arvin
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venerdì 21 dicembre 2007
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il capolavoro di cronenberg
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Una giovane donna, una prostituta, muore dando alla luce una bambina. Di questa donna non si conosce nulla e l'unica cosa che sembra far luce sulla sua vita è un diario scritto in russo. Anna, ostetrica che ha aiutato la giovane a partorire, comincia così un indagine che la condurrà nell'inquietante e agghiacciante mondo della mafia russa. Ma chi si aspetta di vedere una sorta di Padrino rivisitato o copiato si sbaglia di grosso. Cronenberg ci regala un Thriller intenso, emotivo, cruento e spettacolare. Probabilmente uno dei migliori degli ultimi anni... Lo ambienta in una Londra cupa, quasi spettrale, anonima, umida e fredda, in cui la violenza è dietro l'angolo. Ed è proprio la violenza, assieme al corpo, la protagonista di questo film.
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Una giovane donna, una prostituta, muore dando alla luce una bambina. Di questa donna non si conosce nulla e l'unica cosa che sembra far luce sulla sua vita è un diario scritto in russo. Anna, ostetrica che ha aiutato la giovane a partorire, comincia così un indagine che la condurrà nell'inquietante e agghiacciante mondo della mafia russa. Ma chi si aspetta di vedere una sorta di Padrino rivisitato o copiato si sbaglia di grosso. Cronenberg ci regala un Thriller intenso, emotivo, cruento e spettacolare. Probabilmente uno dei migliori degli ultimi anni... Lo ambienta in una Londra cupa, quasi spettrale, anonima, umida e fredda, in cui la violenza è dietro l'angolo. Ed è proprio la violenza, assieme al corpo, la protagonista di questo film. Una violenza forte, brutale cruenta, ma mai eccessiva o gratuita. E' parte integrante della storia e contribuisce a rendere l'affresco il più realistico possibile. E poi c'è il corpo... Il corpo che cambia, il corpo segnato da cicatrici, non solo fisiche, il corpo tatuato... Il corpo che racconta la sua storia, di violenza anch'essa. Il regista dirige magistralmente il tutto alternando scene intense ed emotive con scene crude, agghiaccianti ma mai esagerate. I personaggi, anche quelli minori sono caratterizzati alla perfezione, traspare il loro animo.. Viggo Mortensen ci ha regalato una prestazione da Oscar con il suo russo, cinico, freddo e imperturbabile che tuttavia ha anche un lato nascosto, un lato più umano che è quello che cerca di mostrare ad un altrettanto brava Naomi Watts, che rappresenta il coraggio di una donna che va contro tutto e tutti pur di scoprire la verità, ma che dovrà confronarsi con la drammatica realtà della vita. Altrettando bravo Vincent Cassel che impersona Kirill, figlio di un mafioso russo. Kirill ovviamente non è tagliato per la mafia, è evidentemente incapace e questa sua consapevolezza di essere incapace gli pesa come gli pesa il disprezzo del padre nei suoi confronti. Vede Mortensen come una sorta di mito, e prova anche verso di lui un'attrazione ( lo mentre fa sesso con una prostituta ) che è molto di più di una semplice amicizia. Tant'è che viene più volte durante il corso del film bollato come "Checca". Che dire di più... Il capolavoro di Cronenberg. E' assolutamente da vedere
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[+] stupendo
(di dm101)
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cinofilo_bau
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lunedì 23 giugno 2008
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ma che questione morale!
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David Cronemberg torna a colpire, finalmente, dopo “la Mosca” il direttore canadese aveva un po straorzato con racconti sulla realta immaginata e la reale immaginazione e il doppio e il suo doppio e via di seguito.
La promessa dell assassino racconta una storia che ha per protagonisti dei russi, per lo piu mafiosi, ma non e un film sulla mafia russa e nemmeno sui russi: avrebbe potuto raccontare, allo stesso modo anche se con atmosfere diverse, una storia di mafia italiana, cinese, marsigliese e qui mi fermo per non ammazzare l’ analogia.
