cronix1981
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sabato 9 ottobre 2010
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il prezzo dell'onore
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Qual'è il prezzo dell’onore? Non è certo una cifra quantificabile in moneta. È forse il prezzo da pagare alla propria coscienza per continuare a mantenere nascosta una verità. Una verità che se rivelata potrebbe infangare l’onore.
Ebbene Pride and Glory è il racconto di una scelta di coscienza. Una scelta difficile. Una famiglia di poliziotti: padre (Jon Voight) pezzo da novanta della polizia; due figli (Edward Norton e Noah Emmerich) anch’essi poliziotti; una terza figlia (Jennifer Elhe) sposata con un poliziotto(Colin Farrell). Ma in un quadro che all’apparenza può sembrare perfetto, guardando a fondo si vedono le crepe e le incrinature.
Nel film ogni personaggio verrà posto di fronte ad una scelta tra l’onore e la verità, sotto forma di giustizia.
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Qual'è il prezzo dell’onore? Non è certo una cifra quantificabile in moneta. È forse il prezzo da pagare alla propria coscienza per continuare a mantenere nascosta una verità. Una verità che se rivelata potrebbe infangare l’onore.
Ebbene Pride and Glory è il racconto di una scelta di coscienza. Una scelta difficile. Una famiglia di poliziotti: padre (Jon Voight) pezzo da novanta della polizia; due figli (Edward Norton e Noah Emmerich) anch’essi poliziotti; una terza figlia (Jennifer Elhe) sposata con un poliziotto(Colin Farrell). Ma in un quadro che all’apparenza può sembrare perfetto, guardando a fondo si vedono le crepe e le incrinature.
Nel film ogni personaggio verrà posto di fronte ad una scelta tra l’onore e la verità, sotto forma di giustizia. Ognuno sceglierà una strada diversa, ma l’epilogo sarà lo stesso per tutti. In questa storia non ci sono poliziotti buoni o cattivi. Ci sono delinquenti, poliziotti corrotti e una New York infernale e anch’essa compromessa.
In questo quadro a tinte scure emergono i drammi dei vari protagonisti. E non sembra esserci possibilità di redenzione. Per nessuno. Perché il finale lascerà sporca la coscienza di chi sarà sopravvissuto.
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cecco
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martedì 4 novembre 2008
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indagini sporche nella giungla del south bronx
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Pride & Glory – Il Prezzo dell’Onore è sicuramente un film riuscito, con un ritmo incalzante e un fotografia innovativa utilizzati per dare freschezza ad una trama che altrimenti risulterebbe soltanto un collage di lavori già visti.
I protagonisti appartengono ad una famiglia che da due generazioni è simbolo del 31° distretto di polizia di New York. Papà Freddie (Jon Voight) è un poliziotto vicino alla pensione e con qualche problema di alcoolismo, che però non nasconde una grande ammirazione per i propri figli Freddie Jr (Noah Emmerich) e Ray (Edward Norton), poliziotti come lui e per la figlia Megan (Lake Bell), il cui marito Jimmy (Colin Farrell) dirige la sezione narcotici nello stesso distretto dei suoi due cognati.
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Pride & Glory – Il Prezzo dell’Onore è sicuramente un film riuscito, con un ritmo incalzante e un fotografia innovativa utilizzati per dare freschezza ad una trama che altrimenti risulterebbe soltanto un collage di lavori già visti.
I protagonisti appartengono ad una famiglia che da due generazioni è simbolo del 31° distretto di polizia di New York. Papà Freddie (Jon Voight) è un poliziotto vicino alla pensione e con qualche problema di alcoolismo, che però non nasconde una grande ammirazione per i propri figli Freddie Jr (Noah Emmerich) e Ray (Edward Norton), poliziotti come lui e per la figlia Megan (Lake Bell), il cui marito Jimmy (Colin Farrell) dirige la sezione narcotici nello stesso distretto dei suoi due cognati.
