filippo catani
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martedì 10 gennaio 2017
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un gruppo in frantumi
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Una comitiva di amici iraniani decide di passare qualche giorno di vacanza al mare con l'obbiettivo di fare conoscere una giovane ragazza a un componente del gruppo che ha appena divorziato. Un incidente sconvolgerà i piani di tutti.
Ottima pellicola di Farhadi che attraverso le vicende di un gruppo di amici non solo costruisce un film incalzante ma riflette anche sui problemi che attanagliano la società iraniana. Un'idilliaca vacanza viene bruscamente interrotta da un incidente in mare e i personaggi verranno anch'essi risucchiati da un'onda fatta di recriminazioni e moralismi. Ecco allora che se almeno inizialmente i pensieri vanno tutti alla scomparsa della povera ragazza, ecco che poi va in scena una sorta di processo che non solo tira fuori gli scheletri nell'armadio dei presenti tirando fuori vecchi dissapori ma chiamando in causa la moralità della ragazza invitata fino a giungere ad un praticamente inevitabile finale.
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Una comitiva di amici iraniani decide di passare qualche giorno di vacanza al mare con l'obbiettivo di fare conoscere una giovane ragazza a un componente del gruppo che ha appena divorziato. Un incidente sconvolgerà i piani di tutti.
Ottima pellicola di Farhadi che attraverso le vicende di un gruppo di amici non solo costruisce un film incalzante ma riflette anche sui problemi che attanagliano la società iraniana. Un'idilliaca vacanza viene bruscamente interrotta da un incidente in mare e i personaggi verranno anch'essi risucchiati da un'onda fatta di recriminazioni e moralismi. Ecco allora che se almeno inizialmente i pensieri vanno tutti alla scomparsa della povera ragazza, ecco che poi va in scena una sorta di processo che non solo tira fuori gli scheletri nell'armadio dei presenti tirando fuori vecchi dissapori ma chiamando in causa la moralità della ragazza invitata fino a giungere ad un praticamente inevitabile finale. Bella l'ambientazione, inquadrature strette, nessun accenno di colonna sonora se non un malinconico accompagnamento di violino finale a chiusura di una vicenda che lascia con l'amaro in bocca. Bellissimo film ottimamente recitato e diretto.
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dieguitobs
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giovedì 30 gennaio 2014
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dilettantesco
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Storia accettabile raccontata da attori a dir poco improvvisati. Inoltre non si capisce il perché ognuno dei personaggi ripete spesso la stessa parola o lo stesso concetto per due volte consecutive, forse scarsità di idee??
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luca scial�
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venerdì 3 agosto 2012
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una vacanza che sfocia in tragedia
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Un gruppo di amici parte per una vacanza al mare. Una di loro, Sepideh, porta una sua amica, Elly, per fargli conoscere un suo amico separato: Ahmad. Elly è taciturna e un pò misteriosa; non ha detto a nessuno di questa vacanza, tanto da voler restare solo un giorno. Sarà solo una tragedia a far emergere le verità sul suo conto.
Esordio col botto per Asghar Farhadi, che porta a Berlino uno squarcio di Iran, lontano dai soliti stereotipi occidentali. I suoi film cura molto i dettagli dei personaggi, arrivano lentamente al punto cruciale del film per poi evolvere in modo accurato e appassionante.
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Un gruppo di amici parte per una vacanza al mare. Una di loro, Sepideh, porta una sua amica, Elly, per fargli conoscere un suo amico separato: Ahmad. Elly è taciturna e un pò misteriosa; non ha detto a nessuno di questa vacanza, tanto da voler restare solo un giorno. Sarà solo una tragedia a far emergere le verità sul suo conto.
Esordio col botto per Asghar Farhadi, che porta a Berlino uno squarcio di Iran, lontano dai soliti stereotipi occidentali. I suoi film cura molto i dettagli dei personaggi, arrivano lentamente al punto cruciale del film per poi evolvere in modo accurato e appassionante. Si confermerà con Una separazione.
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giovj
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martedì 13 marzo 2012
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la morte di....elly
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Sin dalle prime immagini di About Elly-Darbareye Elly(titolo originale)- del regista iraniano Asghar Farhadi-
si nota l'appartenenza del gruppo di amici, che assieme ai figli sono diretti verso il mare per una breve vacanza,
alla medio-alta borghesia iraniana istruita e politicizzata che ha vissuto l'esperienza della rivoluzione islamica,
del conflitto decennale tra Iran e Iraq e l'era delle riforme di kathami.
