donni romani
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giovedì 7 marzo 2013
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una truffa per il regale colin firth
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Leggero, leggerissimo, ma anche molto ben recitato, molto divertente e molto centrato questo remake del "Gambit" con Michael Caine cui Colin Firth rende omaggio nella montatura degli occhiali, nella pettinatura e finanche in alcune espressioni. La trama, semplice e classica in un film del genere vede Harry Dean, esperto d'arte vessato da Lionel Shaband, eccentrico miliardario per cui lavora, organizzare una truffa per far credere all'odiato capo di essere in procinto di comprare un rarissimo quadro di Monet mentre invece si tratta di una copia confezionata da un amico di Dean, il Maggiore, voce fuori campo del film e autentico e flemmatico gentleman inglese d'altri tempi.
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Leggero, leggerissimo, ma anche molto ben recitato, molto divertente e molto centrato questo remake del "Gambit" con Michael Caine cui Colin Firth rende omaggio nella montatura degli occhiali, nella pettinatura e finanche in alcune espressioni. La trama, semplice e classica in un film del genere vede Harry Dean, esperto d'arte vessato da Lionel Shaband, eccentrico miliardario per cui lavora, organizzare una truffa per far credere all'odiato capo di essere in procinto di comprare un rarissimo quadro di Monet mentre invece si tratta di una copia confezionata da un amico di Dean, il Maggiore, voce fuori campo del film e autentico e flemmatico gentleman inglese d'altri tempi. Meno flemmatica è la texana PJ Puznowky che dovrebbe interpretare l'improbabile proprietaria del quadro e che finisce con essere il classico elemento di disturbo (l'americana rozza e confusionaria nella compassata società inglese è un'idea sfruttatissima ma funziona sempre). La truffa naturalmente non va come dovrebbe e le scene centrali del film sono sostenute dal grande carisma di Firth che si aggira per buoni venti minuti all'interno del Savoy di Londra in mutande con la regalità che ben gli conosciamo (senza balbuzie stavolta) e dalla verve di Cameron Diaz, di Alan Rickman e di Stanley Tucci che caratterizzano senza arrivare al caricaturale ma enfatizzando con solido mestiere i tratti grotteschi o comici dei loro personaggi. La sceneggiatura è dei fratelli Cohen che si sono divertiti a concepire scene ben oltre l'elegantemente brillante, scivolando qua e là su alcune situazioni forse fin troppo scontate, ma che sono anche riusciti a confezionare un prodotto- sicuramente di genere - che raggiunge il suo scopo perfettamente, intrattenere divertendo, dando modo agli attori di sfoderare il proprio talento e a noi spettatori di goderne il risultato per un'ora e mezzo di puro spasso.
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archipic
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lunedì 25 febbraio 2013
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scommessa persa
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Ma che ci fanno attori tanto bravi e famosi in un film così mediocre? A volte non lo si riesce proprio a capire. Rifacimento leggero come l'aria di una pellicola del 1966, questo Gambit riesce a non lasciar traccia di sè all'uscita dalla sala. A parte la scena ambientata in hotel che è alquanto divertente, il resto del film offre scarsissimi spunti di interesse: l'inguine della Diaz, il peto della tipa in hotel, le acrobazie sul cornicione di Firth e le smorfie di Rickman e Tucci. I fratelli Cohen non si sono sforzati più di tanto nello scrivere la sceneggiatura e la regia non poteva fare peggio di così. Eppure, Firth, Rickman e Tucci sono un trio di attori di notevole spessore, e non mi capacito di come siano finiti in un progetto così labile.