I tre uomini hanno vite private molto differenti, ciò che le unisce è il rapporto di proporzionalità inversa rispetto al rigore che mostrano sul lavoro: Jimmy è un ottimo padre di famiglia, poliziotto impavido ma mortalmente legato alla malavita del suo distretto, Freddie Jr è sposato con figli ad una malata terminale ma vede la sua brillante carriera vacillare per uno scandalo del quale si è più o meno volontariamente disinteressato fino a che questo è diventato incontrollabile, Ray sta per divorziare e porta in faccia le cicatrici della sua abnegazione verso un’istituzione alla quale tanto ha dato e poco ha ricevuto.
Le mogli rivestono ruoli di contorno, donne dedite alla cura dei figli che sanno anche percepire i tormenti dei mariti ed intuirne gli errori, senza per questo intromettersi nel loro lavoro: il vincolo della famiglia per il regista è sacro tanto quanto quello della polizia.
Gavin O’Connor ha preso spunto da tanti successi del passato più o meno recente per realizzare il suo film: c’è un pò di Serpico per l’omertà che regna tra i poliziotti (Edward Norton in parte ricorda il personaggio introverso, restio nel coltivare rapporti umani duraturi e destinato a non avere dalla vita ciò che meriterebbe che fu di Al Pacino) ; torna alla memoria Il Braccio Violento Della Legge per la violenza nelle aree metropolitane ; si rivede Il Principe della Città nel tormento che si prova nel denunciare i propri compagni; riecheggia I Padroni della Notte, dove i legami familiari si scontrano con l’integrità morale che (in teoria) contraddistingue i tutori dell’ordine.
Nemmeno l’ambientazione gode di assoluta originalità, ma i piccoli universi paralleli del Bronx animato da spacciatori, tossici e prostitute di origine latina è l’usato sicuro che non tradisce mai il pubblico pagante.
La bontà della pellicola risiede nel ritmo incalzante e nell’uso frenetico della cinepresa da parte del regista, oltre all’utilizzo di attori che interpretano ruoli aderenti alle loro caratteristiche, Edward Norton su tutti.
La storia, anche se non originale, tocca diverse tematiche e suscita emozioni contrastanti, lo spettatore è diviso tra il vedere trionfare la giustizia oppure la conservazione di una tranquillità apparente ma quantomeno più rassicurante. Il finale, poi, non tradisce le aspettative senza rinunciare a lanciare il messaggio della giustizia sommaria contrapposta a quella dei burocrati e dei tribunali.
Da vedere, ma anche e soprattutto confrontare con altre pellicole del genere.
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giorpost
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giovedì 18 dicembre 2014
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torbida violenza in un cinico film ben recitato
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New York. Jimmy Egan è il caposquadra di un gruppo di poliziotti corrotti fino al midollo, i quali arrivano in poco tempo ad assumere atteggiamenti e comportamenti alla stregua, se non oltre, dei peggiori criminali della Grande Mela, tra spaccio di droga, minacce, sequestri ed efferati omicidi.
Quando 4 componenti del gruppo muoiono in un’ imboscata ordita da Tezo, capo della gang messicana alla quale volevano soffiare i traffici illeciti, inizia un’ assurda escalation di violenza con lo scopo di stanare e uccidere il boss. Sarà a questo punto che entreranno vigorosamente in scena gli altri protagonisti della vicenda ovvero i due fratelli Tierney, Ray e Francis Jr, poliziotti, figli di Francis Sr, anch’ egli poliziotto, seppure in pensione, nonché cognati di Egan, a completare il quadro di una famiglia dedita, almeno in parte, alla tutela della legge.
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New York. Jimmy Egan è il caposquadra di un gruppo di poliziotti corrotti fino al midollo, i quali arrivano in poco tempo ad assumere atteggiamenti e comportamenti alla stregua, se non oltre, dei peggiori criminali della Grande Mela, tra spaccio di droga, minacce, sequestri ed efferati omicidi.
