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sabato 27 maggio 2023
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meglio vedere (tutto) il film prima di scriverci un articolo
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L'autrice dell'articolo fa grande sfoggio di stilemi della critica cinematografica e poi cade sulla trama. E' chiaro che o non ha proprio visto il film o si è distratta, a un certo punto: la moglie sopravvive all'incidente (non esattamente un dettaglio), grazie alle cure del marito. Ripresasi, quando vedrà lo scempio che il fuoco ha perpetrato su di lei si suiciderà sotto gli occhi della figlioletta, che ne rimarrà traumatizzata. Leslie Reggio
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fabri
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lunedì 5 luglio 2021
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colpo di scena notevole
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Ben fatto, soprattutto alla luce del colpo di scena a metà film, che fa rivedere in una chiave del tutto diversa quanto sino a quel momento successo.
Ovviamente, ci sono delle incursioni alla Almodovar, con personaggi ai limiti del grottesco.
Lo consiglio.
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dalidax78
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lunedì 4 gennaio 2021
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un film...non per tutti...
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Almodovar ci ha abituato negli anni ad eccessi compiacimenti gusti chic...il suo è un cinema di sangue e carne anche se con un'eleganza formale che lo contraddistingue. La pelle che abito mantiene il suo stile ma allo stesso tempo gioca con lo spettatore mischiando le passioni (insane?) del regista con la coerenza cinematografica. Sa come muovere le tele del racconto da grande professionista senza perdere di vista i personaggi che descrive abilmente. Il suo cinema non è per tutti, questo si sa, e La Pelle che abito, un thriller drammatico sentimentale lo definirei io piuttosto che fantahorror..,lo conferma appieno evitando le strade più facili nel racconto e prendendosi più di un rischio nella descrizione di un mondo morboso ma bisognoso d'affetto.
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Almodovar ci ha abituato negli anni ad eccessi compiacimenti gusti chic...il suo è un cinema di sangue e carne anche se con un'eleganza formale che lo contraddistingue. La pelle che abito mantiene il suo stile ma allo stesso tempo gioca con lo spettatore mischiando le passioni (insane?) del regista con la coerenza cinematografica. Sa come muovere le tele del racconto da grande professionista senza perdere di vista i personaggi che descrive abilmente. Il suo cinema non è per tutti, questo si sa, e La Pelle che abito, un thriller drammatico sentimentale lo definirei io piuttosto che fantahorror..,lo conferma appieno evitando le strade più facili nel racconto e prendendosi più di un rischio nella descrizione di un mondo morboso ma bisognoso d'affetto...freddo ma imprevedibile. Un cinema di qualità nonostante qualche passaggio noioso e statico e un Banderas ambiguo per tutta la durata del film....che non è necessariamente un difetto...
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psicosara
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martedì 28 aprile 2020
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la pelle in cui viviamo
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Dirige l'orchestra il Maestro Pedro Almodòvar!
E' proprio il caso di dirlo. Almodòvar legge il romanzo Tarantola (Mygale) di Thierry Jonquet e sente molte affinità con il suo genere, l'Almodrama.
Chiama Antonio Banderas, Elena Anaya e l'immancabile Marisa Paredes. E dirige così "𝗟𝗮 𝗽𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗯𝗶𝘁𝗼", un Almo-thriller surreale con tematiche che si sovrappongono, come strati della pelle.
L’estetica regna nel film, tornano gli specchi e i personaggi osservati attraverso schermi, come avveniva già ne “𝗚𝗹𝗶 𝗮𝗯𝗯𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶 𝘀𝗽𝗲𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶” del 2009.
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Dirige l'orchestra il Maestro Pedro Almodòvar!
E' proprio il caso di dirlo. Almodòvar legge il romanzo Tarantola (Mygale) di Thierry Jonquet e sente molte affinità con il suo genere, l'Almodrama.
Chiama Antonio Banderas, Elena Anaya e l'immancabile Marisa Paredes. E dirige così "𝗟𝗮 𝗽𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗯𝗶𝘁𝗼", un Almo-thriller surreale con tematiche che si sovrappongono, come strati della pelle.
L’estetica regna nel film, tornano gli specchi e i personaggi osservati attraverso schermi, come avveniva già ne “𝗚𝗹𝗶 𝗮𝗯𝗯𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶 𝘀𝗽𝗲𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶” del 2009.
Il tema del film è l’invulnerabilità dell’anima. L’identità personale che resta salda anche di fronte al cambiamento più radicale di pelle e seconda pelle. La trama è complessa e ti tiene incollato allo schermo con argomenti variegati quali: abuso di potere e transgenesi, istinto di sopravvivenza e prigionia. Sempre presenti le tematiche più care al regista spagnolo come la disamina di rapporti umani feroci, gli amori folli, le ossessioni psicopatiche, e soprattutto l’identità di genere.
Robert Ledgar è un chirurgo plastico accecato dalla rabbia e dalla sofferenza per la perdita della propria famiglia. In cerca di vendetta, rapisce lo stupratore della figlia e in sei anni di prigionia, lo trasforma in una donna, Vera Cruz, che ha le sembianze di sua moglie Gal, morta diversi anni prima.
E proprio quando ti sembra di assistere a una Sindrome di Stoccolma da manuale, emerge l’identità personale di Vicente, al di là di ogni estetica. E Vera uccide il suo aggressore.
