sergio dal maso
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mercoledì 17 giugno 2015
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c’era una volta un panciuto e buffo maiale ...
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C’era una volta un panciuto e buffo maiale vietnamita. In una notte tempestosa cadde in mare e, portato dalle onde, arrivò in una terra lontana. I due popoli che abitavano questa terra erano in guerra tra loro e si odiavano da secoli e secoli. Entrambi disprezzavano anche il povero maiale perché le loro millenarie tradizioni lo consideravano un animale impuro e reietto … fu così che…
La storia dell’insoluto naufrago nell’inquieto mare d’oriente potrebbe iniziare anche così, come una favola, perché a tutti gli effetti proprio di una favola moderna si tratta.
Una favola surreale, spassosa ed esilarante, per ironia della sorte ambien-tata nell’odierna Palestina, nella terra più martoriata e sofferente del pianeta.
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C’era una volta un panciuto e buffo maiale vietnamita. In una notte tempestosa cadde in mare e, portato dalle onde, arrivò in una terra lontana. I due popoli che abitavano questa terra erano in guerra tra loro e si odiavano da secoli e secoli. Entrambi disprezzavano anche il povero maiale perché le loro millenarie tradizioni lo consideravano un animale impuro e reietto … fu così che…
La storia dell’insoluto naufrago nell’inquieto mare d’oriente potrebbe iniziare anche così, come una favola, perché a tutti gli effetti proprio di una favola moderna si tratta.
Una favola surreale, spassosa ed esilarante, per ironia della sorte ambien-tata nell’odierna Palestina, nella terra più martoriata e sofferente del pianeta. Se le disavventure del goffo porcello appaiono satiriche e grottesche, benché raffinate e colte (molto più di quel che sembra), le vicende sullo sfondo e gli scenari del conflitto israelo-palestinese sono tragicamente reali, impregnati di polvere e sudore, dolore e miseria, come in un film neorealista del dopoguerra. Il protagonista della storia è Jafaar, un umile e mite pescatore palestinese, indebitato e poverissimo, che vive in una catapecchia nella Striscia di Gaza a ridosso del muro, tra l’altro con l’obbligo di ospitare sul tetto un presidio di soldati israeliani. Non potendo allontanarsi dalla costa perché proibito ai palestinesi Jafaar riesce a pescare solo ciarpame e minuscole sardine, chiaramente invendibili al mercato.
Dopo una notte di tempesta lo sventura-to pescatore si ritrova nella rete un grosso maiale, forse caduto da una nave. Sconvolto e in preda al panico perché sia l’Islam che l’Ebraismo lo considerano una bestia impura, che non deve nemmeno essere toccata, prima cercherà maldestramente di disfarsene, poi, avendo saputo che una colonia ebraica li alleva (come anti-mina per il loro straordinario olfatto), cercherà di guadagnarci un po’ di soldi.
Sarà l’inizio di una sarabanda di esila-ranti equivoci, di rovesciamenti di senso e situazioni paradossali, fino allo spiazzante colpo di scena finale.
Alcune scene sono memorabili, per esempio quando il povero maiale viene travestito da pecora o quando gli vengono messi i calzini perché un porco non può calpestare il sacro suolo d’Israele, ma le trovate incredibili e le risate sono veramente moltissime.
Lo stupefacente esordio del regista franco-uruguaiano Sylvain Estibal, che tra l’altro non é arabo tantomeno ebreo, è la dimostrazione che con la satira e l’ironia si possono affrontare anche argomenti ostici e rischiosi come l’esplosiva situazione mediorientale e la tragedia del popolo palestinese. Il suo “grido di rabbia comico”, come lui stesso l’ha definito, è in grado, più di qualsiasi saggio giornalistico, di svelare ipocrisie religiose e pregiudizi culturali ancestrali, spesso strumentalizzati per mascherare interessi economici e politici. E questo senza guardare in faccia nessuno né simpatizzando per una delle due parti, lo fa con l’irriverenza e la spregiudicatezza di chi vuole capire e non criticare, unire e non dividere. Non c’è traccia di violenza nella storia dello sfortunato pescatore, nemmeno di volgarità. L’umanità e la tenerezza dei personaggi di Estibal, prima di tutto lo straordinario protagonista Jafaar, capro espiatorio per definizione, mai vinto o rassegnato, quasi un sorta di Charlie Chaplin moderno, ridicolizzano proprio l’intolleranza e la violenza di entrambe le fazioni, l’assurdità dell’odio etnico e religioso. Non a caso il regista uruguagio per il ruolo del pescatore palestinese ha voluto a tutti i costi lo strepitoso Sasson Gabay, attore israeliano di origini irachene, mentre l’attrice che interpreta la giovane allevatrice della colonia ebraica è la tunisina Myriam Tekaia, di religione mussulmana. Se la regia e la sceneggiatura hanno valso al cineasta sudamericano il prestigioso premio Cesar come miglior opera prima, è giusto evidenziare anche la bellissima colonna sonora e la qualità della fotografia. L’onirico e toccante finale, in particolare la splendida immagine con cui si chiude il film, possiedono la delicatezza e la grazia di un messaggio di pace e di speranza autentico, per nulla retorico, tanto sincero quanto necessario.