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Ma che ci fanno attori tanto bravi e famosi in un film così mediocre? A volte non lo si riesce proprio a capire. Rifacimento leggero come l'aria di una pellicola del 1966, questo Gambit riesce a non lasciar traccia di sè all'uscita dalla sala. A parte la scena ambientata in hotel che è alquanto divertente, il resto del film offre scarsissimi spunti di interesse: l'inguine della Diaz, il peto della tipa in hotel, le acrobazie sul cornicione di Firth e le smorfie di Rickman e Tucci. I fratelli Cohen non si sono sforzati più di tanto nello scrivere la sceneggiatura e la regia non poteva fare peggio di così. Eppure, Firth, Rickman e Tucci sono un trio di attori di notevole spessore, e non mi capacito di come siano finiti in un progetto così labile. Forse sarà stata l'attrattiva dei Cohen; ad ogni modo, il risultato è un film con un primo tempo assolutamente lento e inconcludente; il secondo ha uno scatto in avanti per ritmo e situazioni spassose ma alla fin fine non ti rimane nulla. Scivola via come la pioggia che bagna Londra. Si può tranquillamente evitare.
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eugenio
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mercoledì 27 febbraio 2013
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un azzardo non riuscito
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Un'oretta e mezza al cinema in completo relax, cos’altro desiderare di più? Ecco allora che Hollywood ci viene incontro con l’ennesimo remake questa volta incentrato sul mondo della truffe d’arte dall’evocativo titolo: Gambit con l'affermata coppia Firth e Diaz rifacimento dell'oramai classica pellicola di metà anni '60 di Caine.
La pellicola descrive la solita truffa orchestrata da un curatore d'asta Dean (Firth) vessato dal suo capo, Lionel Shaband presidente di una famosa società e appassionato d'arte. Per vendicarsi dello spocchioso, Dean si fa aiutare da un imbrattatele che gli realizza un finto Monet e da una pepata cow-girl (Diaz) che vive in una roulotte con madre alcolizzata ai margini del Texas al cui interno fotografare la copia del dipinto.
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Un'oretta e mezza al cinema in completo relax, cos’altro desiderare di più? Ecco allora che Hollywood ci viene incontro con l’ennesimo remake questa volta incentrato sul mondo della truffe d’arte dall’evocativo titolo: Gambit con l'affermata coppia Firth e Diaz rifacimento dell'oramai classica pellicola di metà anni '60 di Caine.
La pellicola descrive la solita truffa orchestrata da un curatore d'asta Dean (Firth) vessato dal suo capo, Lionel Shaband presidente di una famosa società e appassionato d'arte. Per vendicarsi dello spocchioso, Dean si fa aiutare da un imbrattatele che gli realizza un finto Monet e da una pepata cow-girl (Diaz) che vive in una roulotte con madre alcolizzata ai margini del Texas al cui interno fotografare la copia del dipinto. Successivamente, il compito piu' difficile: convincere Shaband che quel dipinto è un originale e strappargli 12 milioni di sterline. Ma attenzione: niente è ciò che sembra. La vicenda va avanti tra tradimenti, imbrogli, alberghi di lusso e inviti a presentazioni di gala "particolari" con personaggi stereotipati e privi di smalto senza particolari faville.
Chi conosce il precedente film di Michael Caine praticamente sa già tutto ma il Gambit di Hoffman aggiunge quel livello di farsa e di grottesco di cui l'originale ne era sprovvisto. Diametralmente spaccato in due con la fastidiosa voce fuori campo di De Ambrosis (l'imbrattetele), Gambit ha il pregio di far sorridere in alcune scene azzeccate che hanno cuore nel lussuoso albergo dove si svolge la seconda parte: particolare quella di Firth che tenta di evadere dalla finestra dello sgabuzzino dove è stato accidentalmente chiuso dentro e a cui cadono i pantaloni dinanzi all'albergo rimanendo in mutande a venti metri di altezza su un cornicione .. per poi introdursi dalla finestra nella suite di una "vedova" nel momento in cui il receptionist bussa alla porta per consegnarle un invito a teatro oppure la scena del leone di guardia al dipinto che sembra tratta da "Hangover".
Generalmente allegro ma strutturalmente labile e privo di incisività, Gambit propone una coppia di stelle holloywoodiane dalle indubbie capacità (Firth nel "Discorso del re" era superbo, la Diaz, bè non credo abbia particolari capacità se non l'avvenenza cosa che nel film è ovviamente sottolineata con una scena in bikini), siano stati messi in una commedia anni ‘80 peggio di quelle che si recitavano sulla "febbre da cavallo" (che era un capolavoro nel suo genere), una farsa che non sembra neanche sceneggiata dai fratelli Cohen (che negli ultimi tempi hanno dimostrato di aver perso quello sprint difficilmente conquistato con "Non è un paese per vecchi").
