fedeleto
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venerdì 29 luglio 2011
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gli amori senza tempo
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In un luogo fiabesco,Celadon vive la sua storia d'amore con astrea ,ma per colpa di un equivoco e' scacciato da ella e tenta il suicidio buttandosi in un lago.Lo troveranno delle ninfe e per caso ritrovera' astrea che oramai ha capito il suo errore,si tormenta e si accusa di esser stata solo lei la colpevole.Qual miglior mezzo se non quello di travestire celadon da femmina pur di stare con la sua astrea?Un vero gioiello che racconta la storia di astrea e celadon con molta dolcezza ,poesia e arte(ottima la scelta dei quadri),dove infine le musiche accompagnano il tutto,incorniciando questo ottimo film.
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the lady on the hot tin roof
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domenica 24 gennaio 2010
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il tocco della leggerezza
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La pastorella Astrea, credendo che l'amante Céladon l'abbia tradita, lo respinge. Egli, disperato, si getta in un fiume e viene trovato da una donna di nobili origini... Benvenuti in Arcadia! Entrate nella forma mentis di questo film e tuffatevi in una tela deliziosamente rococò, un mondo remoto rispetto al nostro, in cui tutto è all'insegna dello "scherzo", del gioco d'amore, dei colori pastello, dei lamenti pastorali, delle "bizzarrie" immerse nel rassicurante e luminoso paesaggio e dei pastori filosofi. I dialoghi sono più vicini al teatro che al cinema e l'assenza di colonna sonora (vi sono soltanto flauti e liuti suonati talvolta dai personaggi) accresce la sensazione di assistere ad una rappresentazione galante, messa in scena per la nobiltà colta del '700.
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La pastorella Astrea, credendo che l'amante Céladon l'abbia tradita, lo respinge. Egli, disperato, si getta in un fiume e viene trovato da una donna di nobili origini... Benvenuti in Arcadia! Entrate nella forma mentis di questo film e tuffatevi in una tela deliziosamente rococò, un mondo remoto rispetto al nostro, in cui tutto è all'insegna dello "scherzo", del gioco d'amore, dei colori pastello, dei lamenti pastorali, delle "bizzarrie" immerse nel rassicurante e luminoso paesaggio e dei pastori filosofi. I dialoghi sono più vicini al teatro che al cinema e l'assenza di colonna sonora (vi sono soltanto flauti e liuti suonati talvolta dai personaggi) accresce la sensazione di assistere ad una rappresentazione galante, messa in scena per la nobiltà colta del '700. Tuttavia Rohmer introduce un elemento in più che toglie al film ogni veste di apparente fredda razionalità: i due amanti vengono ritratti non solo nel pieno del loro struggimento d'amore, bensì anche nel momento in cui provano sensazioni per loro nuove e sconvolgenti che donano a questa leggera storia una carica erotica fortissima, priva di qualsiasi gratuità o volgarità, calibrata con sapienza dal maestro Rohmer con la bellezza eterea delle immagini e la grazia quasi musicale delle movenze dei personaggi. Un esempio di questa incredibile simbiosi potrebbe essere una scena in cui Céladon coglie l'amata Astrea addormentata in una radura, con una gamba appena scoperta, e rimane folgorato dalla perfezione del suo corpo. La ridente natura che circonda i personaggi contribuisce in maniera essenziale ad avvolgere lo spettatore nell'atmosfera rarefatta del film ed a fargli dimenticare per i suoi 109 minuti di durata le difficoltà della vita reale. Io credo che l'intento del vecchio Rohmer sia quello di celebrare la giovinezza e l'innocenza dell'amore a lei congeniale, con un po' di nostalgia per l'ideale dell'amore pudico e allo stesso tempo aperto al contatto fisico, come dimostra nel modo più alto la semplice spontaneità del finale. Molto interessante è l'uso sporadico che il regista fa della voce narrante, che non ha funzione esplicativa bensì descrittiva, un "occhio interno" cantautore dei sentimenti degli amanti nel momento stesso in cui li provano. Quanto alla struttura del film, infine, coerentemente con lo stile nel complesso, le sequenze sono divise "per quadretti" attraverso l'interposizione di pannelli che scandiscono la successione temporale delle vicende. Per coloro tra di voi che si lamentano della ripetitività delle trame, questo film è una tappa illustre e obbligata!