No non e’ un film sulla mafia, russa o che sia, anche se in questo mondo e’ ambientata. E’ , soprattutto, un film sulla condizione dell’ uomo occidentale ai nostri giorni, su come la violenza, che pensiamo di aver abbandonato assieme al medioevo sia sempre presente e di come la nostra illusione di essere liberi e di essere padroni del nostro destino sia, in fondo, una illusione.
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David Cronemberg torna a colpire, finalmente, dopo “la Mosca” il direttore canadese aveva un po straorzato con racconti sulla realta immaginata e la reale immaginazione e il doppio e il suo doppio e via di seguito.
La promessa dell assassino racconta una storia che ha per protagonisti dei russi, per lo piu mafiosi, ma non e un film sulla mafia russa e nemmeno sui russi: avrebbe potuto raccontare, allo stesso modo anche se con atmosfere diverse, una storia di mafia italiana, cinese, marsigliese e qui mi fermo per non ammazzare l’ analogia.
No non e’ un film sulla mafia, russa o che sia, anche se in questo mondo e’ ambientata. E’ , soprattutto, un film sulla condizione dell’ uomo occidentale ai nostri giorni, su come la violenza, che pensiamo di aver abbandonato assieme al medioevo sia sempre presente e di come la nostra illusione di essere liberi e di essere padroni del nostro destino sia, in fondo, una illusione. Almeno per molti, per I piu’. I personaggi non fanno scelte, nessuno di loro. Ognuno segue la strtada piu facile, che e’ per lo piu’, proprio in virtu di questa illusione di liberta, la sola percorribile, date le circostanze. “Quelli sono schiavi non hanno scelta”, dice piu’ o meno il mafioso Mortensen (ottimo) parlando della ragazza vittima, ma in realta si capisce, o si puo’ intuire, che parla di noi, della gente che non ricorre alla violenza come modo di vivere. I personaggi appartengono a mondi diversi: da un lato la gente “normale” (cioe’ come noi) che esce di casa, fa un lavoro per vivere, piu o meno dignitosamente, dall’ altro le persone che vivono alle spalle dei primi e per questo al di sopra di essi, imponendo le loro leggi o meglio, il loro rifiuto per le leggi del vivere civile. Ai primi non resta che ignorare questo mondo parallelo, non farsi coinvolgere, non intromettersi, pena la distruzione. Un film duro, violento, ma in cui le scene di violenza non sono ne molte e nemmeno gratuite: al contrario e’ proprio la cornice del mondo “normale” (il nostro) che prevale e gli episodi di violenza sono cosi secchi, quasi improvvisi ancorche’ attesi, da risultare scioccanti come uno schiaffo in viso. E` una violenza reale, plausibile, e per questo raggelante. La trama e’ affatto contorta, anzi dal punto di vista del plot potrebbe essere considerata persino banale (con quello che siamo abituati a vedere al cinema, con doppi, tripli e a volte anche quintupli colpi di scena) ma la storia che ne risulta non e’ mai banale. Eccezionali I protagonisti di Mortensen ho gia detto (Viggo lascia perdere I signori inanellati), naomi Watts brava, e bella, Cassel, sempre a suo agio (con quella faccia un po cosi) nelle parti del “vilain”; e, uno fra tutti il patriarca, Ermin Mueller Stahl con la sua brava faccia da nonnino perbene capace tuttavia delle peggiori efferatezze, a sangue freddo (come in Music box). Da vedere!
as so lu ta men te!
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anonimo
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giovedì 27 dicembre 2007
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cronenberg
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E' il primo fiml di Cronenberg che vedo e mi ha interessato. Dissento da tutti quelli che, semplicisticamente, liquidano un lavoro con "brutto" o "fa schifo". Dentro un panorama cinematografico in cui o vai al cineforum o ti propinano ogni sorta di superficilità tematica, trovo che questo noir si davvero coinvolgente...Se poi non si è in grado di andare oltre un inseguimento a 200 km orari con macchine che si cappottano e riprendono la corsa, se non si è felici se non scorre sangue in maniera gratuita, con uomini feriri che paiono uscito da una serata di gala, allora non andate a verderlo...Ma se vi piace un pò di lentezza, godervi una trama che, a mio parere, non è affatto banale o scontata, se volete godervi un pò di suspance ma dormire comunque la notte, se trovate che il sangue deve scorrere il giusto per far capire la brutalità della violenza ma non deve comparire ogni 3 x 2.