Quando 4 componenti del gruppo muoiono in un’ imboscata ordita da Tezo, capo della gang messicana alla quale volevano soffiare i traffici illeciti, inizia un’ assurda escalation di violenza con lo scopo di stanare e uccidere il boss. Sarà a questo punto che entreranno vigorosamente in scena gli altri protagonisti della vicenda ovvero i due fratelli Tierney, Ray e Francis Jr, poliziotti, figli di Francis Sr, anch’ egli poliziotto, seppure in pensione, nonché cognati di Egan, a completare il quadro di una famiglia dedita, almeno in parte, alla tutela della legge.
Ray era a capo della omicidi ma per alcuni errori del passato subisce un demansionamento all’ ufficio persone scomparse; Francis Jr è invece il capitano della centrale che sforna il gruppo di pseudo tutori della legge, ignaro di quanto accade alle sue spalle tranne la conoscenza di casi di bustarelle. Il patriarca della famiglia Francis Sr (un eccellente Jon Voight) non si da pace per quanto sta accadendo e partecipa alla creazione di una task force per scoprire i responsabili dell’ agguato e verificare eventuali connivenze, persuadendo il figlio minore Ray a parteciparvi. Ciò che uscirà fuori dalle indagini risulterà straordinariamente più grave di quanto ci si possa attendere anche nell’ ipotesi peggiore.
Oltre al veterano Voight, in Pride and glory (USA, 2008), opera diretta e co-sceneggiata da Gavin O’ Connor (Warrior), troviamo due ottimi interpreti quali Edward Norton e Noah Emmerich nelle vesti dei fratelli Tierney che si contendono la scena con il cattivo di turno Colin Farrell. Quest’ ultimo è davvero in una forma devastante con il piglio del vero delinquente (Egan), Norton elargisce con sagacia la sua ormai consumata esperienza nei panni di Ray, interpretandolo con attenta e ricercata monotonia espressiva, ma chi spicca maggiormente per l’ intensità emotiva del difficile ruolo ricoperto di Francis Jr è proprio quell’ Emmerich visto e rivisto più volte in molteplici pellicole ove la sua figura da caratterista non è mai passata inosservata, come nel leggendario The Truman Show. L’ ottimo attore newyorkese non va mai oltre le righe ma dà sempre l’ impressione di tenere efficacemente a fatica l’ autocontrollo che facilmente, nella realtà, si potrebbe perdere nella sua condizione. Pride and glory è un gioco di squadra, un film corale ma non troppo, di atmosfere cupe a metà strada tra King of New York di Abel Ferrara e 36 Quai des Orfèvres (si, perché anche il Cinema francese può ispirare Hollywood) soprattutto per la rappresentazione della violenza inaudita cui sono capaci i piedipiatti in entrambe le pellicole. Un’ incessante rincorsa all’ eliminazione del nemico consumata secondo la metodica sanguinaria di Egan (che ricorre anche alla tortura) e dei suoi “scagnozzi” che non disdegnano nemmeno il pestaggio gratuito ad un negoziante per estorcergli denaro. Per loro non importa se indossi la divisa e non conta la gloria. Dall’ altra parte i Tierney, che hanno accolto Egan come un figlio, rispettano il giuramento fatto alla Patria, almeno fino a quando il patriarca cerca di dissuadere i figli dal rendere pubblico il tutto, per salvare almeno la faccia in una difficile scelta tra la gloria del corpo del quale si fa parte e l’ orgoglio della famiglia.
Ci si rende conto che la medaglia non ha più due facce ma ora ne presenta tre, anche quattro se nel compendio dei vari personaggi riusciamo a solidarizzare se non a parteggiare per il messicano Coco al quale Egan minaccia di uccidere il figlioletto appena nato con un ferro da stiro se non avesse spifferato il nascondiglio del capoclan Tezo.
