La stella che non c'è |
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Un film di Gianni Amelio.
Con Sergio Castellitto, Ling Tai, Angelo Costabile, Hiu Sun Ha, Catherine Sng, Enrico Vanigiani, Roberto Rossi, Chungqing Xu, Biao Wang, Jian-yun Zhao, Qian-hao Huang, Xiu-feng Luo, Xian-bi Tang, Lin Wang.
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Drammatico,
durata 104 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 8 settembre 2006.
MYMONETRO
La stella che non c'è
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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una centralina a forma di stella...di Dario Di ViestoFeedback: 0 |
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martedì 1 maggio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Amelio ama viaggiare. Il suo cinema è un viaggio continuo, dove i percorsi geografici, pur tortuosi e affascinanti che siano, contano sicuramente meno di quelli interiori che il viaggio inesorabilmente comporta. Il viaggio significa sempre avventura, ma significa pure conoscenza di sé, ricerca ed, eventualmente, cambiamento. Il soggetto del film è una libera divagazione che trae spunto dal libro “La dismissione” di Ermanno Rea. Una multinazionale cinese compra in Italia un altoforno che, a detta del suo manutentore Vincenzo Buonavolontà, è difettoso e pericoloso. Pur avvertita del problema, la ditta decide di portare il macchinario in Cina, prima che l’operaio fosse riuscito ad ovviare al problema. Così, per sua vocazione, Vincenzo vola a Shangay per portare alla ditta la centralina idraulica da lui accuratamente modificata, che potrà permettere all’altoforno di funzionare perfettamente. L’azienda che aveva comprato l’impianto, però, lo ha rivenduto ad un'altra. Comincia così per il nostro Buonavolontà, di nome e di fatto, e per la sua guida Liu Hua, un lungo peregrinare per le “Cine”. La “nuova Cina” esplode di industrie e grattacieli sfavillanti, di degradi civici e culturali; una Cina più antica ed autentca si nasconde fra i viottoli dei paesini, nella semplicità, nello sguardo dei tanti bambini che affollano la storia. “Non avrei mai immaginato che la Cina fosse così” dice ad un certo punto il protagonista. La Cina si svela contemporaneamente davanti al protagonista e davanti la cinepresa. Ed è facile perdersi, soprattuto quando non si sa bene cosa si sta cercando. Buonavolontà sembra un moderno Don Chisciotte, perso nel labirinto dell’economia globale. La mente del protagonista, lungo il viaggio, si alimenta dubbi e disincanti: dove è quella stella che nella bandiera cinese una volta significava “Onestà, pazienza, giustizia, solidarietà?” Buonavolontà la cerca, per tutto il film. Ed ecco che la trama diventa un pretesto. La missione del protagonista diventa un espediente impossibile (chiamtelo pure inverosimile) per mostrare lo smarrimento di un uomo di fronte la realtà, il suo senso d'impotenza, la sua solitudine. Vincenzo si accorge di quanto sbiadito sia il miraggio d'utopia: il bisogno di essere un ingranaggio del tutto. La necessità di poter contribuire per apportare un cambiamento, nella società dell’economia globale, è una speranza decapitata, una bandiera stracciata al vento (come si vede in una delle sequenze più belle del film). “La stella che non c’è” è una favola moderna e, come tale, una favola triste. Vincenzo è molto simile al pezzo di ferro che stringe sempre fra le mani: un elemento che avrebbe l’aspirazione di raccordarsi ad un sistema, ma che, alla fine, risulterà fatalmente inutile allo stesso e scaricato fra i rifiuti della civiltà industriale. A mio parere, se qualche imperfezione è riscontrabile, essa non è, come molti dicono, nel finale, la cui ambientazione onirica enfatizza il tono volutamente inverosimile e fiabesco di tutta la storia. Il difetto risiede invece in certi punti della sceneggiatura, nell’assenza di alcuni intrecci coinvolgenti che avrebbero veicolato in modo più convincente lo svolgimento di tutta l’azione. Sergio Castellitto, nei panni del protagonista, si conferma (anche se in merito non vi erano dubbi) uno dei migliori attori italiani in circolazione. Per la cinese Tai Ling, nel personaggio di Liu Hua, è stata la prima apparizione sul grande schermo, e questo si vede. Innanzi agli occhi miopi del botteghino, il film di Amelio è passato inosservato, una meteora sfumata fra fuochi d’artificio tanto sgargianti, quanto effimeri. Il tempo restituirà sentenze più veritiere. “La stella che non c’è”, mi auguro tornerà a brillare.
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