The Killer Inside Me |
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Un film di Michael Winterbottom.
Con Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica Alba, Ned Beatty, Elias Koteas.
continua»
Thriller,
durata 109 min.
- USA, Svezia, Gran Bretagna, Canada 2010.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 26 novembre 2010.
MYMONETRO
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Omaggio alla narrativa pulp
di Benedetta MatteiFeedback: 209 | altri commenti e recensioni di Benedetta Mattei |
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venerdì 17 dicembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una storia basata su corpi discinti, violenze brutali e sangue in un Texas bigotto dove un giovane vicesceriffo reagisce alla noia dell'etichetta immergendosi nel brivido della violenza. Anni '50, Central City. A Lou Ford (Casey Affleck) il compito di far visita a Joyce Lakeland (Jessica Alba), giovane prostituta che si è stabilita nella periferia della città, per decidere come allontanarla. La tensione cresce velocemente: Lou trova una pistola, Joyce esibisce il porto d'armi, lui le chiede di lasciare la città, lei reagisce aggredendolo prima verbalmente, poi con degli schiaffi. In Lou, dopo quindici anni, riemerge un funesto desiderio di ferocia brutale ed irrefrenabile. La trasposizione cinematografica di Michael Winterbottom è puntuale e ripropone fedelmente i dialoghi e le scelte narrative del romanzo di Jim Thompson (L'assassino che è in me, 1952). Anche nel film l'esposizione è affidata al personaggio principale, ma, nonostante questo stratagemma, sembra impossibile entrare veramente nella mente del nostro giovane ed affabile vicesceriffo- gentiluomo. Lou non esita mai nel folle e razionale dialogo con se stesso, ed anche nelle situazioni di maggior tensione la sua voce pare fredda ed analitica. Consapevole di questa forza oscura, che egli stesso chiama “la malattia”, continua a seguire il proprio istinto senza pentimenti. L'anima di Lou Ford non è tormentata, non cerca strade per la redenzione, né tantomeno si presta ad analisi; ed anche l'emergere di un passato violento e traumatico non sembra aver lo scopo di creare una certa commozione o empatia, quanto quello di riempire il racconto con flashback e seminare curiosità sul vissuto del personaggio. Si potrebbe dedurre che l'intento del regista non sia quello d'indagare nella psiche depravata del protagonista, né in quella dei personaggi femminili che, tracciati superficialmente, risultano praticamente incomprensibili. Niente tinte oscure tipiche del noir, ma musiche country e colori saturi sembrano rifarsi direttamente, insieme ai titoli di testa fumettistici, alle copertine squillanti e alle pagine stracce dei romanzi pulp. Il regista non cerca di giustificare le nudità e le perversioni rappresentate costruendo il fantoccio di un'analisi psicologica, ma lascia scoperta la violenza caratteristica di questo genere creando un vero e proprio omaggio ad una narrativa popolare che ha saputo interpretare i gusti di giovani e curiosi lettori offrendo loro grandi emozioni per pochi centesimi.
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