Oltre le regole - The Messenger |
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Un film di Oren Moverman.
Con Ben Foster, Woody Harrelson, Samantha Morton, Jena Malone, Steve Buscemi.
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Titolo originale The Messenger.
Drammatico,
durata 105 min.
- USA 2009.
- Lucky Red
uscita venerdì 16 aprile 2010.
MYMONETRO
Oltre le regole - The Messenger
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tenere le distanze? In guerra non è facile
di Paolo D'Agostini La Repubblica
A proposito di Oltre le regole-The messenger torna utile la divisione di comodo tra film interessante, o anche importante, e film propriamente riuscito e bello. Una certa distanza tra la forza del soggetto e l' insieme del risultato inibisce l' accesso ai pieni voti. Ecco di che si tratta. Il giovane sergente William Montgomery (Ben Foster) si è distinto per atti eroici in Iraq ma - sembra quasi una punizione - si vede assegnare per i tre mesi che gli mancano al congedo uno spiacevole servizio. Andare a bussare alla porta dei familiari dei caduti per notificare il decesso del loro figlio o marito. Dovrà svolgere il compito in compagnia e agli ordini del capitano Tony Stone (Woody Harrelson). All' apparenza il classico militare tutto d' un pezzo, ma si rivelerà invece fragile vittima del deserto umano che la sua scelta di vita gli ha creato intorno. Le missioni, inoltre, vanno compiute con la massima rapidità, tanto che il sergente verrà provvisto di cercapersone al cui richiamo dovrà accorrere a qualsiasi ora del giorno e della notte: per precedere meno discrete fonti di informazione. Infine va rispettata una precisa procedura. Che, nel tener conto di ogni possibile reazione, deve soprattutto sempre osservare un principio: mantenere le distanze. È proprio ciò che William non riuscirà a fare con la giovanissima vedova (Samantha Morton) la quale, distinguendosi dall' esternazione più o meno aggressiva del dolore che quasi sempre i due si trovano a fronteggiare, accoglie la notizia con la massima compostezza. Con lei William allaccia una timida, tenera e ambigua relazione, ovviamente soggetta ad ogni malevola interpretazione. Su di lui che approfitta di una condizione di debolezza, su di lei pronta a dimenticare e a sostituire troppo in fretta il marito. Ma non è così. Tutto è invece molto delicato, è tutto più complesso, più tormentatoe sofferto di come sembra. Ma è un film discontinuo. Alterna picchi di intensità e stereotipi. Momenti di commozione vera: il cedimento del presunto duro, il capitano; soprattutto la reazione violenta e disperata seguita poi dalle scuse, strazianti nella loro dignità desolata, di un padre magnificamente interpretato da Steve Buscemi. Malgrado la piccolezza della parte è da Oscar al miglior "non protagonista". Ma anche luoghi comuni che erodono la compattezza di un film meritevole. Vale per l' inizio sul triste incontro del sergente con la fidanzata che gli annuncia l' imminente matrimonio con un altro. E poi per l' imbarazzante incursione al matrimonio da parte del sergente in compagnia del capitano, ubriachi e reduci da una squallida evasione in compagnia di due sconosciute. Vale per il calco del cliché scorsesiano sul reduce fuori di testa, misantropo, ossessivo nel curare la forma fisica. E un po' vale anche per il cuore della storia: l' esitante, allusiva relazione con la vedova. La cui rappresentazione, dopo aver molto promesso, se la cava con una sospensione sui possibili (o impossibili) sviluppi un po' della serie «non sapevo come farlo finire».
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