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ascoltatemahler!
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domenica 16 dicembre 2007
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sono anni che l'ascolto, e non solo lui...
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Salve,
nel mio nickname non mi riferivo comunque alla musica, ma ad una frase che Mahler replicò a Bruno Walter, il quale tutto entusiasta era venuto ad annunciargli che aveva conosciuto un nuovo musicista, autore di cose davvero interessanti. La risposta lapidaria fu: "Interessante è facile. Bello è difficile". Credo che sia una frase decisamente profonda e in grado tutt'oggi di far riflettere sul reale valore di un sacco di presunta "arte", anche e soprattutto attuale. A condizione di volerlo fare, ovviamente... Nel caso specifico confermo il giudizio, ampiamente non condivisibile, per carità, (d'altra parte non mi interessa trovare proseliti), di un film estremamente pretenzioso, cerebrale, banalmente didascalico nei dialoghi, asettico e non credibile nella componente emotiva, e nell'insieme quindi insipido.
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Salve,
nel mio nickname non mi riferivo comunque alla musica, ma ad una frase che Mahler replicò a Bruno Walter, il quale tutto entusiasta era venuto ad annunciargli che aveva conosciuto un nuovo musicista, autore di cose davvero interessanti. La risposta lapidaria fu: "Interessante è facile. Bello è difficile". Credo che sia una frase decisamente profonda e in grado tutt'oggi di far riflettere sul reale valore di un sacco di presunta "arte", anche e soprattutto attuale. A condizione di volerlo fare, ovviamente... Nel caso specifico confermo il giudizio, ampiamente non condivisibile, per carità, (d'altra parte non mi interessa trovare proseliti), di un film estremamente pretenzioso, cerebrale, banalmente didascalico nei dialoghi, asettico e non credibile nella componente emotiva, e nell'insieme quindi insipido. Probabilmente, a chi associa alla parola amore la passione travolgente di un Neruda o di un Tristano e Isotta per rimanere in tema di musica, o di un'Estasi di Santa Teresa nell'ambito della scultura, gli amoretti filosofici dei due protagonisti fanno poco effetto. Ma non voglio divagare e lascerò ai critici il loro importante lavoro, non senza ricordare prima, però, che Saint-Saëns nel suo Carnevale degli animali ha loro assegnato il raglio degli asini, e, in tempi più recenti, le teste di
Modigliani qualcos'altro ancora hanno insegnato sulla loro reale competenza. D'altra parte ad altre recensioni che ho letto si potrebbe tranquillamente rispondere: "Giudizio troppo indulgente!"... Ciao e alla prossima! :-)
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(di giuliano451)
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(di ascoltatemahler!)
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giuliano451
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venerdì 23 novembre 2007
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un po' sotto tono
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Solo simpatico... inferiore al livello medio dei film di Rohmer.
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davidz
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martedì 20 novembre 2007
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bello, davvero...
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In film pieno di fascino e di freschezza, da vedere assolutamente!
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lucio
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sabato 10 novembre 2007
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amore bucolico
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Questo è cinema allo stato puro . Nei primi minuti di proiezione si avverte un cambiamento interiore simile alla metempsicosi . Le recenti e scontate conoscenze cinematografiche escono dalla mente e si liberano dalle scorie del global market depurandosi da ogni orpello commerciale . Eric Rohmer realizza così il rovesciamento culturale della idea che si ha oggi del cinema . Le immagini non sono più le uniche detentrici del messaggio che è diretto allo spettatore . Sono invece l'esatto contrario . In questo film è il testo di Honoré d'Urfé ad essere protagonista assoluto . Il grande scrittore francese è dunque riletto con le rappresentazioni che sembrano corredare , con una perfezione incredibile ,la natura selvaggia ,lo scorrere lento del diafano fiume e la bellissima storia di due giovani amanti nella terra dei Galli e dei Druidi .