I cliché ahimè abbondano e finiscono alla lunga per essere noiosi. Gambit si riduce a un calderone di nazionalità messe alla berlina nei loro "lati meno brillanti" , incapace di esprimersi con forza e capacità per essere pienamente convincente. La trama praticamente inconsistente e i dialoghi pieni di doppi sensi o eccessivamente verbosi (Firth ricorda l'Hanks di Ladykillers) non aiutano certo.
L'unico aspetto positivo è la leggerezza, la fluidità della seconda parte con un'accozzaglia di situazioni nonsense e la possibilità di fare un bel reset appena usciti di sala, operazione non difficile visto che le scene "interessanti" si contano sulle dita di una mano.
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flyanto
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martedì 26 febbraio 2013
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un'abile truffa a lieto fine
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Remake dell'omonimo film del 1966 (interpretato allora da Michael Caine e Shirley Mac Laine) in cui si narra di una truffa intorno ad un dipinto di Monet architettata da un curatore d'aste ed intenditore di opere d'arte e da una ragazza squattrinata ai danni del ricco ed arrogante capo del primo, collezionista di capolavori artistici. Dopo molteplici e svariate, nonchè impreviste, avventure la truffa verrà finalmente portata a termine con un ricco guadagno per tutti i componenti che l'hanno ideata e con la beffa ovviamente del malcapitato magnate preso di mira. Abbastanza divertente e coinvolgente nell'insieme ma, a parte l' egregia interpretazione dei protagonisti principali Cameron Diaz e Colin Firth, questa pellicola non si distingue in nessun' altra maniera e non riesce a sollevarsi da quello che è un puro e semplice divertissement di circa un'ora e mezza.
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Remake dell'omonimo film del 1966 (interpretato allora da Michael Caine e Shirley Mac Laine) in cui si narra di una truffa intorno ad un dipinto di Monet architettata da un curatore d'aste ed intenditore di opere d'arte e da una ragazza squattrinata ai danni del ricco ed arrogante capo del primo, collezionista di capolavori artistici. Dopo molteplici e svariate, nonchè impreviste, avventure la truffa verrà finalmente portata a termine con un ricco guadagno per tutti i componenti che l'hanno ideata e con la beffa ovviamente del malcapitato magnate preso di mira. Abbastanza divertente e coinvolgente nell'insieme ma, a parte l' egregia interpretazione dei protagonisti principali Cameron Diaz e Colin Firth, questa pellicola non si distingue in nessun' altra maniera e non riesce a sollevarsi da quello che è un puro e semplice divertissement di circa un'ora e mezza. Anche la sceneggiatura dei fratelli Coen, ricca di battute argute, non è affatto d'aiuto alla resa ottimale del film.
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enzo70
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mercoledì 14 ottobre 2015
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una commedia carina con un cast stellare
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Una simpatica commedia diretta da Michael Hoffmann che ha avuto la fortuna di avvalersi di un cast straordinario, Cameron Diaz, Colin Firth e Alan Rickman e della scrittura, niente di meno che dei fratelli Coen. Un film di intrattenimento puro, come detto una commedia e niente di più, ma una commedia carina. Il protagonista è un colto conoscitore dell’arte, costretto dalla necessità a fare da consulente ad un arrogante miliardario. La truffa perfetta si basa su un falso, prodotto da un amico di Harry, su cui viene costruita una storia per ricondurlo ad una bella texana, Cameron Diaz. Per il resto il film va da solo, il cattivo perde il suo Monet e le cose vanno al posto loro.
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Una simpatica commedia diretta da Michael Hoffmann che ha avuto la fortuna di avvalersi di un cast straordinario, Cameron Diaz, Colin Firth e Alan Rickman e della scrittura, niente di meno che dei fratelli Coen. Un film di intrattenimento puro, come detto una commedia e niente di più, ma una commedia carina. Il protagonista è un colto conoscitore dell’arte, costretto dalla necessità a fare da consulente ad un arrogante miliardario. La truffa perfetta si basa su un falso, prodotto da un amico di Harry, su cui viene costruita una storia per ricondurlo ad una bella texana, Cameron Diaz. Per il resto il film va da solo, il cattivo perde il suo Monet e le cose vanno al posto loro. Un film gradevole, quanto leggero.
