New York. Jimmy Egan è il caposquadra di un gruppo di poliziotti corrotti fino al midollo, i quali arrivano in poco tempo ad assumere atteggiamenti e comportamenti alla stregua, se non oltre, dei peggiori criminali della Grande Mela, tra spaccio di droga, minacce, sequestri ed efferati omicidi.
Quando 4 componenti del gruppo muoiono in un’ imboscata ordita da Tezo, capo della gang messicana alla quale volevano soffiare i traffici illeciti, inizia un’ assurda escalation di violenza con lo scopo di stanare e uccidere il boss. Sarà a questo punto che entreranno vigorosamente in scena gli altri protagonisti della vicenda ovvero i due fratelli Tierney, Ray e Francis Jr, poliziotti, figli di Francis Sr, anch’ egli poliziotto, seppure in pensione, nonché cognati di Egan, a completare il quadro di una famiglia dedita, almeno in parte, alla tutela della legge.
Ray era a capo della omicidi ma per alcuni errori del passato subisce un demansionamento all’ ufficio persone scomparse; Francis Jr è invece il capitano della centrale che sforna il gruppo di pseudo tutori della legge, ignaro di quanto accade alle sue spalle tranne la conoscenza di casi di bustarelle. Il patriarca della famiglia Francis Sr (un eccellente Jon Voight) non si da pace per quanto sta accadendo e partecipa alla creazione di una task force per scoprire i responsabili dell’ agguato e verificare eventuali connivenze, persuadendo il figlio minore Ray a parteciparvi. Ciò che uscirà fuori dalle indagini risulterà straordinariamente più grave di quanto ci si possa attendere anche nell’ ipotesi peggiore.
Oltre al veterano Voight, in Pride and glory (USA, 2008), opera diretta e co-sceneggiata da Gavin O’ Connor (Warrior), troviamo due ottimi interpreti quali Edward Norton e Noah Emmerich nelle vesti dei fratelli Tierney che si contendono la scena con il cattivo di turno Colin Farrell. Quest’ ultimo è davvero in una forma devastante con il piglio del vero delinquente (Egan), Norton elargisce con sagacia la sua ormai consumata esperienza nei panni di Ray, interpretandolo con attenta e ricercata monotonia espressiva, ma chi spicca maggiormente per l’ intensità emotiva del difficile ruolo ricoperto di Francis Jr è proprio quell’ Emmerich visto e rivisto più volte in molteplici pellicole ove la sua figura da caratterista non è mai passata inosservata, come nel leggendario The Truman Show. L’ ottimo attore newyorkese non va mai oltre le righe ma dà sempre l’ impressione di tenere efficacemente a fatica l’ autocontrollo che facilmente, nella realtà, si potrebbe perdere nella sua condizione. Pride and glory è un gioco di squadra, un film corale ma non troppo, di atmosfere cupe a metà strada tra King of New York di Abel Ferrara e 36 Quai des Orfèvres (si, perché anche il Cinema francese può ispirare Hollywood) soprattutto per la rappresentazione della violenza inaudita cui sono capaci i piedipiatti in entrambe le pellicole. Un’ incessante rincorsa all’ eliminazione del nemico consumata secondo la metodica sanguinaria di Egan (che ricorre anche alla tortura) e dei suoi “scagnozzi” che non disdegnano nemmeno il pestaggio gratuito ad un negoziante per estorcergli denaro. Per loro non importa se indossi la divisa e non conta la gloria. Dall’ altra parte i Tierney, che hanno accolto Egan come un figlio, rispettano il giuramento fatto alla Patria, almeno fino a quando il patriarca cerca di dissuadere i figli dal rendere pubblico il tutto, per salvare almeno la faccia in una difficile scelta tra la gloria del corpo del quale si fa parte e l’ orgoglio della famiglia.
Ci si rende conto che la medaglia non ha più due facce ma ora ne presenta tre, anche quattro se nel compendio dei vari personaggi riusciamo a solidarizzare se non a parteggiare per il messicano Coco al quale Egan minaccia di uccidere il figlioletto appena nato con un ferro da stiro se non avesse spifferato il nascondiglio del capoclan Tezo.
Se devo trovare un difetto a questo film è in quel finale un po’ shakespeariano nel quale Jimmy e Ray prima si scontrano a mo’ di duello finale di un videogame e poi si ritrovano nel mezzo della scontata protesta popolare degli ispanici che vogliono vendicare il sangue dei connazionali ripagando Egan con la stessa moneta. Ma Pride and glory non puoi giudicarlo dagli ultimi 5 minuti in quanto straordinariamente attuale visto quanto accade oggi in America, sul fronte dei grilletti facili dei poliziotti nei confronti degli afroamericani, o in Italia sul discorso della corruzione dilagante arrivata in ogni ramo della società. Infine, la storia che racconta O’ Connor è secondo me estremamente globalizzante al punto che lo stesso identico script poteva essere scritto da Takeshi Kitano ambientandolo a Tokio, da Sorrentino inscenandolo a Roma, da Olivier Marchal in quel di Parigi.
Dal mio punto di vista, imperdibile.
Voto: 7 e mezzo
[+] lascia un commento a giorpost »
[ - ] lascia un commento a giorpost »
|