laurence316
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venerdì 30 dicembre 2016
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esordio folgorante dal ritmo ineccepibile
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Clamoroso esordio del regista, sicuramente uno dei migliori film sudcoreani degli anni 2000. Spontaneo viene il paragone con il (quasi) capolavoro Memories of Murder di Bong Joon-ho, nel suo rappresentare una realtà sconfortante in cui il Male è assoluto e capillare, i serial killer sempre più sadici e la polizia puntualmente inefficiente.
Na costruisce dunque un noir, un thriller d’azione cupo e tenebroso, ambientato in una metropoli oscura e piovosa che neanche Blade Runner, un inarrestabile escalation di tensione e violenza, che culmina in un finale tragico e senza vie di scampo.
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Clamoroso esordio del regista, sicuramente uno dei migliori film sudcoreani degli anni 2000. Spontaneo viene il paragone con il (quasi) capolavoro Memories of Murder di Bong Joon-ho, nel suo rappresentare una realtà sconfortante in cui il Male è assoluto e capillare, i serial killer sempre più sadici e la polizia puntualmente inefficiente.
Na costruisce dunque un noir, un thriller d’azione cupo e tenebroso, ambientato in una metropoli oscura e piovosa che neanche Blade Runner, un inarrestabile escalation di tensione e violenza, che culmina in un finale tragico e senza vie di scampo. The Chaser (lett. L’inseguitore) è un film cupissimo e disperato, in cui nessun personaggio è realmente positivo (ad eccezione di Mi-jin e della figlia), in cui lo stesso protagonista (uno straordinario Kim Yoon-seok) è un personaggio più che disprezzabile, che finirà però in qualche modo per redimersi sul finale.
Mentre il serial killer (primo ruolo di rilievo ed ottima prova per Ha Jung-woo), seppur forse tratteggiato un po’ troppo frettolosamente, è decisamente uno dei personaggi più terribili mai comparsi sugli schermi negli ultimi anni, tra l’altro in parte ispirato ad una vicenda reale: quella che, nel 2004, ha visto l’arresto di Yoo Young-chul, serial killer e auto dichiaratosi cannibale, con 21 vittime a suo carico.
Gran successo al botteghino in patria, da noi (purtroppo) solo in home-video.
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dandy
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giovedì 26 ottobre 2017
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agghiacciante capolavoro.
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Sbalorditivo esordio del regista-sceneggiatore,accolto giustamente da uno straordinario successo in patria,che naturalmente non si è replicato altrove(e questo la dice lunga su come sta messo il pubblico a seconda di dove ci si trova...).Un thriller sconvolgente e durissimo,dove la crudeltà dell'assassino passa in secondo piano di fronte alla spaventosa stupidità burocratica delle forze dell'ordine,e per assurdo l'unico ad avere un briciolo di umanità è un ex-sbirro corrotto diventato pappone.Il ritratto della società che ne esce è spaventoso.Lo spettatore non ha un momento di tregua,e non ci sono buonismi(vedi il rapporto tra la bambina e il protagonista),nè momenti ironici,se si esclude la penultima sequenza che sbeffeggia ulteriormente il sindaco idiota,indiretto responsabile delle tragedie a cui assistiamo.
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Sbalorditivo esordio del regista-sceneggiatore,accolto giustamente da uno straordinario successo in patria,che naturalmente non si è replicato altrove(e questo la dice lunga su come sta messo il pubblico a seconda di dove ci si trova...).Un thriller sconvolgente e durissimo,dove la crudeltà dell'assassino passa in secondo piano di fronte alla spaventosa stupidità burocratica delle forze dell'ordine,e per assurdo l'unico ad avere un briciolo di umanità è un ex-sbirro corrotto diventato pappone.Il ritratto della società che ne esce è spaventoso.Lo spettatore non ha un momento di tregua,e non ci sono buonismi(vedi il rapporto tra la bambina e il protagonista),nè momenti ironici,se si esclude la penultima sequenza che sbeffeggia ulteriormente il sindaco idiota,indiretto responsabile delle tragedie a cui assistiamo.La tensione cresce man mano che la storia si sviluppa,diventanto veramente insopportabile :per tutto il film si rimane col fiato sospeso per il destino della vittima,specie nelle scene della fuga.E la conclusione è veramente straziante.Forse la lotta finale è un tantino esagerata,ma è una pecca perdonabilissima.Un film veramente terrificante,spietato e cupo,capace di far sembrare "Seven" un film della Disney vecchio stile.E soprattutto,capace di suscitare rabbia e disperazione nell'animo di chi lo guarda,cosa che negli analoghi prodotti americani ,ormai schiavi di ogni possibile clichè ,non accade mai(e naturalmente nessun regista americano oserebbe anche solo pensare di realizzare un film del genere,complice le reazioni del pubblico).Davvero eccellente la prova del protagonista.
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gianleo67
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lunedì 19 maggio 2014
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il relativismo etico dell'action-thriller coreano
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Ex agente delle forze speciali di Seul congedato per corruzione e riciclatosi come protettore di giovani prostitute, sospettando che la inspiegabile scomparsa di molte di loro sia dovuta alla fuga volontaria oppure alla fraudolenta attività di una concorrenza sleale, induce una sua protetta a fare da esca volontaria per il misterioso cliente che sembra aver contattato tutte le sue ragazze. Catturato dalla polizia grazie al suo intervento, questi si rivela in realtà un pericoloso e spietato killer seriale, responsabile di numerosi omicidi, confessando di aver segregato la sua ultima vittima, ormai ridotta in fin di vita, in un luogo misterioso che si rifiuta di rivelare e dando così inizio ad una disperata e rocambolesca corsa contro il tempo.
