Asciutto ed essenziale, cronenberg fa di nuovo centro, dopo history of violence e il bellissimo la promessa dell'assassino. L'analisi da entomologo sulla fatica di vivere, di cosa significhi essere vivi, oltre che sui consueti temi del doppio, della sofferenza necessaria, della morte quale cornice ineludubile e centro stesso del più profondo piacere, si concentra stavolta più del solito sul tema del Potere. Le relazioni umane quali teatro di un gioco continuo di potere: "non ti racconto il mio sogno altrimenti perderei la mia autorità" dice freud a jung in navigazione verso l'america. Sta qui il cuore del film, e nella bellissima descrizione del triangolo tra i due terapeuti e la paziente/terapeuta, in cui ciascuno usa se stesso e l'altro per acquisire o mantenere potere, a discapito della vita stessa ("deve essere molto dolce morire" dice un freud per un'unica volta disarmato tra le braccia dell'amato, e quindi in altre circostanze attaccato, jung), in cui forse occorre, nelle ultime parole di jung, fare a volte qualcosa di imperdonabile (e quindi fuori dalla regola di chi vince e di chi perde), per rimanere vivi. Grandissimo film.
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