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E' il primo fiml di Cronenberg che vedo e mi ha interessato. Dissento da tutti quelli che, semplicisticamente, liquidano un lavoro con "brutto" o "fa schifo". Dentro un panorama cinematografico in cui o vai al cineforum o ti propinano ogni sorta di superficilità tematica, trovo che questo noir si davvero coinvolgente...Se poi non si è in grado di andare oltre un inseguimento a 200 km orari con macchine che si cappottano e riprendono la corsa, se non si è felici se non scorre sangue in maniera gratuita, con uomini feriri che paiono uscito da una serata di gala, allora non andate a verderlo...Ma se vi piace un pò di lentezza, godervi una trama che, a mio parere, non è affatto banale o scontata, se volete godervi un pò di suspance ma dormire comunque la notte, se trovate che il sangue deve scorrere il giusto per far capire la brutalità della violenza ma non deve comparire ogni 3 x 2...allora vi comsiglio di andare a vedere "lA Promessa dell'assassino". Forse dietro una mancata velocità, per qualcuno, si può vedere la sofferenza sia di chi è obbilgato a stare in un boederello, sia la solitudine di chi lo frequenta. Si può scorgere la poeticità di una donna che soffre e chiedersi: ma siamo davvero così lontani dal tanto criticato mondo arabo? La donna come viene considerata? Numerose sono gli agganci.
Per non essere troppo buonista, mi pare un pò scontato l'incipit per cui un'ostetrica decide di nom rivolgersi alla polizia e indaga da sè ed il ritrovamento della neonata: così a colpo sicuro...ma forse questi non erano gli obiettivi del regista. Ciao
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danilodac
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domenica 9 agosto 2009
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la promessa dell'assassino
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Una ragazza russa muore partorendo una bambina, l’allevatrice legge il diario della defunta e cerca di rintracciare le origini della famiglia per affidarne la custodia. Conoscerà Nikolai, servo della mafia russa, e sarà travolta dal tumultuoso scorrere degli eventi tra degrado, prostituzione e criminalità.
Per il suo 16° lungometraggio, Cronenberg sceglie un’altra storia di violenza e di rimpianti dove ancora una volta è il passato a condizionare la vita di un uomo e le sue azioni. Quello che in apparenza sembra possedere la scorza di un thriller gangsteristico contiene invece in sé le caratteristiche, i significati e la profondità di una vera e propria tragedia morale.
Attraverso una scrittura di asciutta semplicità, Cronenberg dipinge la crudeltà di un microcosmo malato e corrotto, inevitabilmente contaminato dalla violenza e dall’avidità di potere.
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Una ragazza russa muore partorendo una bambina, l’allevatrice legge il diario della defunta e cerca di rintracciare le origini della famiglia per affidarne la custodia. Conoscerà Nikolai, servo della mafia russa, e sarà travolta dal tumultuoso scorrere degli eventi tra degrado, prostituzione e criminalità.
Per il suo 16° lungometraggio, Cronenberg sceglie un’altra storia di violenza e di rimpianti dove ancora una volta è il passato a condizionare la vita di un uomo e le sue azioni. Quello che in apparenza sembra possedere la scorza di un thriller gangsteristico contiene invece in sé le caratteristiche, i significati e la profondità di una vera e propria tragedia morale.
