daniele
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lunedì 30 gennaio 2006
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bellissimo
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Il film trovo che sia una grande suggezione sia di immagini assolutamente innovative, non a caso il regista è un direttore della fotografia, sia del colore qusi sempre usato il seppia con il bianco e nero. Questa scelta la reputo ottima proprio per dar maggior risalto al vuoto delle emozioni delle persone che hanno vissuto quell'esperienza e per dar maggior risalto ad un epoca che di colore ne aveva ben poco.
Altra cosa che ho trovato positiva, l'aver sottolineato in minor modo possibile le efferatezze e le crudeltà che venivano infertegli. Una nota magica la grande amicizia del ragazzo con l'altro compagno più adulto e l'immagine all'inizio del film del padre che guarda il figlio con le lacrime agli occhi perchè sa che non lo rivedrà mai più.
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Il film trovo che sia una grande suggezione sia di immagini assolutamente innovative, non a caso il regista è un direttore della fotografia, sia del colore qusi sempre usato il seppia con il bianco e nero. Questa scelta la reputo ottima proprio per dar maggior risalto al vuoto delle emozioni delle persone che hanno vissuto quell'esperienza e per dar maggior risalto ad un epoca che di colore ne aveva ben poco.
Altra cosa che ho trovato positiva, l'aver sottolineato in minor modo possibile le efferatezze e le crudeltà che venivano infertegli. Una nota magica la grande amicizia del ragazzo con l'altro compagno più adulto e l'immagine all'inizio del film del padre che guarda il figlio con le lacrime agli occhi perchè sa che non lo rivedrà mai più.
Un film sull'olocausto per niente scontato, molto profondo, con un occhio diverso dalla maggior parte dei film che hanno trattato lo stesso argomento e la straordinaria interpretazione del giovane protagonista. Il tutto condito dalle magnifiche musiche del maestro Morricone
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(di sciakubucu)
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lella sabadini
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venerdì 10 febbraio 2012
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bellissimo e commuovente...
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Uno dei migliori fra i molti film che ho visto sull'argomento.
La fotografia naturalmente è uno dei fattori che contribuiscono all'atmosfera nel passaggio dal colore a un bianco e nero che contribuisce a rendere meno crude certe scene ma nello stesso tempo sottolinea lo stato d'animo dei detenuti e degli spettatori man mano che la vicenda si dipana.
E' uno dei rari film in cui si insiste sul ripetersi delle giornate sempre uguali scandite dalla sveglia, dalla magra colazione e dal lavoro , dall'ammassarsi alla fine nelle baracche dove il sonno non è riposo : questo, a mio parere, a differenza di tante altre pellicole rende l'idea della “ banalità del male “: l'orrore, il sopruso diventano routine.
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Uno dei migliori fra i molti film che ho visto sull'argomento.
La fotografia naturalmente è uno dei fattori che contribuiscono all'atmosfera nel passaggio dal colore a un bianco e nero che contribuisce a rendere meno crude certe scene ma nello stesso tempo sottolinea lo stato d'animo dei detenuti e degli spettatori man mano che la vicenda si dipana.
E' uno dei rari film in cui si insiste sul ripetersi delle giornate sempre uguali scandite dalla sveglia, dalla magra colazione e dal lavoro , dall'ammassarsi alla fine nelle baracche dove il sonno non è riposo : questo, a mio parere, a differenza di tante altre pellicole rende l'idea della “ banalità del male “: l'orrore, il sopruso diventano routine. Indimenticabile la scena in cui il protagonista, dopo essere caduto per il peso del sacco che gli era stato messo sulle esili spalle, si rialza e porge la schiena con le braccia pronte a ricevere il peso insostenibile ma.... da sostenere per continuare a vivere.
Debbo ammettere che in vari momenti mi sono commossa proprio per la linearità e la semplicità con cui gli avvenimenti vengono descritti e per come la narrazione venga affidata in gran parte alle espressioni dei volti.
E' anche uno dei pochi film che insiste sulla disumanità degli “ appelli “ che si protraevano al gelo per ore, a volte per tutta la notte con l'unico scopo di infierire ulteriormente sui detenuti e di provocarne la morte per assideramento. ( Il timore di questi appelli è sempre descritto dai sopravvissuti nei loro libri ma raramente rappresentato)
Ed ecco allora un'altra scena magistrale :i prigionieri visti dall'alto che dondolano a ritmi differenti per cercare di restare i piedi sperando che il tempo passi il più velocemente possibile mentre uno di essi, ormai impazzito gesticola in modo inconsulto.
Un'altra particolarità è il soffermarsi sull' atteggiamento dei due schieramenti contrapposti di chi ha contribuito alla liberazione del campo.
L'americano sa che il destino che attende il protagonista non sarà facile : l'Ungheria entrerà a far parte del URSS e anche i Russi non son mai stati teneri con gli ebrei.
