Gli amori di Astrea e Céladon

Il gioco leggero del maestro Rohmer in un'Arcadia bucolica e sensuale

Più gli anni passano, più il tocco del venerando Eric Rohmer si fa leggero, leggiadro. Fino a far riscoprire, con Gli amori di Astrea e Céladon, un testo barocco ambientato nella Gallia dei tempi di Asterix. Il regista ne rispetta gli anacronismi, rappresentandolo secondo i canoni della retorica arcadica, tra costumi secenteschi, castelli Luigi XIII, paesaggi bucolici dell'odierna Avernia. Pastorali, la bionda Astrea e il bellissimo Céladon si amano. Quando la ragazza, ingannata da un calunniatore, si convince del tradimento dell'amato ingiungendogli di non farsi mai più vedere, il giovane tenta il suicidio. È salvato da tre ninfe; ma, prima di riconquistare la bella, dovrà travestirsi da donna e superare una serie di prove. Tra l'inizio e l'epilogo, un gruppo di giovani disquisisce d'amore, gelosia, fedeltà: proprio come facevano i loro coetanei in abiti moderni di tanti film rohmeriani. E quando un candido seno scivola dalla camicia di Astrea, o Céladon ne contempla la coscia scoperta nel sonno, circola più erotismo che in tante scene di sesso esplicito di questo festival.
Da La Repubblica, 2 settembre 2007

di Roberto Nepoti, 2 settembre 2007