Attraverso una scrittura di asciutta semplicità, Cronenberg dipinge la crudeltà di un microcosmo malato e corrotto, inevitabilmente contaminato dalla violenza e dall’avidità di potere. A far da sfondo a questo spietato affresco vi è una Londra assente, inerme alle contraddizioni e alle malvagità della vita; è anch’essa spettatrice di quell’universo ottuso e dittatoriale che è l’emblema del lato oscuro dell’umanità, il suo legno storto.
Come in “A history of violence”, che può essere considerato il suo corrispettivo, Cronenberg effettua una radiografia dell’animo umano, analizzandone soprattutto la componente animalesca: istinto di sopravvivenza, vendetta, invidia.
Sorretto da un tono funereo e segnato da squarci di violenza improvvisa, l’ultima pellicola del grande regista canadese è anche un apologo sulla labilità e l’ambiguità della moralità umana.Tutto ciò che non c’è o meglio non viene detto nella sceneggiatura di Steve Knight si carica di un’ambivalenza significativa e misteriosa al punto che l’ignoto diventa un pregio, non un difetto.
Attraverso l’interessante teoria secondo cui gli schiavi partoriscono schiavi, Cronenberg elabora un discorso sulla virulenza del destino che contagia le sue vittime scegliendole con preferenze di sesso, classi sociali, nazionalità.
Il mondo delle persone “normali” si trova al di fuori di quello che è l’habitat “naturale” del mondo criminale: un ristorante cupo e purpureo come il sangue che lo intinge.
Il personaggio di Nikolai, nella sua rassegnata e sconsolata visione che ha del mondo, rappresenta la chiave di lettura del film: egli è sull’orlo di un abisso, in perenne oscillazione tra il bene e il male. Dopo una notevole azione benefica nei confronti di Anna e della di lei figlia adottiva, in questa pessimistica eppur non nichilista visione della realtà umana, la voce fuori campo di Tatjana pronuncia le stesse parole del folgorante incipit iniziale: “Tutti noi, in Russia, siamo nati già morti”. Il finale antiretorico, senza lieta fine né catarsi, è coerente con il resto del film e lascia spazio d’interpretazione allo spettatore.
Due le scene memorabili in cui il regista riesce a portare il suo sguardo visionario ad un livello di stregonesca abilità: la sequenza in cui Nikolai, disarmato, si trova a dover affrontare due gangster sullo sfondo di una sauna tanto onirica quanto inquietante, degna di entrare in una ideale antologia di scene d’azione e quella in cui il protagonista si trova al cospetto della cosca criminale e presta il suo giuramento all’organizzazione attraverso l’incisione dei tatuaggi; metafora di ciò che non si può dimenticare, è accaduto, accade e forse continuerà ad accadere.
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riccardo
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giovedì 20 dicembre 2007
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cronomberg e la violenza
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Anna, un'ostetrica di Londra, fa partorire una ragazza russa, che muore subito dopo aver dato alla luce una bambina. Dopodichè trova nella borsa della giovane un diario in cui è narrata la sua triste storia nelle mani della mafia russa.
Cronenberg firma un eccellente thriller , tra i migliori degli ultimi tempi. Come aveva dimostrato già nella pellicola precendente, A history of violence, la sua attenzione è rivolta soprattutto ai tanti piccoli risvolti cruenti e macabri ricercati minuziosamente nelle storie narrate. Il film è diretto alla perfezione, accurato nella sceneggiatura, chiara, facilmente seguibile senza troppe astrusità. La recitazione di Mortensen, Watts e Cassel è a dir poco lodevole!.
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Anna, un'ostetrica di Londra, fa partorire una ragazza russa, che muore subito dopo aver dato alla luce una bambina. Dopodichè trova nella borsa della giovane un diario in cui è narrata la sua triste storia nelle mani della mafia russa.
