Che fine hanno fatto i Morgan? |
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Un film di Marc Lawrence (II).
Con Hugh Grant, Sarah Jessica Parker, Sam Elliott, Mary Steenburgen, Elisabeth Moss.
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Titolo originale Did You Hear About the Morgans?.
Commedia,
durata 103 min.
- USA 2009.
- Sony Pictures Italia
uscita venerdì 19 febbraio 2010.
MYMONETRO
Che fine hanno fatto i Morgan?
valutazione media:
2,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La coppia Grant-Parker convince solamente a metà.di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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sabato 17 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CHE FINE HANNO FATTO I MORGAN? (USA, 2010) diretto da MARC LAWRENCE. Interpretato da HUGH GRANT, SARAH JESSICA PARKER, SAM ELLIOTT, MARY STEENBURGEN, MICHAEL KELLY, ELISABETH MOSS, WILFORD BRIMLEY, JESSE LIEBMAN
Paul e Meryl Morgan, residenti a New York, sono una coppia di successo, lui avvocato e lei agente immobiliare, il cui matrimonio va in crisi per le difficoltà a generare un figlio e per l’infedeltà galoppante del marito. Una sera, dopo tanti regali e una cena imbarazzata, Paul fa di tutto per rientrare nel letto e nelle grazie della consorte, ma all’improvviso il caso vuole che i due siano testimoni di un omicidio. Presi in custodia dall’FBI nel programma di protezione testimoni, vengono inviati, sotto falso cognome e mentite spoglie, a Ray, minuscola cittadina desertica del Wyoming, e sono ospitati nella casa campestre di una coppia di ruvidi federali. I Morgan sono costretti ad adattare il loro stile di vita, abitualmente frenetico, all’alimentazione a base di carne, alle corse in mezzo alla natura in un’aria pulita, allo spaccare la legna e al tiro al bersaglio col fucile, unici passatempi concessi. L’obbligata vita in comune, la confessione delle reciproche insicurezze e un sensato ripensamento alle proprie nozze li spingerà a darsi una scossa e a rimontare sentimentalmente in sella. È il secondo film di M. Lawrence con H. Grant, tre anni dopo il gradevole Scrivimi una canzone, ma qui il livello è decisamente mediocre e scadente, e la regia e la sceneggiatura non riescono ad alzare la media di una commediola che non fa ridere, straripante di luoghi comuni vecchi come il cucco e infarcita di gag quasi tristi che una volta su mille centrano il bersaglio. Grant se la cava senza troppo inciampare con un personaggio che, benché sia molto al di sotto delle sue capacità recitative, gli permette di sfoderare la sua faccia da bamboccione mai cresciuto e il suo umorismo agrodolce e auto commiserante, ma non convince affatto una S. J. Parker dal secco sessappiglio, troppo vicina alla Carrie di Sex and the City: ormai il personaggio della donna newyorkese in carriera con magagne sessuali e cavilli improponibili per la testa ha intrappolato la pur brava attrice in un angolo dal quale sembra non riesca più a riscattarsi. Le parti dei personaggi di contorno (un S. Elliott severo e possessivo; una M. Steenburgen ironica e sarcastica; M. Kelly nella parte dell’assassino che, dopo aver intercettato una telefonata, riesce a rintracciare i due coniugi che hanno involontariamente assistito al suo assassinio) sono costruite ad hoc ma deludono per esiguità di divertimento e per la presenza di un cantuccio espressivo troppo modesto e per di più rimpicciolito da un copione che non sfrutta le occasioni di una situazione alquanto ben fruibile e spreca le opportunità di rallegrare gli spettatori con una comicità greve e battute di infimo livello. Insomma, questo film cerca in tutti i modi di farsi valere come strumento spassoso e veicolo trasportante scene che sappiano divertire, ma rimane schiacciato da un regista più disattento del solito, attori demotivati e buttati via con troppa facilità e una storia che poteva risultare come una sequenza di episodi dal godimento saporoso e stuzzicante. In una particina, compare anche E. Moss, la Peggy Olson della serie Mad Men. Negli USA è riuscito ad incassare 85 milioni di dollari, con una settimana d’apertura in cui ne ha guadagnati 6.
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