Se devo trovare un difetto a questo film è in quel finale un po’ shakespeariano nel quale Jimmy e Ray prima si scontrano a mo’ di duello finale di un videogame e poi si ritrovano nel mezzo della scontata protesta popolare degli ispanici che vogliono vendicare il sangue dei connazionali ripagando Egan con la stessa moneta. Ma Pride and glory non puoi giudicarlo dagli ultimi 5 minuti in quanto straordinariamente attuale visto quanto accade oggi in America, sul fronte dei grilletti facili dei poliziotti nei confronti degli afroamericani, o in Italia sul discorso della corruzione dilagante arrivata in ogni ramo della società. Infine, la storia che racconta O’ Connor è secondo me estremamente globalizzante al punto che lo stesso identico script poteva essere scritto da Takeshi Kitano ambientandolo a Tokio, da Sorrentino inscenandolo a Roma, da Olivier Marchal in quel di Parigi.
Dal mio punto di vista, imperdibile.
Voto: 7 e mezzo
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marlon brando
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lunedì 9 agosto 2010
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poliziesco dove non esiste né il bene e il male
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Due squadre diverse di poliziotti si sfidano ad una partita di football americano e la vittoria è ottenuta grazie alla brillante bravura di Jimmy Egan (Colin Farrell) cognato di due fratelli poliziotti: Francis jr (Noah Emmerich) e Ray (Edward Norton). Essi però ricevono una chiamata: quattro agenti sono morti caduti in un’imboscata durante le indagini su un traffico di droga e tre poliziotti si recano nel luogo del bagno di sangue.La realtà, nel corso delle indagini verrà a galla: Jimmy, ha mandato egli stesso i quattro agenti defunti per uccidere un boss della droga, Tezo, prenderne i soldi e mettersi in affari con un altro boss della malavita spagnola, quindi Jimmy è corrotto.Ray, sarà costretto a prendere l’amara decisione fra il proteggere il cognato e l’arrestarlo.
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Due squadre diverse di poliziotti si sfidano ad una partita di football americano e la vittoria è ottenuta grazie alla brillante bravura di Jimmy Egan (Colin Farrell) cognato di due fratelli poliziotti: Francis jr (Noah Emmerich) e Ray (Edward Norton). Essi però ricevono una chiamata: quattro agenti sono morti caduti in un’imboscata durante le indagini su un traffico di droga e tre poliziotti si recano nel luogo del bagno di sangue.La realtà, nel corso delle indagini verrà a galla: Jimmy, ha mandato egli stesso i quattro agenti defunti per uccidere un boss della droga, Tezo, prenderne i soldi e mettersi in affari con un altro boss della malavita spagnola, quindi Jimmy è corrotto.Ray, sarà costretto a prendere l’amara decisione fra il proteggere il cognato e l’arrestarlo.Robusto dramma poliziesco medio, il lavoro di O’Connor trova il suo posto navigando tra le coordinate di genere, apre con un delitto scatenante che sembra di Ellroy, poi si sviluppa ricordando il recente I padroni della notte di James Grey che vede anch’esso due fratelli ai lati opposti della scacchiera: uno poliziotto, l’altro criminale. Rispetto a quest’ultimo, Pride and Glory smussa sia gli alti sia i bassi, rinuncia al respiro tragico (i protagonisti sono più romanzeschi, e più legati al genere stesso rispetto a quelli di Gray). In compenso torna al poliziesco puro, alla componente procedurale, ed è ammirevole per il paziente affetto con cui segue i personaggi da vicino, dedicando molto spazio alla semplicità d’azione, sia essa familiare o investigativa, o entrambe. Quella che resta sullo sfondo è una New York notturna, dal look cupo. Una Babilonia, meraviglia del mondo moderno, insozzata di criminalità e corruzione che espande i suoi tentacoli anche verso i difensori della legge.La sceneggiatura di Joe Carnahan (autore dell’unico poliziesco