il mostro alieno), il film è basato sulla pura immaginazione, sulla logica a-logica(nel senso di una logica tradizionale, banalmente successoria)per cui l'apparato mitico-mitologico non è"falso"ma non è neppure da far assurgere a pura verità, essendo sempre possibile qualcosa d'altro, di diverso e di nuovo. Ethan Coen grande sceneggiatore-autore, Sonnenfeld regista assumono criteri che attingono a piene mani alla e dalla mitologia(in senso ampio, come"discroso sul mito", appunto, letteralmente)dove anche l'essere tra le spire di un mostro che può vagamente ricordare la balena di Giona(Bibbia)è da orendere en passant, senza un referente forte-cogente-impegnativo.... Film della"creazione al potere", certo nei limiti di quanto l'industria nordamericana del cinema consente.... Will Smith e Tommy Lee Jones sono interpreti assolutamente adeguati, anzi diremmo meglio"perfetti per il ruolo"e ciò non solo perché già visti, in quanto capaci di alternare i diversi registri espressivi.
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sellerone
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domenica 26 agosto 2018
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sono tuo zio....
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Se non è il padre è lo zio. Questo è il migliore della serie in quanto ad azione, battute ed ovviamente effetti speciali. L'idea è classica, ma il lavorio che c'è intorno fa perdonare questa pecca, Ormai gli attori sono effettivamente invecchiati e Lee dimostra tutta la sua canutaggine, cosa che non fa male, anzi. Degno sequel che supera il secondo e se non fosse per l'originalità potrebbe dare punti anche al primo.
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dandy
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lunedì 15 gennaio 2018
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innocuo e un pò meglio del film precedente.
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Dopo il pessimo sequel del film ormai cult del'97,Sonnenfeld chiude definitivamente(?) la saga scegliendo un soggetto bello pasticciato e illogico,ma indubbiamente scorrevole e più divertente del previsto.Jones stavolta,limita al massimo la sua presenza,ma l'espressione perennemente imbronciata sul suo volto finisce per essere funzionale al personaggio.E se sulla carta la scelta di Brolin come K da giovane sembra assurda,nei fatti risulta piuttosto azzeccata.E tra questi e Smith l'alchimia non manca.Per il resto la storia procede come un cartone animato dei Looney Tunes,accumulando imperterrita inverosimiglianze e risolvendo ogni problema nel modo più scontato possibile,incluso il colpo di scena finale che vede protagonista J.
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Dopo il pessimo sequel del film ormai cult del'97,Sonnenfeld chiude definitivamente(?) la saga scegliendo un soggetto bello pasticciato e illogico,ma indubbiamente scorrevole e più divertente del previsto.Jones stavolta,limita al massimo la sua presenza,ma l'espressione perennemente imbronciata sul suo volto finisce per essere funzionale al personaggio.E se sulla carta la scelta di Brolin come K da giovane sembra assurda,nei fatti risulta piuttosto azzeccata.E tra questi e Smith l'alchimia non manca.Per il resto la storia procede come un cartone animato dei Looney Tunes,accumulando imperterrita inverosimiglianze e risolvendo ogni problema nel modo più scontato possibile,incluso il colpo di scena finale che vede protagonista J.Gli effetti speciali sono discreti,e le frecciatine al'69 gustose(a farne le spese è principalmente Andy Wahrol).Le battute sono tamarre quanto basta.Perfetto per una seratina con gli amici.Distribuito anche in in 3-D.
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elgatoloco
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lunedì 26 giugno 2017
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al netto di interpretazioni iper-interpretanti...
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Non si vada alla ricerca di simboli impropri, iper-interpretando: "Boris the beast"non è Ben Laden, non è Al-Bhagdadi(nel 2012 l'IS non si era ancora profilato come tale, tra l'altro...), non è quintessenzializzazione dei residui (ormai residui residuali...)del comunismo , del resto ormai appartenente all'archeologia della SF(negli anni Cinquanta e Sessanta Alieni=Rossi), ma è altra cosa, non ben definita, ancora e che forse andrà deifnendosi(o invece mai più?)nei film a seguire della serie...? Ormai , dunque, puri divertissements spazio-temporali dove il"back to past"è una sorta di"I remember"che il regista Sonnenfeld compie, with Will Smith e il"triste"(almeno questa la sua espressione)Tommy Lee Jones, negli anni 60(i "mitici"Sixties, ormai viranti ai Seventies, visto che siamo nel 1969, anno"mirabilis"delll'allunaggio, inutilmente negato da qualcuno.