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Questo è cinema allo stato puro . Nei primi minuti di proiezione si avverte un cambiamento interiore simile alla metempsicosi . Le recenti e scontate conoscenze cinematografiche escono dalla mente e si liberano dalle scorie del global market depurandosi da ogni orpello commerciale . Eric Rohmer realizza così il rovesciamento culturale della idea che si ha oggi del cinema . Le immagini non sono più le uniche detentrici del messaggio che è diretto allo spettatore . Sono invece l'esatto contrario . In questo film è il testo di Honoré d'Urfé ad essere protagonista assoluto . Il grande scrittore francese è dunque riletto con le rappresentazioni che sembrano corredare , con una perfezione incredibile ,la natura selvaggia ,lo scorrere lento del diafano fiume e la bellissima storia di due giovani amanti nella terra dei Galli e dei Druidi . Céladon ama Astrea . Astrea ama Céladon . Gli gnomi e le fatine dei boschi li accarezzano nel sonno e nella veglia . Quando il giovane pastore incontra la sua adorata che dorme il film diventa poesia struggente . Il volto di lei è coperto da un bianco drappo . Céladon avvicina le sue labbra per ridestarla , ma poi fugge silenzioso come un uccello silvano che è sospinto dalle carezze di un vento leggiadro . Questo magnifico lungometraggio non ha avuto bisogno di colonna sonora . La musica proveniva dal linguaggio dei corpi , dai movimenti sensuali dei ragazzi innamorati e dalle stupende parole di Honoré d'Urfé . Meraviglioso .
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giusy
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lunedì 15 ottobre 2007
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stupendo
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Mi dispiace contraddire metà del pubblico di questo forum, ma questo film è ... meraviglioso!
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fabio
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venerdì 12 ottobre 2007
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bah
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Semplicemente da stare a casa.
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mauri 89
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domenica 23 settembre 2007
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l'amore secondo rhomer.
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Ci vuole coraggio a fare un film del genere.In pochi se lo possono permettere,e sicuramente Erich Rohmer,83 enne regista francese è uno di questi. Il suo Les Amour d'Astrèe et de Cèladon,in concorso a Venezia,è l'adattamento cinematografico del poema mitologico di Honorè d'Hurfè,datato mileseicento.
Rhomer ambienta una storia semplice,pura,in un'Arcadia indefinita,bucolica,tra ninfe e flauti e satiri dal sapore virgiliano. Senza divi,ma solo attori belissimi che poggiano la propria recitazione principalmente sulla letteratura e sulla poesia che emergono dall'immenso romanzo di Hurfè. Il coraggio invece deriva dalla scelta di campo operata dall'autore dei Racconti Morali:fare un film diverso, senza guardare direttamente allo spettatore o alla facile visione,d'elite,difficile,quasi noioso nel senso migliore del termine.
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Ci vuole coraggio a fare un film del genere.In pochi se lo possono permettere,e sicuramente Erich Rohmer,83 enne regista francese è uno di questi. Il suo Les Amour d'Astrèe et de Cèladon,in concorso a Venezia,è l'adattamento cinematografico del poema mitologico di Honorè d'Hurfè,datato mileseicento.
Rhomer ambienta una storia semplice,pura,in un'Arcadia indefinita,bucolica,tra ninfe e flauti e satiri dal sapore virgiliano. Senza divi,ma solo attori belissimi che poggiano la propria recitazione principalmente sulla letteratura e sulla poesia che emergono dall'immenso romanzo di Hurfè. Il coraggio invece deriva dalla scelta di campo operata dall'autore dei Racconti Morali:fare un film diverso, senza guardare direttamente allo spettatore o alla facile visione,d'elite,difficile,quasi noioso nel senso migliore del termine. Abbandonarsi completamente,nella prima parte,a un racconto teorico e didascalico,morale appunto,dove la riflessione su Amore (e non sull'amore)occupa la scena.Ritrovarsi,nel finale,come Astrèe e Celadon,tra schermaglie amorose e una sensualità emozionante,senza amplessi,fatta solo di immagini e nudi derivati da ricerche pittoriche precise.Fino a giungere ad un parossismo di carezze,baci,sorrisi,gioia,poesia. E di applausi al Maestro.
Maurizio ALLASIA
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[+] grande!
(di lino)
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