di rilievo non riconducibile a Ellroy degli ultimi anni, Narc) fa un buon lavoro, se non fosse per un paio di scivoloni nel finale (uno dei quali gioca un po’ troppo con il cliché degli sbirri irlandesi ). Allo script hanno lavorato anche lo stesso O’Connor e suo fratello, evidentemente molto interessati a svolgere tematiche personali, come appunto il rapporto tra fratelli e l’ambiente di polizia in cui sono cresciuti, anche visto che il loro padre era un poliziotto della Grande Mela. Più film drammatico che thriller, Pride and Glory si concentra sullo sviluppo interiore dei personaggi che sulle indagini e gli eventi sanguinari collegati alla corruzione del dipartimento di polizia. Un ottimo Farrell in stato di grazia, per il ruolo del protagonista dando vita ad un autentico anti-eroe disposto a vendere il distintivo al miglior offerente per giungere ad una pulizia facile dal crimine, ricevendo egli stesso licenza di commettere crimini più o meno gravi. Buoni anche i non protagonisti dall’intenso Norton, combattuto moralmente a Jon Voight nel ruolo del patriarca dai profondi ideali etici e legato strettamente alla famiglia. Il bello di Pride and Glory è che si mostra l’eterno conflitto fra giustizia e crimine, senza mostrare né il bene e né il male. Infatti nel film non ci sono buoni o cattivi, ognuno fa le proprie scelte, e per ogni scelta c’è un prezzo da pagare e Jimmy paga quello più alto per l’aver insozzato l’onore di una famiglia di poliziotti che rispettava e faceva rispettare la giustizia seguendo la retta via oltre che l’aver compiuto violenze ai danni degli spagnoli: muore e lascia moglie e due figli piccoli, soli.
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filippo catani
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lunedì 28 gennaio 2013
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un buon film retto da un ottimo cast
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New York. Quattro poliziotti rimangono uccisi in una sparatoria nei bassifondi della città. Sembra una sparatoria come tante altre e invece fin da subito qualcosa comincia a non tornare. La vicenda sconvolgerà definitivamente gli equilibri di una famiglia di poliziotti.
Il film in se per se gioca un po' sul già visto e cioè sulla storia di poliziotti corrotti che, per motivi differenti, accetta la famigerata "bustarella". Chi per mantenere la famiglia numerosa, chi per darsi alla bella vita e chi semplicemente pensa di guadagnare troppo poco per il mestiere che fa. I veri punti di forza del film sono due: la dinamica familiare e il grande cast.
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New York. Quattro poliziotti rimangono uccisi in una sparatoria nei bassifondi della città. Sembra una sparatoria come tante altre e invece fin da subito qualcosa comincia a non tornare. La vicenda sconvolgerà definitivamente gli equilibri di una famiglia di poliziotti.
Il film in se per se gioca un po' sul già visto e cioè sulla storia di poliziotti corrotti che, per motivi differenti, accetta la famigerata "bustarella". Chi per mantenere la famiglia numerosa, chi per darsi alla bella vita e chi semplicemente pensa di guadagnare troppo poco per il mestiere che fa. I veri punti di forza del film sono due: la dinamica familiare e il grande cast. Per quanto concerne il primo aspetto è molto bello indagare sulla vita familiare e pare davvero azzeccata la scelta di due fratelli e un cognato che si ritrovano a essere uno il conduttore dell'indagine, l'altro fratello il capitano della squadra che sapeva ma non aveva denunciato e il cognato che era un corrotto. Venendo al secondo aspetto appare azzeccatissima la scelta del cast con Norton e Farrell che fanno scintille. Ecco se non fosse per questi aspetti il film scivolerebbe nel dimenticatoio del già visto o dell'usurato mentre invece così risulta quantomeno godibile con un finale per niente banale.