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Non si vada alla ricerca di simboli impropri, iper-interpretando: "Boris the beast"non è Ben Laden, non è Al-Bhagdadi(nel 2012 l'IS non si era ancora profilato come tale, tra l'altro...), non è quintessenzializzazione dei residui (ormai residui residuali...)del comunismo , del resto ormai appartenente all'archeologia della SF(negli anni Cinquanta e Sessanta Alieni=Rossi), ma è altra cosa, non ben definita, ancora e che forse andrà deifnendosi(o invece mai più?)nei film a seguire della serie...? Ormai , dunque, puri divertissements spazio-temporali dove il"back to past"è una sorta di"I remember"che il regista Sonnenfeld compie, with Will Smith e il"triste"(almeno questa la sua espressione)Tommy Lee Jones, negli anni 60(i "mitici"Sixties, ormai viranti ai Seventies, visto che siamo nel 1969, anno"mirabilis"delll'allunaggio, inutilmente negato da qualcuno...), con tanto di "Factory"di Andy Warhol, la tranche più riuscita e gustosa del film, con l'invenzione dell'"alieno buono"(il pendant positivo è sempre necessario...). Smith =ilare, Lee Jones serioso e di poche parole, un cliché inveterato che viene rispolverato e fatto ri-funzionare con efficacia, con scarsa presenza femminile"accessoria"(non a caso "Men in black", mai"Women in black", a meno che non venga in mente a qualcuno/a di porre anche la"controparte"?), dove il gioco iper-teconologico è il gioco della sparizioni continua di persone e oggetti, con il rischio della confusione di ruoli, anche in questo caso, ma qui ci addentreremmo in discorsi che vanno al di là di un modesto contributo para-recensorio... Questo iper-(ormai pi ù che post-)moderno , che certo ha varie sfaccettature ma poi si indirizza in modo abbastanza univoco, tende a qualcosa di preciso o , appunto, rimane divertissement puro e semplice? ai Sequels l'ardua(?) sentenza. El Gato
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inesperto
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martedì 14 febbraio 2017
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will, tommy e josh
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Tanta simpatia ed un finale commovente per questo terzo capitolo. Molto divertente Josh Brolin.
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andrea alesci
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sabato 17 ottobre 2015
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un vibrante salto temporale per salvare k
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Bastano due lettere a Barry Sonnenfeld per fare ancora una volta centro: J e K. Due segni grafici in completo nero, tanto vicini nell’alfabeto quanto distanti nei caratteri esibiti con sopraffina naturalezza da Willie Smith e Tommy Lee Jones. Basta nominarli per evocare quella strana coppia ormai entrata di diritto nella hall of fame dei più famosi duo cinematografici. Di nuovo in scena per il terzo capitolo di Men in Black, al medesimo tempo sequel e prequel di quel che fu al principio nel lontano 1997.
Tre lustri dopo, la segreta agenzia di controllo del flusso alieno sulla Terra torna ancor più luccicante, portando sullo schermo la brillante sceneggiatura di Etan Coen e dando materia al suggerimento di Smith per un crossover temporale che potesse far scavare nella misteriosa giovinezza del compìto O.
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Bastano due lettere a Barry Sonnenfeld per fare ancora una volta centro: J e K. Due segni grafici in completo nero, tanto vicini nell’alfabeto quanto distanti nei caratteri esibiti con sopraffina naturalezza da Willie Smith e Tommy Lee Jones. Basta nominarli per evocare quella strana coppia ormai entrata di diritto nella hall of fame dei più famosi duo cinematografici. Di nuovo in scena per il terzo capitolo di Men in Black, al medesimo tempo sequel e prequel di quel che fu al principio nel lontano 1997.