Ma nel film nessuna protesta politica,nessuna pretesa di descrivere attraverso metafore il dilemma di quella femminilita'
che si caratterizza nei ruoli tradizionali di mogli e madri e l'esigenza di liberta' ed emancipazione.
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Sin dalle prime immagini di About Elly-Darbareye Elly(titolo originale)- del regista iraniano Asghar Farhadi-
si nota l'appartenenza del gruppo di amici, che assieme ai figli sono diretti verso il mare per una breve vacanza,
alla medio-alta borghesia iraniana istruita e politicizzata che ha vissuto l'esperienza della rivoluzione islamica,
del conflitto decennale tra Iran e Iraq e l'era delle riforme di kathami.
Ma nel film nessuna protesta politica,nessuna pretesa di descrivere attraverso metafore il dilemma di quella femminilita'
che si caratterizza nei ruoli tradizionali di mogli e madri e l'esigenza di liberta' ed emancipazione.
Un semplice racconto di amici che si sono organizzati a fare cio' che farebbero in tanti in altre parti del mondo un volta arrivati
a destinazione: pulire la casa.sistemare la caldaia,far la spesa,mangiare,cantare e giocare tutti assieme.
E poi....l'imprevisto-il bimbo che rischia di morire annegato--la sparizione di Elly--
La morte di....Elly.
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riccardo tavani
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sabato 19 novembre 2011
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tragica deriva della doppia verità
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L’onda della doppia verità batte e ribatte sulle sponde di un angolo brullo e disadorno del Mar Caspio, in cui un gruppo di coppie sposate viene da Theran a passare alcuni giorni di vacanza, insieme ai loro bambini. Sembra di assistere alla movenze iniziali del Decamerone di Boccaccio. Ci sono però anche un uomo e una donna non sposati, né fidanzati, né accoppiati in alcun modo tra loro. La ragazza è Elly, la maestra di una bambina del gruppo. Non la conosce nessuno, tranne Sepideh, la mamma della bambina, che l’ha invitata con l’intento di farla conoscere a suo cognato Ahmad, venuto lì dalla Germania, dove ha recentemente divorziato.
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L’onda della doppia verità batte e ribatte sulle sponde di un angolo brullo e disadorno del Mar Caspio, in cui un gruppo di coppie sposate viene da Theran a passare alcuni giorni di vacanza, insieme ai loro bambini. Sembra di assistere alla movenze iniziali del Decamerone di Boccaccio. Ci sono però anche un uomo e una donna non sposati, né fidanzati, né accoppiati in alcun modo tra loro. La ragazza è Elly, la maestra di una bambina del gruppo. Non la conosce nessuno, tranne Sepideh, la mamma della bambina, che l’ha invitata con l’intento di farla conoscere a suo cognato Ahmad, venuto lì dalla Germania, dove ha recentemente divorziato. Sepideh, però, nasconde a tutti anche un’altra verità essenziale, ed esattamente quella che non consentirebbe ad Elly di essere lì. Il film si dipana e si divide così in due verità narrativamente e drammaticamente contrastanti. Non solo: presto ci accorgiamo che la doppia verità è insita in ogni gesto, parola, pensiero recondito di questo gruppo di amici spensierati, vitali, laici, progressisti, venuti ad abitare quel villone malandato in riva al mare, e ogni loro tentativo di dominare la matassa attorcigliata non fa che aggrovigliarla di più. Le doppie verità sono tante: politiche, morali, attinenti il foro interiore della coscienza e della fede. La doppiezza, la capacità di simulare abilmente può costituire addirittura motivo di vanto e di raffinatezza nel pensare e nell’agire. Questa pellicola si riferisce all’Iran di oggi, ma noi non possiamo dimenticare che anche in Occidente, da Machiavelli a Hobbes, la doppia verità era considerata un instrumentum regni imprescindibile. E anche qui in Italia, come essa sia stata abilmente praticata nel dopoguerra dal Segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti, il Migliore, fino a diventare la doppiezza una caratteristica ormai proverbiale della sua prassi. D’altronde la connessione tra Occidente e Islam si incarna nella figura filosoficamente grandiosa di Averroè, arabo, islamico ma nato in Spagna. Considerato forse il maggiore traduttore e interprete di Aristotele si è trovato anche lui a fare i conti con la questione della doppia verità: quella razionale, della filosofia e quella religiosa, della fede, alla quali si doveva sottomissione completa. Per quanto pubblicamente non abbia mai teorizzato la doppiezza, certo è una bella peripezia del pensiero il suo distinguere non due, ma addirittura tre piani di verità nel Corano: quella per i filosofi (intelletto e dimostrazione razionale), quella per i dialettici (probabilità pratica, empirica), e quella per il volgo (pura esortazione morale). Questi tre piani andavano tenuti assolutamente distinti e neanche minimamente confusi, ma quale poi alla fine dovesse prevalere, in caso di insanabili contrasti, non era così facile da dirimere e resta un mistero sepolto nella stessa coscienza interiore di Averroè. About Elly però trae anche una conseguenza più pratica e immediata. A pagare le conseguenze di questo male radicale trasversale sono innanzitutto e soprattutto le donne. Così il volto di Sepideh, radioso di una bellezza che scaturisce direttamente dall’Eden, diventa, avvolto nello stesso foulard nero, quello tragico di una colpa mai commessa, ovvero inestinguibile, ma che la risacca inesorabile della doppia verità ha rovesciato sulle sponde del suo mare interno.
