Vero come la finzione |
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Un film di Marc Forster.
Con Will Ferrell, Maggie Gyllenhaal, Dustin Hoffman, Queen Latifah, Emma Thompson.
continua»
Titolo originale Stranger Than Fiction.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- USA 2006.
- Sony Pictures Italia
uscita venerdì 2 febbraio 2007.
MYMONETRO
Vero come la finzione
valutazione media:
3,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Per Hoffman un esercizio quasi scolastico
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| domenica 6 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Non si può dire che nel nuovo millennio Dustin Hoffman abbia avuto una presenza invadente su grande schermo. Due sono le teorie che nel corso degli anni hanno cercato di dare una spiegazione a questa sostanziale latitanza con qualche interruzione, anzi tre. La prima sostiene che le nuove generazioni di registi affermatesi nel frattempo non ne sopportino troppo il carattere testardo, puntiglioso al limite del litigio e sempre più brontolone. La seconda teoria parte sempre dalla testardaggine e dalla meticolosità dell’attore per arrivare alla conclusione che sia lo stesso Hoffman a centellinare le presenze sullo schermo scegliendo con cura le storie e i ruoli che lo convincono di più. La terza, forse la più ovvia, è che Dustin Hoffman con il passare degli anni e dopo aver ottenuto quasi tutto dal suo lavoro sia sempre meno disponibile a sacrificare troppo tempo per il cinema. Scegliere tra le tre ipotesi, tutte a loro modo fondate, diventa un esercizio quasi scolastico di fronte a geniali e talentuose prove d’attore come quella fornita in Vero come la finzione. Il suo professor Hilbert, caffeinomane e quasi sempre scalzo, appare come l’antagonista dell’algida e contratta scrittrice Kay Eiffel e non soltanto per i modi disinvolti al limite dell’eccentricità. La stanza in cui vive ed esercita la professione di studioso di letteratura, piena di libri, caotica e cromaticamente ricca si contrappone al grigiore dell’ambiente spoglio che ospita la scrittrice. Hoffman regala perle di tecnica sopraffina al folle genio del suo personaggio. Due sono i momenti indimenticabili della sua interpretazione. Il primo è quello in cui prova a salvare il protagonista dal suo destino con un'affascinante investigazione letteraria per esclusione. Il secondo è l’espressione con la quale comunica ad Harold che deve morire perché la sua morte è la fine logica della storia nella quale è immerso e che cambiare il finale sarebbe un peccato perché si tratta di “un capolavoro”.
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