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ultimoboyscout
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venerdì 21 marzo 2014
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il gambetto degli scacchi.
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Un curatore d'arte un po' nerd decide di truffare un ricchissimo quanto diabolico e dispotico collezionista, vendendogli un Monet rigorosamente falso. Per portare a termine il suo piano si serve di una sciantosa da rodeo americana che si finge ingenua proprietaria del quadro. I Coen, ormai esperti di remake, curano la sceneggiatura rivisitando un classico del cinema di truffa, lasciando la direzione a Michael Hoffman, ex indie americano per la verità non troppo convincente nella circostanza. Colin Firth eredita il ruolo di Michael Caine ma gli da un taglio decisamente diverso, Cameron Diaz quello di Shirley MacLaine , riuscendo a risollevare, almeno in parte, la sua anima di comedienne ultimamente non proprio ben sfruttata.
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Un curatore d'arte un po' nerd decide di truffare un ricchissimo quanto diabolico e dispotico collezionista, vendendogli un Monet rigorosamente falso. Per portare a termine il suo piano si serve di una sciantosa da rodeo americana che si finge ingenua proprietaria del quadro. I Coen, ormai esperti di remake, curano la sceneggiatura rivisitando un classico del cinema di truffa, lasciando la direzione a Michael Hoffman, ex indie americano per la verità non troppo convincente nella circostanza. Colin Firth eredita il ruolo di Michael Caine ma gli da un taglio decisamente diverso, Cameron Diaz quello di Shirley MacLaine , riuscendo a risollevare, almeno in parte, la sua anima di comedienne ultimamente non proprio ben sfruttata. Falsi, veri, doppi giochi, maschere e una truffona sono al centro del film che è un più che discreto remake dal buon ritmo e dai tantissimi imprevisti e contrattempi. L'intreccio funzionicchia, strappa risate qua e la ma non convince del tutto, ma si sa le stangate sul grande schermo hanno un grande fascino e le commedie degli equivoci piacciono sempre. Intrattenimento col garbo tipicamente inglese per un rifacimento con libertà, un giallorosa che punto sulla nostalgia per quella commedia frizzante e buffa al limite dell'imbarazzo, tipica di un bel po' di anni fa, più o meno i tempi del "Gambit" originale di Ronald Neame. Molto buone le interpretazioni (a dirla tutta la parte migliore della pellicola) e qualche gag e situazioni comico-assurde, specie quelle all'interno dell'albergo, per una netta virata al demenziale.
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eugen
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martedì 26 luglio 2022
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remake riuscito, in parte, almeno...
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"Ganbit"(MIchael Hoffman, screenplay di Ehoan e Joel Coen, dal soggetto si SIdney Carroll, dato che questo e'un remake del vecchio"Gambit"di Ronald Neame del 1966)parla della truffa ordita da un grande esperto d'arte britannico e dal suo collaboratore, the mahjor, anziano quanto abile falsario, ai danni del suo insopportabile datore di lavoro, il miliardario Shabandar, facendogli acquistare un falso Monet, con la complicita{ della bella cow.girl texana Puzonwski, che si finge propeitaria di un altro Monet recuperato dal suo antenato ufficlae USA che lo avrebbe recuperato dalla collezione del capo nazista Hernann Go"ring. Decisamente una bella possibilita', che pero'si rivelera'irta di ostacoli, anche perche?a un certo punto Shabandar sostituisce il consulente d'arte con un suo presunto collega, il tedesco Zaidenweber.
