Unthinkable |
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Un film di Gregor Jordan.
Con Michael Sheen, Samuel L. Jackson, Carrie-Anne Moss, Stephen Root, Gil Bellows.
continua»
Titolo originale Unthinkable.
Drammatico,
durata 97 min.
- USA 2010.
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Ubi maior...di RescartFeedback: 8315 | altri commenti e recensioni di Rescart |
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domenica 16 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Minor cessat, recita il proverbio latino. In questo caso il “maior” è rappresentato dalla minaccia di una imminente deflagrazione nucleare, il “minor” dalla necessità di far ricorso alla tortura per convincere un terrorista ha rivelare dove a posto gli ordigni letali. Ma questa volta si tratta di un terrorista particolare, non il solito kamikaze all’acqua di rose, bensì un osso duro disposto a sopportare qualunque sofferenza pur di ottenere il suo risultato: una dichiarazione pubblica nella quale il Presidente degli Stati Uniti d’America s’impegna a togliere qualunque sostegno ai regimi dittatoriali che ancora sussistono in alcuni Paesi islamici (abbiamo tutti scoperto recentemente che la Tunisia era uno di quelli) e a ritirarsi dai territori che ancora tiene occupati nei Paesi islamici. Non si tratta in fondo di richieste inaccettabili, anche perché il terrorista concede che il ritiro avvenga all’interno di un percorso calendarizzato, ma la questione è più di principio; non ci si può far dettare l’agenda politica da un terrorista, troppo grande il rischio che prima o poi trapelasse l’origine vera di tale decisione: un ricatto. Se poi si venisse anche a sapere che per “estorcere” quel ricatto si è dovuto ricorrere anche alla tortura, sai che bella pubblicità per la superpotenza sopravvissuta all’eclissi della guerra fredda! Non sia mai! E allora avanti con i metodi brutali, perché l’obiezione di Cesare Beccaria in questo caso non è più valida, non si tratta di estorcere una confessione bensì di sapere la verità. Che però in questo caso, ebbene sì, come poche altre volte nella storia di Hollywood, ha a che fare con la matematica, ma non nel senso di film come “Beautiful mind” o “The proof”. Per fortuna però si tratta solo della storia di Hollywood, non della storia vera, perché nella storia vera grazie a Dio abbiamo un Presidente degli Stati Uniti che assomiglia a Samuel L. Jackson solo per il colore della pelle.
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