Giù per il tubo

Cosa non si riesce a fare con un po' di plastilina…

Topo elegantone residente a Kensington, Roddy finisce giù per gli impianti igienici e si ritrova nel mondo sotterraneo, abitato da suoi consimili proletari. Apprezzato dai cultori delll'animazione per le storie di Wallace & Gromit, lo studio inglese Aardman si è associato con la DreamWorks dai tempi del memorabile Galline in fuga. Ora partecipa all'epico duello di questa contro la concorrente Pixar realizzando un film tecnicamente innovativo, che negozia un'alleanza tra la plastilina — materia prima tradizionale della casa — e l'animazione tridimensionale. Gli animatori della Aardman, infatti, sono riusciti a realizzare al computer una simulazione della pasta per modellare, riproducendone la grana, i volumi e addirittura le imperfezioni (come un certo "asincronismo" tra le parole e i movimenti della bocca) con una precisione sorprendente. L'autentica plastilina, del resto, avrebbe reso impossibili certe cose; a partire dalla resa dell'acqua, essenziale nel film. Pur restando Il migliore dei film d'animazione usciti per Natale, Giù per il tubo mostra invece i suoi limiti nel registro dei contenuti. Non mancano i messaggi edificanti sul valore della famiglia e dell'amicizia, già inflazionati dalla Pixar, e la quasi totalità delle gag vana intorno all'antropomorfismo e alle analogie tra il nostro mondo e quello dei topi. Fortuna che il ritmo è sostenuto e che le situazioni al secondo grado non sono riservate ai soli minori di otto anni.
Da La Repubblica, 29 dicembre 2006


di Roberto Nepoti, 29 dicembre 2006