zulu51
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mercoledì 24 novembre 2010
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una bella sorpresa
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Una bella sorpresa, questo film di due registi, una italiana Tizza Covi ed uno austriaco Rainer Frimmel.
La storia è semplice, una donna cinquantenne Patrizia, dalla improbabile chioma rossa, di un accampamento di artisti circensi che vivono alla periferia di Roma, nel quartiere di S. Basilio, trova ai giardini una bambina di due anni abbandonata, sopra un'altalena, la raccoglie e porta con sè nel suo carrozzone e qui le trova nelle tasce un biglietto scritto dalla madre, che dice che tornerà presto a riprenderla.
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Una bella sorpresa, questo film di due registi, una italiana Tizza Covi ed uno austriaco Rainer Frimmel.
La storia è semplice, una donna cinquantenne Patrizia, dalla improbabile chioma rossa, di un accampamento di artisti circensi che vivono alla periferia di Roma, nel quartiere di S. Basilio, trova ai giardini una bambina di due anni abbandonata, sopra un'altalena, la raccoglie e porta con sè nel suo carrozzone e qui le trova nelle tasce un biglietto scritto dalla madre, che dice che tornerà presto a riprenderla.
Con l'aiuto di un ragazzino tredicenne Tairo, orfano che vive con la nonna, la donna tiene la bambina, "la Pivellina", come la chiamano tutti.
Il marito della donna vorrebbe andare alla polizia, perchè sente il pericolo e capisce che, scoperti sarebbero accusati di rapimento, ma anche lui finisce con l'affezzionarsi alla bambina.
Il film mette in evidenza, l'affetto e la solidarietà di questa gente, da molti guardati con sospetto, solo perchè fuori dalle convenzioni e vuole certamente sconfiggere certi luoghi comuni ed invitare lo spettatore a non fermarsi alle apparenze.
Molto significavo al riguardo, la lezione di boxe, che il marito della donna protagonista, dà al ragazzino tredicenne, gli insegna a difendersi e a colpire, ma solo se costretto a farlo e gli dice: "se il tuo avversario và a terra, niente calci, aspetti che si rialza, per continuare".
Gli attori non sono professionisti, ma veri artisti del circo e quindi molto credibili e bravi nel rappresentare la loro quotidianità.
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nalipa
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giovedì 16 giugno 2011
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un film poco visto....purtroppo!
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Una donna di mezza età, artista di strada, trova in un parco una bimba abandonata, in realtà era uscita per cerca il suo cane. La bimba ha con se un biglietto della madre sul quale si legge che che tornerà a prenderla.
Patrizia, il nome della donna, la porta nella sua roulotte e con il marito e un grupo di amici se ne prende cura.
La piccola non sembra faticare ad ambientarsi, anzi....
Gli attori, non professionisti, si comportano in modo naturale senza (sembra) seguire un copione...fanno e dicono ciò che probabilmente chiunque farebbe o direbbe.
Puro verismo ma anche lirismo.
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albsorge
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mercoledì 5 ottobre 2011
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futuro a se stante
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Trovare qualcosa che non si è mai cercato.
E' da questo spunto, solo all'apparenza banale, che il viaggio di Patti, artista che non comprende se stessa, ha inizio.
Asia è piccola ma, per contrasto, appare molto meno vulnerabile di Patti e di tutto il mondo che viene circoscritto da poche roulotte e da molte pozzanghere; Taro, ragazzino dall'animo gentile e gitano, e Bobo, pagliaccio che deve sforzarsi di ridere, sono il microcosmo nel quale confluiscono le speranze di una bambina che, probabilmente, raccoglie una felicità nemmeno immaginata.
Il sorriso ingenuo di Asia riflette l'amarezza di una speranza destinata a morire (Patti vorrebbe la bimba accanto a sè per una vita intera ma, lei lo sa bene, questo non sarà possibile), le sue parole a tratti incompresnibili sono le stesse che gli artisti circensi, girovaghi per natura, non riescono a pronunciare.
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Trovare qualcosa che non si è mai cercato.
E' da questo spunto, solo all'apparenza banale, che il viaggio di Patti, artista che non comprende se stessa, ha inizio.
Asia è piccola ma, per contrasto, appare molto meno vulnerabile di Patti e di tutto il mondo che viene circoscritto da poche roulotte e da molte pozzanghere; Taro, ragazzino dall'animo gentile e gitano, e Bobo, pagliaccio che deve sforzarsi di ridere, sono il microcosmo nel quale confluiscono le speranze di una bambina che, probabilmente, raccoglie una felicità nemmeno immaginata.
Il sorriso ingenuo di Asia riflette l'amarezza di una speranza destinata a morire (Patti vorrebbe la bimba accanto a sè per una vita intera ma, lei lo sa bene, questo non sarà possibile), le sue parole a tratti incompresnibili sono le stesse che gli artisti circensi, girovaghi per natura, non riescono a pronunciare.
Una carrellata di vite e non una semplice descrizione di volti.
La perfieria romana, trattata dalla macchina da presa con un tatto ed una sensibilità violentemente pasoliniana, è l'embrione di un mondo (e di un futuro) a se stanti.
Ed il grande equivoco che molte, troppe volte, è andato a turbare la placidità dell'universo documentaristico, qui viene cancellato immediatamente dalla stessa Asia, incapace di capire la funzione invasiva di una telecamera che vuole seguire una vita ma che, allo stesso tempo, svela la finzione della rappresentazione.
Con la telecamera che si muove silenziosamente tra le pieghe di una metropoli quasi disabitata, lo straniamento è definito da un'illuminazione naturale (evitate accuratamente le luci morbide in grado di estetizzare ogni sequenza) che si perde nel grigio.
Ed in uno stralcio finale che si apre e si chiude in una frazione di secondo, intervallato da un semplice e fantastico omaggio al Tod Browning di 'Freaks', un ritorno ad un'esistenza piatta e fittizia racconta il vuoto incolmabile di un popolo che non può riconoscere se stesso.
E non può riconoscere un destino che qualcuno ha già scritto per lui.
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mimmo_calciano
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lunedì 31 gennaio 2011
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se questo è cinema!!!!
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Mi chiedo cosa vorrebbe comunicare questo film...... vorrebbe farci ammirare la vita dei nomadi....bastava un documentario.... mah
il film è noioso, non credibile pieno di qualunquismi... gli attori saranno di strada, l'unica che si salva è la bambina....
Sarà che questo neorealismo non è alla mia portata ma dare quattro stelle come hanno fatto gli altri è sputare in faccia alla realtà.
Mi chiedo cosa abbiano visto al festival di Pesaro.
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