Cronenberg firma un eccellente thriller , tra i migliori degli ultimi tempi. Come aveva dimostrato già nella pellicola precendente, A history of violence, la sua attenzione è rivolta soprattutto ai tanti piccoli risvolti cruenti e macabri ricercati minuziosamente nelle storie narrate. Il film è diretto alla perfezione, accurato nella sceneggiatura, chiara, facilmente seguibile senza troppe astrusità. La recitazione di Mortensen, Watts e Cassel è a dir poco lodevole!. Ma ciò che è davvero degno di nota è il ritmo incalzante fino alla fine, supportato da una fotografia magnifica che immortala gli apetti tipici di Londra: la sua freddezza, umidità, in questo caso l'atmosfera gelida di un quasi impercettebile Natale. Sono tante le sequenze che si sporcano di sangue e tante quelle che sbalordiscono. Cronenberg sembra prediligire personaggi ambigui, difficili da classificare negli stereotipi di buoni o cattivi, che prendono vita in Mortensen: in A history of violence era il buon padre di famiglia con il passato da sicario, qui "l'autista" della mafia russa, freddo e impavido, ma che rivela di saper distinguere bene e male, cedendo infine all'affetto.
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[+] cronomberg: l'uomo delle nevi
(di dingo)
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mario scafidi
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lunedì 31 dicembre 2007
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promessa mantenuta
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È confortante avere delle conferme, e David Cronenberg è capace di darle. Non delude mai lo spettatore, e non lo fa neppure nel suo ultimo capolavoro (il termine è adoperato a ragion veduta) “La Promessa dell’Assassino”, una sorta de “Il Padrino” dell’Est che si muove in ambienti meno onorati e più laidi di quelli in cui operava la famiglia Corleone di Coppola. Un’ostetrica (Naomi Watts) aiuta nel parto una prostituta quattordicenne che perderà la vita dando alla luce una bambina. Trovato il diario della ragazza l’ostetrica inizierà delle indagini per proprio conto dirette a rintracciare la famiglia della giovane ed il padre della neonata. Finirà con l’imbattersi nella sconcertante realtà della mafia russa a Londra, nei corpi dei boss e degli scagnozzi, ricoperti di tatuaggi come mappa identificativa della loro posizione nel clan, nel loro lavoro sporco di sangue e mutilazioni, loschi traffici e vendette trasversali.
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È confortante avere delle conferme, e David Cronenberg è capace di darle. Non delude mai lo spettatore, e non lo fa neppure nel suo ultimo capolavoro (il termine è adoperato a ragion veduta) “La Promessa dell’Assassino”, una sorta de “Il Padrino” dell’Est che si muove in ambienti meno onorati e più laidi di quelli in cui operava la famiglia Corleone di Coppola. Un’ostetrica (Naomi Watts) aiuta nel parto una prostituta quattordicenne che perderà la vita dando alla luce una bambina. Trovato il diario della ragazza l’ostetrica inizierà delle indagini per proprio conto dirette a rintracciare la famiglia della giovane ed il padre della neonata. Finirà con l’imbattersi nella sconcertante realtà della mafia russa a Londra, nei corpi dei boss e degli scagnozzi, ricoperti di tatuaggi come mappa identificativa della loro posizione nel clan, nel loro lavoro sporco di sangue e mutilazioni, loschi traffici e vendette trasversali. Film asciutto e crudo, che si apre in un fiume di sangue e prosegue senza ulteriori autocompiacimenti splatter, funzionalizzando la violenza esplicita e gli spargimenti esclusivamente alle esigenze del racconto e della trama. Realismo, credibilità, nessun sensazionalismo vengono messi in scena con la sobrietà di chi intende raccontare l’orrore con la consapevolezza che non c’è nessuna esigenza di farcirlo con fronzoli ulteriori. Memorabile la scena della lotta nel bagno turco in cui Viggo Mortensen, nudo come un verme, tiene testa ai suoi aggressori armati di coltello. Unica nota stonata del film è il finale: consolatorio e rassicurante quale non ci si sarebbe mai potuto aspettare.
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[+] qualche volta cronemberg delude...
(di luca1170)
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massimo fabbro
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sabato 5 gennaio 2008
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un capolavoro di esclusività
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Quando un film riesce ad attirare l'attenzione per tutta la sua durata significa che è un film ben fatto; quando un film riesce a tenerti senza fiato ogni singolo minuto vuol dire che non è solo fatto bene, ma è qualcosa di più. E "La promessa dell'assassino" è qualcosa di più.
