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Ci vuole coraggio a fare un film del genere.In pochi se lo possono permettere,e sicuramente Erich Rohmer,83 enne regista francese è uno di questi. Il suo Les Amour d'Astrèe et de Cèladon,in concorso a Venezia,è l'adattamento cinematografico del poema mitologico di Honorè d'Hurfè,datato mileseicento.
Rhomer ambienta una storia semplice,pura,in un'Arcadia indefinita,bucolica,tra ninfe e flauti e satiri dal sapore virgiliano. Senza divi,ma solo attori belissimi che poggiano la propria recitazione principalmente sulla letteratura e sulla poesia che emergono dall'immenso romanzo di Hurfè. Il coraggio invece deriva dalla scelta di campo operata dall'autore dei Racconti Morali:fare un film diverso, senza guardare direttamente allo spettatore o alla facile visione,d'elite,difficile,quasi noioso nel senso migliore del termine. Abbandonarsi completamente,nella prima parte,a un racconto teorico e didascalico,morale appunto,dove la riflessione su Amore (e non sull'amore)occupa la scena.Ritrovarsi,nel finale,come Astrèe e Celadon,tra schermaglie amorose e una sensualità emozionante,senza amplessi,fatta solo di immagini e nudi derivati da ricerche pittoriche precise.Fino a giungere ad un parossismo di carezze,baci,sorrisi,gioia,poesia. E di applausi al Maestro.
Maurizio ALLASIA
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