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elgatoloco
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lunedì 28 dicembre 2015
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contraddittoriamente efficace
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"Pride and Glory"è effettivamente "cupo e monocromatico", come rileva giustamente Marzia Gandolfi, ma lo è, direi, "pour cause", ossia perché parte da determinate premesse "ideologiche"(comunque si legga l'espressione, in chiave marxiano-weberiana di"falsa coscienza",o invece di produzione culturale e di idee), quelle manicheistiche, id est fondate su una rigida opposizione tra Bene e Male, e quelle culturali in accezione antropologica, ossia le radici irlandesi, molto chiare anche già nel nome del regista-autore della sceneggiatura, Gavin O'Connor. Ben realizzato tecnicamente, senza mai rincorrere l'action-movie("Pride and Glory"non lo è, orgogilosamente, se è lecito il gioco di parole.
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"Pride and Glory"è effettivamente "cupo e monocromatico", come rileva giustamente Marzia Gandolfi, ma lo è, direi, "pour cause", ossia perché parte da determinate premesse "ideologiche"(comunque si legga l'espressione, in chiave marxiano-weberiana di"falsa coscienza",o invece di produzione culturale e di idee), quelle manicheistiche, id est fondate su una rigida opposizione tra Bene e Male, e quelle culturali in accezione antropologica, ossia le radici irlandesi, molto chiare anche già nel nome del regista-autore della sceneggiatura, Gavin O'Connor. Ben realizzato tecnicamente, senza mai rincorrere l'action-movie("Pride and Glory"non lo è, orgogilosamente, se è lecito il gioco di parole...), questo film di"denuncia"sulla corruzione all'interno della polizia prescinde completamente(direi anzi volutamente, programmaticamente)da ogni riflessione sociale-politica. E', viene da dire, un film post-Martin Scorsese, ossia post-"Main Streets"(cito il titolo a mio parere più emblematico del notevolissimo autore italo-americano), da cui, cioè, è espunta (o data per scontata, ma ne dubiterei)la riflessione socio-politica, già comunque tenue e limitata anche nello Scorsese di quattro decenni fa... La riproposizione da parte di"Pride and Glory"(raramente un titolo è stato più aderente al senso del film)della"vexata quaestio"corruzione nella polizia avviene comunque in forma linguisticamente efficace e adeguata ai tempi, rispettando il"poltically correct", ma senza divenirne schiava, con una parterre de rois di interpreti, con Norton e Voigt quali "capofila". El Gato
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enzo70
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venerdì 9 aprile 2021
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corruzione a nyc
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Un’inchiesta interna sull’omicidio di quattro poliziotti portano l’agente Ray ad una terribile conclusione: esiste un gravissimo caso di corruzione all’interno della centrale della polizia di New York City. E il vero dramma è che il capo dell’organizzazione criminale è il cognato, sposato con la sorella malata terminale; e che il fratello, Francis, capo della centrale non ha fatto nulla per contrastare questo fenomeno. Una grandissima interpretazione di Edward Norton e Colin O’Farrell per un film di ambientazione che pone il tema dell’eterno dissidio tra rispetto della regola morale e quella di famiglia, spesso contrastanti. Un film ambientato nei bassifondi di NYC che ha, però, un tono intimistico, personale, privato.
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Un’inchiesta interna sull’omicidio di quattro poliziotti portano l’agente Ray ad una terribile conclusione: esiste un gravissimo caso di corruzione all’interno della centrale della polizia di New York City. E il vero dramma è che il capo dell’organizzazione criminale è il cognato, sposato con la sorella malata terminale; e che il fratello, Francis, capo della centrale non ha fatto nulla per contrastare questo fenomeno. Una grandissima interpretazione di Edward Norton e Colin O’Farrell per un film di ambientazione che pone il tema dell’eterno dissidio tra rispetto della regola morale e quella di famiglia, spesso contrastanti. Un film ambientato nei bassifondi di NYC che ha, però, un tono intimistico, personale, privato. Un bel film, ci ta poco da dire.
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