… e fu così che il buffo e panciuto maiale, da sempre simbolo di impurità e di pregiudizio riuscì a unire i due popoli rivali, prendendo il posto, per una volta, della bianca colomba della pace.
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veritasxxx
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giovedì 3 luglio 2014
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peccato che certe cose succedano solo nei film...
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È possibile fare un film "leggero" sulla sempre attuale questione palestinese, parodiando in maniera esplicita la complicata convivenza nella striscia di Gaza, gli attentatori carichi di esplosivo e la promessa di una ricompensa nell'aldilà?. A quanto pare sì, e con risultati esilaranti. Jafaar, un povero pescatore palestinese, ha una vita di inferno: ogni giorno deve combattere per la sopravvivenza sua e di sua moglie, stando ben attento a non violare le rigide leggi del Corano. In mare non si può pescare perchè gli israeliani non permettono di allontanarsi a più di 4km dalla costa, e neanche in casa si può stare tranquilli perchè dei militari sono appostati sul tetto e hanno bisogno del bagno ogni mezz'ora.
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È possibile fare un film "leggero" sulla sempre attuale questione palestinese, parodiando in maniera esplicita la complicata convivenza nella striscia di Gaza, gli attentatori carichi di esplosivo e la promessa di una ricompensa nell'aldilà?. A quanto pare sì, e con risultati esilaranti. Jafaar, un povero pescatore palestinese, ha una vita di inferno: ogni giorno deve combattere per la sopravvivenza sua e di sua moglie, stando ben attento a non violare le rigide leggi del Corano. In mare non si può pescare perchè gli israeliani non permettono di allontanarsi a più di 4km dalla costa, e neanche in casa si può stare tranquilli perchè dei militari sono appostati sul tetto e hanno bisogno del bagno ogni mezz'ora. Ma arriva l'occasione per la svolta, e non è mandata dal cielo ma dal mare: un bel maiale panciuto (essere impuro sia per i palestinesi che per i giudei) che però si rivela un'occasione di reddito extra per nostro Jafaar. Da qui comincia una serie di gag inaspettate, visto il contesto sociale drammatico e la situazione disperata dei protagonisti, che criticano con i toni della farsa ma in maniera efficace l'assurdità dei posti di blocco, l'odio razziale, la religione con le sue astruse imposizioni, il mito dei martiri che muoiono per la patria fino a diventare più famosi dei giocatori di calcio. E chissà che qualcuno là fuori non prenda la palla al balzo e inventi un nuovo farmaco rinvigorente a base di sperma di maiale (yum!). La regia e la sceneggiatura sono ben studiate e gli attori, specialmente quello principale, non portranno non strapparvi un sorriso. Anche se non seguite i telegiornali e gli approfondimenti di politica internazionale, avrete a cuore i destini dei nostri sfortunati eroi e tiferete per Jafaar quando decide di scappare invece di spararsi un colpo in testa perchè qualcuno l'ha deciso per lui. Il viaggio finale verso una terra promessa è solo immaginato, e solo in un sogno ci si potrà ritrovare tutti insieme, nemici ma fratelli, ad applaudire dei breakdancers di fazioni opposte mutilati dalle mine. Peccato però che certe cose succedano solo nei film.
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flyanto
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venerdì 27 giugno 2014
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la guerra arabo/israeliana raccontata in una singo
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m in cui si racconta di un umile pescatore palestinese che dopo una notte di tempesta pesca un maialino vietnamita caduto probabilmente da un cargo. Essendo contro la sua religione avere qualsiasi tipo di contatto con un maiale, in quanto ritenuto impuro, egli cerca di disfarsene in vari modi: tentando prima di ributtarlo in mare e poi di venderlo ad un impiegato dell'Europa dell'Est dell'ufficio delle Nazioni Unite. Ma poichè tutte queste operazioni non hanno sortito alcun esito positivo, il pescatore arriva, dopo molte vicissitudini, a contrattare la vendita dello sperma del maialino con una colona di origine russa di un kibbutz vicino, la quale ha bisogno di fare riprodurre i propri maiali in quanto non possiede più alcun animale maschio.
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m in cui si racconta di un umile pescatore palestinese che dopo una notte di tempesta pesca un maialino vietnamita caduto probabilmente da un cargo. Essendo contro la sua religione avere qualsiasi tipo di contatto con un maiale, in quanto ritenuto impuro, egli cerca di disfarsene in vari modi: tentando prima di ributtarlo in mare e poi di venderlo ad un impiegato dell'Europa dell'Est dell'ufficio delle Nazioni Unite. Ma poichè tutte queste operazioni non hanno sortito alcun esito positivo, il pescatore arriva, dopo molte vicissitudini, a contrattare la vendita dello sperma del maialino con una colona di origine russa di un kibbutz vicino, la quale ha bisogno di fare riprodurre i propri maiali in quanto non possiede più alcun animale maschio. Ma l'impresa non si verificherà facile e soprattutto dovrà essere svolta in gran segreto in quanto pure gli ebrei ritengono il maiale una bestia impura e dunque altamente sacrilego un qualsiasi contatto con loro. Da qui ne conseguiranno numerose avventure e disavventure per il povero pescatore e sua moglie.