Tre lustri dopo, la segreta agenzia di controllo del flusso alieno sulla Terra torna ancor più luccicante, portando sullo schermo la brillante sceneggiatura di Etan Coen e dando materia al suggerimento di Smith per un crossover temporale che potesse far scavare nella misteriosa giovinezza del compìto O.
Ed ecco che ci ritroviamo a vivere un’altra avventura fra bizzarre forme aliene, armi e oggetti di strabiliante fascino (grandioso il giroscopio inventato dallo stesso regista), apparizioni di personaggi famosi (Andy Warhol che in realtà era un agente MiB sotto copertura), eventi epocali (il viaggio dell’Apollo 11 verso la Luna), uno sfrenato balsamico citazionismo e l’incredibile incontro tra l’agente J e il giovane agente K, interpretato come perfetto sosia di Tommy Lee Jones da un convincente Josh Brolin.
Un salto temporale con il quale J tenta di salvare la vita al K del futuro, messa in pericolo da Boris L’Animale (Jemaine Clement), unico sopravvissuto della razza dei Bogloditi e riuscito a fuggire dal Lunar-Max, carcere di massima sicurezza creato sulla Luna e nel quale era imprigionato da quarant’anni: ossia da quel 1969 in cui l’agente K l’aveva arrestato amputandogli un braccio. Scenario complicato? Bè, non così tanto finché la missione vera e propria ha inizio, allorché l’evaso Boris decide di tornare al 1969 per uccidere K e creare un presente in cui i Bogloditi invadono la Terra, in cui K non esiste, in cui soltanto l’agente J se ne ricorda, supportato dalla tesi dell’agente O (Emma Thompson) su una possibile frattura temporale dentro la quale J si fionda con l’aiuto di un dispositivo fornitogli da Jeffrey Price verso quel 15 luglio 1969, ossia ventiquattr’ore prima che Boris uccida K e cambi il destino dell’universo. Ora sì che tutto è più complicato, no?
Un frullato di emozioni che ci tiene incollati allo schermo per seguire le peripezie di questi eleganti agenti segreti finiti in un corridoio temporale che può ancora disegnare un futuro nel quale K esista e sia il partner dell’agente J. Un futuro dove tornare grazie all’aiuto del bizzarro Arcaniano Griffin (Michael Stuhlbarg) e di quel piccolo ArcNet che i due men in black dovranno piazzare sulla punta dello shuttle diretto verso la Luna, perché una volta liberato nell’atmosfera si trasformi in un inscalfibile scudo spaziale attorno al pianeta Terra.
La fantasia del garbuglio narrativo e la verve delle coppie Smith/Brolin e Smith/Jones sono gli ingredienti perfetti per il capitolo più riuscito dell’intera serie, mostruosa avventura che nessun neuralizzatore può cancellare. Un’incursione nel mondo di Barry Sonnenfeld che sa riservare momenti emotivi di grande impatto, portandoci al principio generatore della seriosità di K (la morte del padre di J quel giorno a Cape Canaveral quando catturò Boris) e mostrandoci tramite Griffin tutti i possibili destini che le nostre scelte possono determinare. A volte basta poco per stupire e incantare: solo qualche lettera in giacca e cravatta.
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ultimoboyscout
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lunedì 9 dicembre 2013
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salvare k e il mondo!
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L'agente J è costretto a tornare indietro nel tempo per salvare l'amico e collega K dalla morte e permettergli di vivere e assumere le future fattezze di Tommy Lee Jones. A distanza di quasi 15 anni dal primo episodio, tornano per la terza volta i fanta-agenti diretti ancora da Barry Sonnenfeld, che dimostrano di saper reggere all'usura del tempo, non tanto per la trama (tanto come va a finire lo si sa già...) quanto per il mirabolante teatrino di maschere e trucchi di Rick Baker. I mostri e gli alieni hanno infatti quel tipico fascino anni '60 oltre ad essere spiritosi e colorati, ma è la formula ad accusare una certa stanchezza con i gustosi siparietti comedy tra Je K che si trasformano piuttosto in battibecchi tra vecchie comari e una vistosa stucchevolezza sentimanetale prevista dalla sceneggiatura.
