Passione |
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Un film di John Turturro.
Con Mina, Spakka-Neapolis 55, Avion Travel, Pietra Montecorvino, Massimo Ranieri.
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Documentario musicale,
durata 90 min.
- Italia, USA 2010.
- Cinecittà Luce
uscita venerdì 22 ottobre 2010.
MYMONETRO
Passione
valutazione media:
3,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Turturro a Napoli tra assenze e candore
di Gino Castaldo La Repubblica
Di passione si ferisce e ci si ferisce. John Turturro presenta la sua Napoli come un innamorato felice. «Seguitemi» dice sornione davanti alla cinepresa e con la mano invita il pubblico a seguirlo nel suo viaggio di scoperta. Ma quello che scopre non è sempre il meglio. Il tributo è amoroso, s' intende, e sarebbe sbagliato pretendere accuratezza e completezza storica. Passi dunque che nel film tributo alla musica napoletana manchino Pino Daniele, Edoardo Bennato, Peppino Di Capri, Roberto De Simone, Nino D' Angelo, o anche oriundi adottati come Renzo Arbore, tanto per citare le assenze più vistose, e se per questo manca anche la più piccola traccia, ovviamente di repertorio, di un gigante come Roberto Murolo. Passi che, incomprensibilmente, si affidi a James Senese la title track, ovvero la classica, bellissima, Passione, a lui che non è mai stato un interprete e che se ha fatto cose buone, le ha fatte in tutt' altra direzione. Passi tutto, ma indubbiamente alcune pregevolissime scene, come il duetto tra gli Avion Travel e la portoghese Misia su Era de maggio, o la versione "sceneggiata" di Malafemmena con Massimo Ranieri e Lina Sastri, piuttosto che la divertente Caravan Petrol rifatta alla Solfatara di Pozzuoli da Fiorello e dallo stesso Turturro, o ancora le teatrali spiegazioni di Beppe Barra, o il primitivo studio musicale su San Gennaro di Enzo Avitable e dei suoi Bottari, si alternano a scene a dir poco discutibili. Vedi il gruppetto di pseudoveline che balla in stile Shakira in un vecchio cortile napoletano mentre Pietra Montecorvino (che nel film canta ben tre pezzi, come se fosse la maggior interprete in circolazione) riduce in pezzi Comme facette mammeta. Se voleva essere una cartolina a uso e consumo del pubblico straniero, si potevano trovare cartoline migliori, e anche più spendibili. A convincere di più in fondo è proprio il candore di Turturro che si aggira tra melodie e luoghi della città come Alice nel paese delle meraviglie canore. La sua fede è genuina e a tratti centra il bersaglio come nel lungo pezzo che alterna le parole di Raffaele Cutolo («Io sono pazzo, ma pazzo intelligente, non pazzo scemo») alla ottima rivisitazione di Don Raffaé ad opera di Peppe Barra, anche questa "sceneggiata" tra boss e carcerieri, ricordando appunto la tradizione della Sceneggiata, inventata perché i cantanti potessero passare per attori e quindi pagare meno tasse. In fondo quello che rimane è un forte senso di occasione perduta. Belle ed emozionanti scene, come quella di Raiz che canta Nun te scurda' tra i vicoli del centro, si alternano a episodi evitabilissimi, tipo Misia che replica la sua presenza nel film con una retorica versione di Indifferentemente, che invece andrebbe più saggiamente cantata con un sussurro, episodi che abbassano il tono di quello che poteva a buon diritto essere (e forse nelle intenzioni voleva essere) il nuovo Carosello napoletano (in memoria del film di Ettore Giannini del 1954).
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