Questa pellicola, dietro una storia molto divertente e sicuramente poco probabile realisticamente parlando, in realtà denuncia con sottile e raffinata ironia la purtroppo molto amara e cruda realtà in cui vivono le popolazioni arabe ed israeliane in continuo stato di guerra tra loro. Pertanto, dietro le traversie e le avventure del pescatore protagonista, lo spettatore non può non notare come le popolazioni palestinesi debbano vivere a stretto contatto e con in pratica i soldati israeliani in casa, avendo così limitata la propria libertà di vivere ed agire. Posti di blocco presidiati da soldati armati di mitra, muri di cinta e fili spinati che interrompono e deturpano la bellezza del paesaggio e purtroppo costituiscono la realtà drammatica di due popolazioni che lottano per il possesso del proprio territorio al di là delle personali motivazioni e convinzioni. Emblematica a questo proposito è la scena del soldato che presiede la casa del pescatore che ogni pomeriggio si ferma a guardare nel misero salotto insieme alla consorte del pescatore la preferita telenovela alla TV, commentandola e dimostrando un comun sentire. E pure la scena finale, delle piroette che svariati individui di nazionalità diversa, ma brutalmente mutilati a causa di questa assurda guerra, si divertono e condividono la propria passione per la danza in maniera del tutto fraterna.
Insomma, Film in cui si racconta di un umile pescatore arabo che dopo una notte di tempesta pesca un maialino caduto probabilmente da un cargo. Essendo contro la sua religione avere qualsiasi tipo di contatto con un maiale, egli cerca di disfarsene in vari modi: tentando prima di ributtarlo in mare e poi di venderlo ad un impiegato dell'Europa dell'Est dell'ufficio delle Nazioni Unite. Ma poichè tutte queste operazioni non hanno sortito alcun esito positivo, il pescatore arriva, dopo molte vicissitudini, a contrattare la vendita dello sperma del maialino con una residente di origine russa di un kibbutz vicino che ha bisogno di fare riprodurre i propri maiali in quanto non possiede più alcun maschio. Ma l'impresa non si verificherà facile e soprattutto deve essere svolta in gran segreto in quanto nemmeno gli ebrei devono avere un qualche contatto con un maiale. Da qui ne conseguiranno numerose avventure e disavventure per il povero pescatore e la moglie.
Questa pellicola, dietro una storia divertente e sicuramente poco probabile realisticamente parlando, in realtà denuncia con sottile e raffinata ironia la purtroppo molto amara e cruda realtà in cui vivono le popolazioni arabe ed israeliane in continuo stato di guerra tra loro. Pertanto dietro le traversie e le avventure del pescatore protagonista, lo spettatore non può non notare come le popolazioni arabe debbano vivere a stretto contatto e con in pratica i soldati israeliani in casa, avendo così limitata la propria libertà di vivere ed agire. Posti di blocco presidiati da soldati armati di mitra, muri di cinta e fili spinati che interrompono e deturpano la bellezza del paesaggio circostante purtroppo costituiscono la realtà drammatica di due popolazioni che lottano per il possesso del proprio territorio al di là delle personali reali motivazioni e convinzioni. Emblematica a questo proposito è la scena del soldato che presiede la casa del protagonista che ogni pomeriggio si ferma a guardare nel misero salotto insieme alla consorte del pescatore la preferita telenovela alla TV, commentandola e dimostrando così un comun sentire. E pure la scena finale, delle piroette che svariati individui di nazionalità diversa, ma brutalmente mutilati a causa di questa assurda guerra, fanno divertendosi e condividendo la propria passione per la danza in maniera in pratica del tutto fraterna.
Insomma, un film altamente di denuncia che però è anche molto ben girato e che evidenzia in maniera eclatante la sensibilità, la fantasia ed il talento del suo regista Sylvain Estibal. Se si considera per di più che questo questo abbastanza giovane regista è alla sua prima esperienza cinematografica, che comunemente svolge l'attività di giornalista e che è di origine uruguayana e non araba o palestinese, direi che ha prodotto un' opera altamente pregevole ed originale che sarebbe un vero peccato perdere.
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rampante
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venerdì 23 gennaio 2015
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un pescatore
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Una commedia franco-belga
Un innocuo pescatore palestinese Jafaar rischia la prigione per debiti
ha i casa due sentinelle dell'esercito occupante e pesca solo ciabatte
Un giorno nella sua rete il poveraccio trova un maiale
Israeliani e palestinesi odiano il maiale ed il pescatore considera questo incredulo bottino marittimo una sventura
Sarà una magnifica sorpresa apprendere la miniera d'oro che questo maiale può rappresentare per il suo paese
il più politicamente instabile del pianeta.
divertente, un piccolo capolavoro di umorismo
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