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L'agente J è costretto a tornare indietro nel tempo per salvare l'amico e collega K dalla morte e permettergli di vivere e assumere le future fattezze di Tommy Lee Jones. A distanza di quasi 15 anni dal primo episodio, tornano per la terza volta i fanta-agenti diretti ancora da Barry Sonnenfeld, che dimostrano di saper reggere all'usura del tempo, non tanto per la trama (tanto come va a finire lo si sa già...) quanto per il mirabolante teatrino di maschere e trucchi di Rick Baker. I mostri e gli alieni hanno infatti quel tipico fascino anni '60 oltre ad essere spiritosi e colorati, ma è la formula ad accusare una certa stanchezza con i gustosi siparietti comedy tra Je K che si trasformano piuttosto in battibecchi tra vecchie comari e una vistosa stucchevolezza sentimanetale prevista dalla sceneggiatura. Discreto l'apporto della new entry Josh Brolin ma non c'è molto altro se non il solito mix sci-fi e action a farla da padrone e un villain cattivo e letale più che mai. E' meglio del secondo capitolo (e non ci voleva molto!) ma non raggiunge assolutamente i livelli del primo, si regge sul rapporto tra J e K, comunque ci si trova di fronte a una pellicola tecnicamente ineccepibile. La trama ne è il punto debole, fiacca e scontata, ma che deve mettersi obbligatoriamente da parte in favore della nuova ricostruzione del rapporto tra i due cacciatori di alieni. Si perde la freschezza e il citazionismo a tratti è stucchevole e le gag, a volte prevedibilisisme, sembrano più importanti della storia stessa.
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wehrkelt
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lunedì 9 settembre 2013
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alieno
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Scusate, ma questi film non li reggo proprio. Adatti ad un pubblico di bambini che passano troppo tempo al computer.
La storia è strampalata, gli attori macchiettistici (il grande Jones si vede poco, per sua fortuna). Gli effeti speciali saranno pure divertenti: ma non giustificano una sera al cinema. Basta il computer, appunto...
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asdrubale03
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giovedì 4 luglio 2013
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men in balck!!!!
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cenox
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martedì 20 novembre 2012
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secondo sequel, risultato uguale
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Secondo sequel di Men in Black, l'organizzazione segreta che si occupa degli alieni presenti sul nostro pianeta all'insaputa di tutto e tutti. Will Smith, ovvero l'agente J dovrà vedersela con un nuovo pericoloso alieno fuggito da una prigione lunare. Ma per sconfiggerlo dovrà fare ben più del solito... dovrà inseguirlo nel passato per impedirgli di uccidere il suo collega e compagno agente K. Il periodo temporale che dovrà affrontare è l'America del 1969, che si stava preparando per un grandissimo evento: lo sbarco dell'uomo sulla luna! La comicità dell'azione è quella di sempre, ma a mio avviso questo sequel come anche il precedente non hanno lo stesso livello di effetti speciali del primo e inimitabile film, per non parlare della trama che sicuramente non è così avvincente.
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Secondo sequel di Men in Black, l'organizzazione segreta che si occupa degli alieni presenti sul nostro pianeta all'insaputa di tutto e tutti. Will Smith, ovvero l'agente J dovrà vedersela con un nuovo pericoloso alieno fuggito da una prigione lunare. Ma per sconfiggerlo dovrà fare ben più del solito... dovrà inseguirlo nel passato per impedirgli di uccidere il suo collega e compagno agente K. Il periodo temporale che dovrà affrontare è l'America del 1969, che si stava preparando per un grandissimo evento: lo sbarco dell'uomo sulla luna! La comicità dell'azione è quella di sempre, ma a mio avviso questo sequel come anche il precedente non hanno lo stesso livello di effetti speciali del primo e inimitabile film, per non parlare della trama che sicuramente non è così avvincente. Non mi ha convinto del tutto nemmeno il colpo di scena finale nel passato che ho trovato piuttosto prevedibile!
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