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Ex agente delle forze speciali di Seul congedato per corruzione e riciclatosi come protettore di giovani prostitute, sospettando che la inspiegabile scomparsa di molte di loro sia dovuta alla fuga volontaria oppure alla fraudolenta attività di una concorrenza sleale, induce una sua protetta a fare da esca volontaria per il misterioso cliente che sembra aver contattato tutte le sue ragazze. Catturato dalla polizia grazie al suo intervento, questi si rivela in realtà un pericoloso e spietato killer seriale, responsabile di numerosi omicidi, confessando di aver segregato la sua ultima vittima, ormai ridotta in fin di vita, in un luogo misterioso che si rifiuta di rivelare e dando così inizio ad una disperata e rocambolesca corsa contro il tempo.
Opera d'esordio del regista e sceneggiatore Na Hong-jin e basata sulla storia vera del killer coreano Yoo Young-chul, è un thriller teso e coinvolgente che ricapitola la recente eppure consolidata tradizione di un cinema d'azione made in Seul capace di couniugare gli stereotipi più classici del cinema yahnkee (la dicotomia etica tra fazioni contrapposte, la struttura classica di una caccia senza quartiere, il sottotesto sentimentale e intimista) con gli elementi peculiari di grand guignol fumettistico senza esclusione di colpi fatto di relativismo etico e teste mozzate, stupidità burocratica (la polizia coreana non ci fa mai una bella figura tra funzionari corrotti e impiegati inebetititi!) e anarchismo giustizialista, gusto per l'orrido e l'immancabile disincanto di un finale amaro e tutt'altro che consolatorio. Arruolando gli stessi protagonisti (ma a parti invertite) del successivo e ipertrofico 'The Yellow Sea', il film di Hong-jin struttura questa disfida tra un malvagio senza redenzione e un cattivo redento lungo i percorsi di una detection che si insinua sottotraccia nelle accidentate e rocambolesche dinamiche del cinema d'azione, in grado di rielaborare credibilmente gli elementi di un contesto sociale prossimale (dove ex poliziotti si danno allo sfruttamento di una prostituzione semi-legalizzata ed i procuratori generali non emettono ordini di cattura la Domenica mattina) in un microcosmo grottesco e tragico insieme di creature dolenti afflitte dalle tare del relativismo etico (il killer è un talentuoso scultore di cristi in croce e scalpi corvini di belle ragazze!) e dalla piaga biblica di una pioggia incessante e continua. A parte le solite inverosimiglianze di una trama che converge verso l'inevitabile finale drammatico e la pacchiana ironia di caratterizzazioni sopra le righe (con tanto di Kim Yoon-seok in versione Charlot alle prese con la 'monella' figlia della sua sfortunata 'dipendente') il film riesce a giustificare perfino la usuale prolissità del cinema coreano che, non pago della solita orgia finale di sangue, si concede la toccante tenerezza di un padre putativo al capezzale della piccola figlia malata. Quando si dice: qui in Corea non ci facciamo mancare mai niente!
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carloalberto
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mercoledì 25 novembre 2020
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niente di nuovo sotto il sole
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Lo spirito imitativo degli orientali e la loro arte di riprodurre in qualsiasi campo i manufatti occidentali è noto e lo si può vedere mirabilmente all’opera in questa pellicola di Na Hong-jin,che raccoglie elementi propri di diversi filoni del genere thriller, dal serial killer di Seven al poliziotto corrotto e sui generis del Cattivo tenente, aggiunge un pizzico di ironia e di grottesco della serie di Arma letale, attinge anche al nostro giallo anni ’70 di Dario Argento, li assemblea e confeziona qualcosa di nuovo, che ci ricorda tante cose, risultando, tuttavia, originale, perché non è nessuna di esse in particolare.
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Lo spirito imitativo degli orientali e la loro arte di riprodurre in qualsiasi campo i manufatti occidentali è noto e lo si può vedere mirabilmente all’opera in questa pellicola di Na Hong-jin,che raccoglie elementi propri di diversi filoni del genere thriller, dal serial killer di Seven al poliziotto corrotto e sui generis del Cattivo tenente, aggiunge un pizzico di ironia e di grottesco della serie di Arma letale, attinge anche al nostro giallo anni ’70 di Dario Argento, li assemblea e confeziona qualcosa di nuovo, che ci ricorda tante cose, risultando, tuttavia, originale, perché non è nessuna di esse in particolare.
Se si ha la pazienza di aspettare che scorrano le immagini dei primi dieci minuti di girato, da lì in poi il film inizia a prendere il suo ritmo, cattura l’attenzione e pian piano coinvolge in un crescendo di piccoli colpi di scena fino alle sequenze finali, con l’atteso riscatto morale del protagonista, peraltro già annunciato e prevedibile a metà film.
La recitazione non rientra nei nostri canoni classici, è sempre sopra le righe, esagerata rispetto a quello che ci attendiamo non è intonata al nostro gusto. Una scena drammatica sembra assumere fin da subito i toni della tragedia, una comica, parimenti, ci appare come fosse una farsa. E’probabilmente in questo stilema interpretativo degli attori che possiamo scorgere l’unica cosa in cui Na Hong-jin non si è ispirato alla cinematografia occidentale, ma ha subito gli influssi del suo mondo ed in particolare del teatro delle maschere giapponese, anche perchè il prodotto è destinato, di sicuro, anche al mercato interno.
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