Il film è caratterizzato da una calma piatta, talmente piatta che paradossalmente riesce ad avvolgere il film in un velo di tensione quasi palpabile e che ipnotizza ogni singolo spettatore. Basterebbe un piccolissimo errore, una sbavatura, una goccia di petrolio in un mare caraibico per far cadere il film dall'olimpo alla banalità. Ma fortunatamente non c'è nessuna traccia di petrolio, anzi le acque sono limpide che più limpide non si può.
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Quando un film riesce ad attirare l'attenzione per tutta la sua durata significa che è un film ben fatto; quando un film riesce a tenerti senza fiato ogni singolo minuto vuol dire che non è solo fatto bene, ma è qualcosa di più. E "La promessa dell'assassino" è qualcosa di più.
Il film è caratterizzato da una calma piatta, talmente piatta che paradossalmente riesce ad avvolgere il film in un velo di tensione quasi palpabile e che ipnotizza ogni singolo spettatore. Basterebbe un piccolissimo errore, una sbavatura, una goccia di petrolio in un mare caraibico per far cadere il film dall'olimpo alla banalità. Ma fortunatamente non c'è nessuna traccia di petrolio, anzi le acque sono limpide che più limpide non si può.
Siamo, quindi, di fronte a un capolavoro? No.
La trama è troppo semplice. La solita mafia, il solito capo-famiglia, il solito picciotto che si fa strada all'interno del clan e la solita persona comune che deve fare i conti con una realtà a cui non è abituata. L'unica differenza è che al posto di fumare il sigaro, i mafiosi bevono vodka.
E' proprio la trama troppo semplice che pero' fa riflettere su quanto questo film sia fatto bene, curato nei minimi dettagli: se la stessa trama fosse stata usata male, dopo 10 minuti scapperebbero tutti dalla sala.
E' chiaro che chi si aspetta un film d'azione ne rimmarra' profondamente deluso poichè il film si evolve seguendo una traccia lineare senza effettivi colpi di scena o sparatorie, tranne la fantastica scena della rissa nella sauna, e questa linearità è accentuata dalla quasi totale assenza di colonna sonora.
Questo film è quindi un capolavoro del suo genere, ma proprio a causa della sua esclusività, rimane un film consigliato, anzi obbligato, soltanto a chi piace il genere.
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(di marco.g)
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revine1995
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giovedì 4 febbraio 2016
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tra rosso, violenza e nero
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Vedere Viggo Mortensen è sempre un piacere. L’ Aragorn del Signore degli Anelli, infatti, torna nella pellicola di David Cronenberg come autista, guardia del corpo e per l’occasione anche assassino al soldo di Kirill (Vincent Cassel), figlio di un capo mafioso russo che gestisce i suoi affari a Londra. Nickolai (V.M.) non è quello che sembra: segue gli ordini dei suoi capi senza esitare e dando consigli subdoli e meschini per la riuscita delle attività criminose della mafia russa, ma in realtà è un uomo che nasconde la sua vera identità (Attenzione Spoiler) di poliziotto infiltrato.
Veri protagonisti dell’opera di Cronenberg sono i tatuaggi che acquisiscono il ruolo di cronologia dell’esistenza di ogni personaggio che appare, ogni disegno nero sul corpo rappresenta una tappa della vita (dalla prigione al ruolo sociale).
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Vedere Viggo Mortensen è sempre un piacere. L’ Aragorn del Signore degli Anelli, infatti, torna nella pellicola di David Cronenberg come autista, guardia del corpo e per l’occasione anche assassino al soldo di Kirill (Vincent Cassel), figlio di un capo mafioso russo che gestisce i suoi affari a Londra. Nickolai (V.M.) non è quello che sembra: segue gli ordini dei suoi capi senza esitare e dando consigli subdoli e meschini per la riuscita delle attività criminose della mafia russa, ma in realtà è un uomo che nasconde la sua vera identità (Attenzione Spoiler) di poliziotto infiltrato.