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notedo
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mercoledì 16 marzo 2011
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realtà ambigua
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E' chiaro che il regista Farhadi,in una situazione non facile per il cinema iraniano,ha avuto pochi margini di libertà nello sviluppo degli accadimenti del film. Quale spettatore posto all'interno di una cassetta postale che ha cercato di metabolizzare il contenuto dei plichi che nella stessa venivano introdotti e contenenti una quotidianità ricca di messaggi che potessero sfuggire alla censura ,sono fuoriuscito dal tunnel insieme ai protagonisti (un plauso a questo gruppo di attori teatrali molto noti in Iran) che con una spensierata vacanza sul mar Caspio,entusiasti di poter vivere un momento di libertà lontana da quella che è la dimensione di Teheran,hanno finito per convivere con laceranti contraddizioni, nella incomprensione generale, in una ambigua realtà e con quei condizionamenti che il gruppo voleva lasciarsi alle spalle o,per usare parole più crude,ai quali voleva sfuggire.
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ipno74
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domenica 6 febbraio 2011
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scorre come un libro di narrativa
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All'inizio si rimane incerti nel giudicare questo film, che sembra la solita storia ma con personaggio iraniani.
Poi la storia si evolve, con eleganza e intrigo, ci si appassiona talmente alla vicenda, che diventiamo partecipi del gruppo senza rendercene conto.
L'angoscia che trasmettono i personaggi è palpabile e vera.
Il finale è amaro, ma d'altronde, è meglio "un finale amaro che un'amarezza senza fine".
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nigel mansell
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venerdì 4 febbraio 2011
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riguardo la noia
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A parte l'interesse antropologico di conoscere la vita "normale" degli iraniani, delle loro vacanze sul Mar Caspio, dei loro amori, invece che vedere sempre le stesse immagini di folle assatanate che bruciano bandiere americane o israeliane (perchè è questo che ci sottopongono i media), al di là di questo, una gran noia. Titolo in inglese assurdo, dialoghi doppiati malissimo e lenti anzi lentissimi. Fin troppo scontatata la regia e la scenografia, camera fissa e poi mobile per creare la tensione, il sole per poi passare al grigiore quando la situazione degenera. Al di là della bella co-protagnonista non salverei proprio nulla di questo film.
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A parte l'interesse antropologico di conoscere la vita "normale" degli iraniani, delle loro vacanze sul Mar Caspio, dei loro amori, invece che vedere sempre le stesse immagini di folle assatanate che bruciano bandiere americane o israeliane (perchè è questo che ci sottopongono i media), al di là di questo, una gran noia. Titolo in inglese assurdo, dialoghi doppiati malissimo e lenti anzi lentissimi. Fin troppo scontatata la regia e la scenografia, camera fissa e poi mobile per creare la tensione, il sole per poi passare al grigiore quando la situazione degenera. Al di là della bella co-protagnonista non salverei proprio nulla di questo film.
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ultimoboyscout
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sabato 29 gennaio 2011
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il grande freddo iraniano.
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Attratto dalle tante favorevoli critiche ho deciso di buttarci un occhio: vado controcorrente perchè a me non è piaciuto proprio. Un tranquillo week end che si trasforma in un tranquillo week end di paura in questo thriller che tanto thriller non è, psicologico, drammatico e ricco di suspence e con diverse implicazioni politiche: quelle di una società che vuole crescere e svecchiarsi ma è ancorata in fondo da regime e religione.
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astromelia
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giovedì 23 dicembre 2010
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sì,ma la fine....
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...non mi risulta chiaro però la fine che fa la protagonista,per quanto sia apprezzabile il film,quando la fine rimane un punto di domanda ......
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