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"Ganbit"(MIchael Hoffman, screenplay di Ehoan e Joel Coen, dal soggetto si SIdney Carroll, dato che questo e'un remake del vecchio"Gambit"di Ronald Neame del 1966)parla della truffa ordita da un grande esperto d'arte britannico e dal suo collaboratore, the mahjor, anziano quanto abile falsario, ai danni del suo insopportabile datore di lavoro, il miliardario Shabandar, facendogli acquistare un falso Monet, con la complicita{ della bella cow.girl texana Puzonwski, che si finge propeitaria di un altro Monet recuperato dal suo antenato ufficlae USA che lo avrebbe recuperato dalla collezione del capo nazista Hernann Go"ring. Decisamente una bella possibilita', che pero'si rivelera'irta di ostacoli, anche perche?a un certo punto Shabandar sostituisce il consulente d'arte con un suo presunto collega, il tedesco Zaidenweber. Alla fine, dopo avventure anche"boccaccesche"nell'hotel Savoy, dove e'ospitata(a spese del povero consulenteIla cow girl, la truffa riuscira', dimostrnaod che talora "chi la dura la vince"e chi non si blocca al primo insuccesso ha qualche chance. Decisamente poco del primo film rimane qui, dove al posto di Michael Caine e Shierly Mc Laine sono impegnati Colin Firth e Cameron Diaz(Alan Rickman e¿'Shabandar, Tom Courtneay il falsario, Stanley Tucci il "prepotente"Zaidenweber) , ma in complesso rimane lo spirito della truffa e lo sfotto0ai potenti e ricchissimi che si credono invincibili. mentte un personaggio a suo modo timido e povero ma colto come il protagonista(e idem vale, almneo in parte, per il faalsario) si afferma, trovando anche l'amore. Cio'che invece"stona"almeno come divagazione"estranea al tutto", come elmeneto totalmente decontesutalizzato e'la concorrenza fastidiosa dei giapponesi, dove anche il'"apertura di credito"nei loro confronti appare falsa e comunque peregrina rispetto al"tutto", al contesto, Forse i Coen Brothers, stavolta, hanno avuto troppo poco tempo per scrivere e"allestire"la sceneggiatura. El Gato
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tonysamperi
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martedì 9 aprile 2013
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semplice ma efficace
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SULLA SCENEGGIATURA:
Remake di un film del 1966, dove il protagonista era interpretato dal grande Michael Caine.
L’idea di base è una ripicca del protagonista Harry Deane, nei confronti del capo Lionel Shabandar, con l’aiuto di PJ Puznowski e del maggiore.
In realtà la trama è più articolata di così, ma resta semplice e leggera, permettendo allo spettatore di godersi fluidamente la trama nei 90 minuti di cui consta.
La pellicola non è di grande spessore, la prima parte ci permette di delineare approssimativamente i personaggi principali. I dialoghi non sono ricchissimi, anzi piuttosto scarni e pieni di doppi sensi.
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SULLA SCENEGGIATURA:
Remake di un film del 1966, dove il protagonista era interpretato dal grande Michael Caine.
L’idea di base è una ripicca del protagonista Harry Deane, nei confronti del capo Lionel Shabandar, con l’aiuto di PJ Puznowski e del maggiore.
In realtà la trama è più articolata di così, ma resta semplice e leggera, permettendo allo spettatore di godersi fluidamente la trama nei 90 minuti di cui consta.
La pellicola non è di grande spessore, la prima parte ci permette di delineare approssimativamente i personaggi principali. I dialoghi non sono ricchissimi, anzi piuttosto scarni e pieni di doppi sensi.
Riescono bene alcune scene, qualche risata qui e lì.
Insomma più che un remake vero e proprio è una rivisitazione in versione demenziale dell’originale.
SUL CAST
Visto il calibro degli attori, questa pellicola è per loro una passeggiata, ognuno perfettamente inserito interpreta la sua parte ottimamente. Ma neanche loro riescono ad alzare il livello ad una pellicola che resta un semplice divertissement di un’ora e mezza.
SUL DOPPIAGGIO
Dario Penne (che tra l’altro oggi doppia Michael Caine) presta la sua voce per Alan Rickman, mentre Francesco Vairano, che per 8 anni era stato Severus Piton, ha doppiato Stanley Tucci.
Un ottimo Luca Biagini doppia Colin Firth, mentre Eleonora Deangelis, già doppiatrice di Jennifer Aniston, doppia Cameron Diaz.
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