Veri protagonisti dell’opera di Cronenberg sono i tatuaggi che acquisiscono il ruolo di cronologia dell’esistenza di ogni personaggio che appare, ogni disegno nero sul corpo rappresenta una tappa della vita (dalla prigione al ruolo sociale).
I fattori che rendono il film, dal mio punto di vista fantastico, sono i colori (il rosso e il nero ballano tra una scena e l’altra dando alla pellicola profondità e fascino; è un film crudo, limpido e reale) e la rissa nei bagni termali, dove Nickolai cadendo in un agguato da parte dei ceceni e combattendo completamente nudo, regala al mondo cinematografico una della più belle scene di combattimento mai viste. #RV1995
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paioco89
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sabato 9 febbraio 2008
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nervi saldi per un cronenberg all'ennesima potenza
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Capolavoro di David Cronenberg il quale mantiene l'insaziabile fame di violenza e crudeltà. Il film, per il quale si consigliano nervi saldi e stomaco forte, si articola bene attorno alla vicenda di una quattordicenne stuprata che da alla vita un bambino. La ragazza non sopravvive al parto e dunque l'infermiera Anna (Naomi Watts) cerca di risalire alla famiglia addentrandosi in un mondo che non è il suo, quello della mafia russa. Un diario appartenente alla giovane madre morta sarà oggetto di violenze e ricatti.
Cronenberg mette in evidenza la diversità tra mondo "normale" e mondo "anormale", quello di noi cittadini del mondo e quello della mafia. Viene resa bene dall'ottima interpretazione di Naomi Watts, personaggio forte ma tremendamente impaurito dall'idea di confrontarsi con una parte di società così tetra e pericolosa; si batte per quella figlia di nessuno, sa di dover scendere a patti con i sicari russi, sa che è rischioso, non sa però se sia la cosa giusta o sbagliata.
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Capolavoro di David Cronenberg il quale mantiene l'insaziabile fame di violenza e crudeltà. Il film, per il quale si consigliano nervi saldi e stomaco forte, si articola bene attorno alla vicenda di una quattordicenne stuprata che da alla vita un bambino. La ragazza non sopravvive al parto e dunque l'infermiera Anna (Naomi Watts) cerca di risalire alla famiglia addentrandosi in un mondo che non è il suo, quello della mafia russa. Un diario appartenente alla giovane madre morta sarà oggetto di violenze e ricatti.
Cronenberg mette in evidenza la diversità tra mondo "normale" e mondo "anormale", quello di noi cittadini del mondo e quello della mafia. Viene resa bene dall'ottima interpretazione di Naomi Watts, personaggio forte ma tremendamente impaurito dall'idea di confrontarsi con una parte di società così tetra e pericolosa; si batte per quella figlia di nessuno, sa di dover scendere a patti con i sicari russi, sa che è rischioso, non sa però se sia la cosa giusta o sbagliata. Viggo Mortensen (nei panni dell'autista russo) fa trasparire il suo vero ruolo solamente nelle battute finali, quindi il pubblico non si annoierà per un esito gia scontato da minuti; in lui si denota una freddezza e una passività tale da renderlo violento al solo sguardo. Kirill (Vincet Cassel) è ormai un esperto di questo genere e si presta perfettamente nella parte dell'inumano, dell'essere senza sentimento, della bestia.
Il film è carico di violenza dal primo all'ultimo minuto, non tanto per il sangue che in alcune scene scorre a fiumi (due sgozzamenti ripresi in primo piano, smembramento di un cadavere, lotta a forza di coltellate sulla carne e sul viso in una sauna) ma per l'atomosfera in cui si cala il film. Viene privilegiato il contrasto di colore tra rosso e nero (colori violenti), lo stupro viene visto come una routine, l'utilizzo di alcool e di fumo caricano ancor di più i personaggi in una sorta di "macchina di morte", dove il ristorante del padre di Kirill è il luogo dove ricaricare le batterie per poi calarsi in un ruolo di morte e atrocità. In generale la freddezza con cui si parlano gli assassini riflette una parte di mondo che non ci appartiene, che nessuno oserebbe immaginare di farne parte.
