Men in Black 3 |
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Un film di Barry Sonnenfeld.
Con Will Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin, Jemaine Clement, Michael Stuhlbarg.
continua»
Titolo originale Men in Black III.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 105 min.
- USA 2012.
- Sony Pictures Italia
uscita mercoledì 23 maggio 2012.
MYMONETRO
Men in Black 3
valutazione media:
3,30
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Men in black 3di catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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lunedì 4 giugno 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per motivi vari, ho rimandato sempre il mio incontro con gli uomini in nero e, adesso, un po’ me ne dispiace. Non so dire se questo sia il film migliore della serie - come ha detto David Letterman intervistando il regista Sonnenfeld nell’occasione stravagante come i suoi personaggi - ma certamente regala cento minuti di azione e divertimento senza cadute di tono o di stile. La storia è il seguito degli episodi precedenti, ma ne è anche la premessa visto che Will Smith (J.) viene rispedito nel 1969 a salvare la pelle al suo futuro collega K., la cui versione giovanile è interpretata da Josh Brolin con la stessa imperturbabilità di Tommy Lee Jones nella parte per così dire contemporanea (c’è anche una giovane O., ma Alice Eve perde clamorosamente il confronto a distanza con Emma Thompson). In questo modo, con la scusa di impedire la vendetta del rude e ispido ipercriminale Boris (Clement), la sceneggiatura può giocare con i piani temporali, tra ammiccamenti al passato – compreso un Andy Warhol che è un agente sotto copertura che non ne può più del ruolo - e una colorata ricostruzione dei giorni che precedettero il lancio di Apollo 11. Circondati dal consueto via-vai di alieni di varie razze (sotto le cui spoglie, benché non accreditati, si nascondono anche Tim Burton e Lady GaGa) e aiutati dall’’illuminato’ Griffin dell’efficace Michael Stuhlbarg, i due MIB uniscono ancora una volta le differenze caratteriali per fare trionfare il bene: la sfida finale avviene sui tralicci che sostengono il razzo che spedirà in orbita Neil Armstrong e compagni. Tutto lo sballottamento non viene neppure notato dai milioni di telespettatori che assistono all’evento (a differenza di un vecchio episodio di Star Trek di ambientazione analoga) ma la verosimiglianza storica non pare essere stata la prima delle preoccupazioni – in quegli anni si parlava di Cape Kennedy, non di Cape Canaveral – mentre la precedenza è stata data al ritmo, sia dell’azione sia dei dialoghi intessuti di battute fulminanti. Insomma, si ride e ci si appassiona per un film che aiuta a svuotare il cervello e consente di uscire dalla sala più leggeri.
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