Vento di primavera

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Un film di Rose Bosch. Con Jean Reno, Mélanie Laurent, Gad Elmaleh, Raphaëlle Agogué, Hugo Leverdez.
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Titolo originale La Rafle. Drammatico, durata 115 min. - Francia, Germania, Ungheria 2010. - Videa uscita giovedì 27 gennaio 2011. MYMONETRO Vento di primavera * * * - - valutazione media: 3,31 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

resteremo solo noi Valutazione 4 stelle su cinque

di angelo umana


Feedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana
giovedì 3 febbraio 2011

Nei filmati d’epoca all’inizio del film è ritratto Hitler che passeggia per Parigi coi suoi gerarchi: la città è deserta come il cuore di quegli uomini che credono di possedere il mondo. E’ un deserto dell’anima, anime così povere che sono nullità davanti alla bellezza e alla grandeur della città. Venditti in una sua canzone cantava di Attila, uomo di poca fantasia, che scambiò Roma per una stella, così Hitler sembra troppo ignorante per una città così bella. Impressionano in questi filmati i vinti, gli ufficiali della Francia occupata, che ossequiano col saluto militare i nuovi padroni dall’anima incolta. Le “anime povere” stanno decidendo che almeno 25000 ebrei devono essere deportati, bambini compresi, e c’è la gara agghiacciante a produrre quante più retate possibili. La Rafle vuol dire infatti La Retata, inappropriato che in italiano il film si chiami Vento di Primavera, una primavera di sentimenti non è presente in quasi alcun fotogramma. E’ un film molto amaro, splendidamente diretto da Rose Bosch e fedelmente interpretato da Jean Reno, il medico che cerca di salvare le vite dei deportati nel Velodromo d’Inverno dove essi vengono raccolti, da Mélanie Laurent, l’infermiera Annette e dai bambini che recitano sé stessi. Alla loro età non poterono comprendere come degli adulti fossero così ostili verso altri esseri umani, contraddistinti dalla stella di Davide sul petto. Alcune frasi pronunciate da mediocri nativi francesi sono presagio della tragedia che seguì e che tuttora ricompare nel mondo moderno, sotto forma di intolleranza: “Nessuno potrà più confonderli” e “Ora non si danno più tante arie, resteremo solo noi”. Il film è un racconto su piani diversi. Da una parte c’è la vita serena delle famiglie ebree che sarà presto sconvolta, dall’altra vi sono dei quadretti idilliaci dal ritiro campestre di Hitler con Eva Braun, Himmler e bambini “protetti”, che si baloccano tra cocktails, fotografie col capo e pane e latte da dare ai cerbiatti. La regista sa raffigurare la stupidità del genere umano, ne è esempio un Hitler esausto, trasfigurato dopo un delirante discorso alla radio e il suo discorso sulla cenere che, una volta bruciate quelle persone di razza “inferiore”, renderà irrilevanti le differenze di sesso ed età dei morti. Su carrozze di treni merci che recano la scritta “Hommes 40 Chevaux 8” partono in più riprese per la Polonia queste bellissime persone, i bambini sono increduli e incapaci di piangere. A nulla valgono le parole del medico ebreo, “Verrà un giorno in cui dovranno spiegare e pagare per questo”, o dell’infermiera francese quando apprende che vanno ad essere gasati, “Non può essere!”. Dei 13000 che effettivamente furono deportati solo pochi adulti e bambini tornarono. Uno sprazzo di primavera può essere visto nella parte finale, quando qualche sopravvissuto ritrova un congiunto e tutti gli altri applaudono o quando il bimbo senza più parole, Nonon-Noé, ritrova la sua infermiera Annette, non sembra riconoscerla ma se ne lascia abbracciare, vuoto di sé dopo tutto questo male. Non saranno mai abbastanza i buoni film sui crimini contro l’umanità della seconda guerra. Questo della Francia di Vichy è un episodio non piccolo e spaventoso, ma ci ricorderemo “che questo è stato”.

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angelo umana sabato 26 febbraio 2011
i bambini di fronte alla cattiveria
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non solo i bambini non possono concepire l'ostilità di uomini verso altri uomini ma ancor più verso sé stessi, la cattiveria non esiste a quell'età, uno schiaffo o un urlo li lasciano basiti ... i bambini: la versione gentile di noi stessi.

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angelo umana mercoledì 25 aprile 2012
il berghof
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dal Fatto Quotidiano, Giovanna Gabrielli: "Nel giorno della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, il Berghof, la sontuosa villa alpina di Hitler tra le montagne bavaresi dell'Obersalzburg, veniva rasa al suolo da 300 bombardieri inglesi della RAF ... Berghof e le vicine residenze estive dell'élite nazista saranno definitavamente domolite nel 1952".Tutte le grandeur hanno fini ingloriose.

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