Anche se per “La pelle che abito” Almodovar si è liberamente ispirato ad un romanzo, il suo stile è inconfondibile: è lo stile di un regista in cui tragico e comico si intrecciano, uno stile tanto particolare da esser stato ribattezzato ai tempi del bellissimo “Tutto su mia madre” come 𝑨𝒍𝒎𝒐𝒅𝒓𝒂𝒎𝒂. Inconfondibili i suoi salti di registri, gli intrecci temporali tra passato e presente, la scelta dei personaggi, tutti alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Come lo stesso regista ha dichiarato, nella direzione del film è stato affiancato da 𝗝𝗼𝘀𝗲́ 𝗟𝘂𝗶𝘀 𝗔𝗹𝗰𝗮𝗶𝗻𝗲 - direttore della fotografia - e dal musicista 𝗔𝗹𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗜𝗴𝗹𝗲𝘀𝗶𝗮𝘀.
A film concluso sorrido, amaramente e penso: beh, si, in fondo la fine più giusta era questa. A film concluso mi dico che per i fan di Pedro, 'La pelle che abito' è un film imperdibile.
E chi se ne frega di come si divideranno i giudizi della critica! Perché si divideranno... Oh si!!!
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brata
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lunedì 9 dicembre 2019
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delusione
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A suo tempo, ho letto il libro solo perchè ho scoperto che Almodovar aveva acquistato i diritti, non potevo immaginare di dover scrivere una recensione così negativa, dove i momenti più drammatici evidenziati benissimo nel libro, qui sono ridotti ad una barzelletta. Ce delusione!!!
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maxzar
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martedì 30 gennaio 2018
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cinama puro
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Cinema Puro. Hai ragione Never_fear, questo è Cinema puro, con diversi e compiaciuti ammiccamenti al passato. Come se dicesse che per ipotesi si possa creare una pelle high tech, vediamo quali scenari si potrebbero creare. E la fantasia del regista nonchè la storia cinematografica genera e sviluppa temi e sottotemi con la complicità degli attori che si sono immersi nel loro personaggio.
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giankyrio
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venerdì 26 gennaio 2018
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una noia mortale...
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Pessima trama, pessima sceneggiatura. La oglie del dottore che se la fa col figlio della governante, un buzurro idiota.... e scappano insieme ma lei muore carbonizzata, mentre il buzurro si ripresenta vestito da tigre dopo anni.... La figlia del dottore che viene violentata.... La governante che è la madre del buzurro e del dottore.... MA DAIIII! Non vado oltre. Scene patetiche... ho sbadigliato per tutto il tempo.
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francesco2
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venerdì 4 marzo 2016
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pedro, regista in (ri?) creazione?
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Ancora il cinema nel cinema, come e quello degli "Abbracci spezzati". Dove, almeno, l'omaggio alla settima arte poteva apparire più convincente, senza corpi e corposi esseri impegnati (?) a contemplare le azioni altrui in un ambiente claustrofobico. Un'altra ricostruzione di corpi in agonia, già intravista in "Parla con lei", esempio molto più profondo di agonia (forse) delle coscienze. Il finale era discutibile, ma si discerneva senza spocchia, e con ben altra profondità, su temi come l'amore, il rapporto tra uomo e donna, il passato visto come eterno presente, Ed anche li, guarda caso, i primi esempi di cinema nel cinema.
Ogni artista cita sempre sé stesso? Sarà anche cosi, ma qui non mancano neanche echi del melo raffreddato che è "La mala educacion", senza scomodare l'amore sadico del simpatico "legami", che ormai risale ad un quarto di secolo fa.
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Ancora il cinema nel cinema, come e quello degli "Abbracci spezzati". Dove, almeno, l'omaggio alla settima arte poteva apparire più convincente, senza corpi e corposi esseri impegnati (?) a contemplare le azioni altrui in un ambiente claustrofobico. Un'altra ricostruzione di corpi in agonia, già intravista in "Parla con lei", esempio molto più profondo di agonia (forse) delle coscienze. Il finale era discutibile, ma si discerneva senza spocchia, e con ben altra profondità, su temi come l'amore, il rapporto tra uomo e donna, il passato visto come eterno presente, Ed anche li, guarda caso, i primi esempi di cinema nel cinema.
Ogni artista cita sempre sé stesso? Sarà anche cosi, ma qui non mancano neanche echi del melo raffreddato che è "La mala educacion", senza scomodare l'amore sadico del simpatico "legami", che ormai risale ad un quarto di secolo fa. Di sostanza, tuttavia, cosa rimane, nonostante quel cocktail di sentimenti - spiritualità, amore carnale, vendetta- a cui siamo ormai abituati in trent'anni di Almodovar? Mi è parso che persino figure come quelle interpretate dalla Paredes, o quel suo figlio vestito da extraterrestre, appaiono datate. Non ho visto "Gli amanti passeggeri", ma non sarà che è proprio un regista in (ri)creazione, in tutti i sensi?
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giaric321
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domenica 7 giugno 2015
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un gioiello perverso
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SINCERAMENTE ALMODOVAR MI è SEMPRE PIACIUTO IL SUO STILE E I SUOI FILM HANNO UN QUALCOSA CHE LO DISTINGUE DAGLI ALTRI QUESTO SUO FILM è DAVVERO UN FIòLM PARTICOLARE FORSE IL PIU' PARTICOLARE DI PEDRO ALMODOVAR E DI SICURO PERVERSO UN FILM CHE ESPLORA UN ABUSO CON UN COLPO DI SCENA
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valerio1951
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mercoledì 30 luglio 2014
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originale e avvincente
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Un film molto bello. Almodovar è un genio, non poteva trovare una trama più affascinante e intricata.
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