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samanta
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giovedì 15 marzo 2018
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la vita prevale
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il film del 2007 l'ho visto solo recentemente in TV. E' un film accolto da un notevole successo di critica e da un modesto successo commerciale.. Il regista Cronenberg ormai con una lunga carriera alle spalle cominciato con gli horror e arrivata all'introspezione psicologica sull'uomo e sul male (vedi A Dangerous Method), qui si impegnq in thriller impropriamente, a mio avviso, definito un noir.
Anna (Naomi Watts) un'osterica che lavora a Londra e di origine russa fa nascere una bimba all'ospedale la madre un'adolescente di 14 anni muore e lascia un diario scritto in russo, che lei non conosce (ma suo padre si), nel diario c'é il nome di un ristorante dove Anna va per cercare la famiglia della ragazza e consegna il diario.
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il film del 2007 l'ho visto solo recentemente in TV. E' un film accolto da un notevole successo di critica e da un modesto successo commerciale.. Il regista Cronenberg ormai con una lunga carriera alle spalle cominciato con gli horror e arrivata all'introspezione psicologica sull'uomo e sul male (vedi A Dangerous Method), qui si impegnq in thriller impropriamente, a mio avviso, definito un noir.
Anna (Naomi Watts) un'osterica che lavora a Londra e di origine russa fa nascere una bimba all'ospedale la madre un'adolescente di 14 anni muore e lascia un diario scritto in russo, che lei non conosce (ma suo padre si), nel diario c'é il nome di un ristorante dove Anna va per cercare la famiglia della ragazza e consegna il diario. Il padrone Semyon (Armin Mueller) è in realtà un boss della mafia russa che dirige un giro di prostituzione e poi si apprenderà è lui che ha stuprato la ragazzina ed è il padre della bimba come viene rivelato nel diario. Anna conosce due figure: Kirill (Vincent Cassel) il figlio di Semyon uno psicopatico con tendenze omosessuali e Nikolai (Viggo Mortensen) l'autista tutto fare che alla fine diventa uomo di fiducia del boss e sale di grado. In sintesi Nikolai è un infiltrato della polizia russa e lavora con la sezione di Scotland Yard che si occupa della mafia russa. Nikolay riuscirà a sventare sia il suo assassinio organizzato proprio da Semyon per depistare alcuni malviventi che volevano uccidere il figlio, in un duello da manuale che si svolge in un bagno turco, che a salvare la bambina che sarà adottata da Anna e infine a far arrestare Semyon, così che di fatto diventerà lui il nuovo boss.
Il film ha aspetti abbastanza complessi nel senso che sia pure latente c' è una positività: la scelta fatta da Anna e da Nikolai che vogliono salvare ad ogni costo una vita, emblematica la scena in cui Nikolai costretto a stuprare una ragazza da avviare alla prostituzione, di nascosto le regala oltre dei soldi un'immagine religiosa e pronuncia parole di incoraggiamento, in poche parole anche nelle situazioni più degradanti c'è una luce di speranza. Il film è ben costruito e ambientato, le scene di violenza sono diliuite nella trama e non appaiono gratuite, anche se in alcuni punti la sceneggiatura si dipana un pò lentamente. Appare poi convenzionale il modo in cui è raffigurata la comunità russa come la scene in cui canta Oci ciorne con le lacrime agli occhi. A merito anche dell regista l'intepretazione veramente eccezionale di Mortensen (che ebbe la sua prima nomination agli Oscar, la seconda con Capitan Fantastic) ottima anche Naomi Watts che si libera dai personaggi torbidi che spesso interpreta per recitare in modo appassionato e coivolgente, così come è buona l'interpetazione di Armin Mueller, invece non mi ha convinto Cassel troppo "macchiettistico".
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