Gyuri decide di tornare in patria accompagnato da un russo che ostenta un falso entusiasmo per la libertà riacquistata dai sopravvissuti ma che non riesce a strappare nemmeno un sorriso a persone tanto provate riportandole“ allegramente” alle loro vite precedenti che però non saranno mai più le stesse. E' come se il protagonista capisse che, comunque vadano le cose è stato crudelmente giocato dal destino, che poi, afferma, è composto da tante piccole scelte inconsapevoli, e diffida anche del futuro. Terribile la risposta : “ provo soltanto odio”.
Grazie alla sua giovane età probabilmente riuscirà a costruirsi la vita che avrebbe voluto ma quanta mestizia nei suoi pensieri mentre si allontana in controluce dalla piazza un tempo familiare... Nessun sopravvissuto può dimenticare di esser stato senza destino
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cris
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venerdì 29 settembre 2006
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il significato vero della dignità umana!
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Drammatico e crudele,questo documentario rigorosamente realistico rappresenta un ricordo vero ed autentico del orrore, allo stato puro,dell'Olocausto.Capisco chi dice che scrivere una critica su una tragedia di questa portata può risultare alquanto difficile perchè si valorizza il tecnico di un film creato invece per costituire unicamente una testimonianza storica di natura riflessiva,ma trattare con una certa superficialità un lavoro di questo genere significa limitarsi unicamente ad una visione di due ore e non sprecare maggior tempo per cogliere invece l'intento del regista!La crudezza a volte è l'unica risorsa disponibile per inculcare nello spettatore il senso estremo e il paradosso di orrori di questo livello!Se è legittimo che un thriller o un noir siano irreprensibilmente carichi d
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Drammatico e crudele,questo documentario rigorosamente realistico rappresenta un ricordo vero ed autentico del orrore, allo stato puro,dell'Olocausto.Capisco chi dice che scrivere una critica su una tragedia di questa portata può risultare alquanto difficile perchè si valorizza il tecnico di un film creato invece per costituire unicamente una testimonianza storica di natura riflessiva,ma trattare con una certa superficialità un lavoro di questo genere significa limitarsi unicamente ad una visione di due ore e non sprecare maggior tempo per cogliere invece l'intento del regista!La crudezza a volte è l'unica risorsa disponibile per inculcare nello spettatore il senso estremo e il paradosso di orrori di questo livello!Se è legittimo che un thriller o un noir siano irreprensibilmente carichi di tensione fobica e drammatica, allora è più che necessario che film come"Senza Destino" siano volutamente tragici e forti di emozioni!Le generazioni di oggi di certo non hanno diretta responsabilità dell'Olocausto nazista,però devono assolutamente acquisire la consapevolezza di realtà,purtroppo vere,che hanno cambiato orrendamente la storia e macchiato di sangue innocente un valore che non avrebbe mai dovuto essere profanato: la dignità umana!In un mondo,come quello attuale,dove tutto si prende con leggerezza e il lamento è la lingua che si parla meglio,si deve assolutamente far percepire cosa è stato e cosa è ancora oggi il pianto vero della sofferenza umana!L'unico limite di questo splendido capolavoro è quello di non poter essere assolutamente guardato dai bambini,che invece sarebbero particolarmente adatti e sensiblili,a capire cose di questo genere e a non scordarle mai più!L'educazione infatti si apprende nell'infanzia e l'impatto su un bambino di una storia come questa è senz'altro più forte che su un adulto;la sua innocenza lo porta ad assimilarne prima il contenuto e a maturare giudizi e opinioni personali su concetti di Bene e Male,giustizia e non,innocenza e colpa,che un adulto può solo sognare!Si potrebbe fare un confronto diretto con un altro lavoro crudo di qualche anno fa:"the Passion"di Mel Gibson!Quale altro film ha mai fatto percepire così intensamente l'autentico calvario del figlio di Dio, quale altra storia potrebbe invitare alla riflessione sui paradossali errori dell'uomo!Il potere comunicativo però qui è diverso,persino nelle scene più cruente si percepisce il senso di dignità del Dio condannato dagli uomini,e la forza della speranza sa evocare l'attrazione dello spettatore,che segue come è giusto che sia,il dolore affrontato a testa alta e con la consapevolezza della sua non eternità!La comunicabilità di "Senza Destino" è quella di un normalissimo prigioniero,addirittura un ragazzo,ma soltanto verso la fine abbozza un minimo di ottimismo per il futuro,lo stravolgimento dell'esperienza del Lager purtroppo è tale che col tempo gli farà maturare soltanto una certa durezza di cuore,e non una forza conseguente a un senso di dignità messo a dura prova ma mai portato via!Non si intravede il senso della speranza e della liberazione,per rivalutare il mondo in un modo nuovo e non scontato,ma un profondo vuoto e la cancellazione di ogni sentimento umano,un dolore che perdurerà per sempre,una non ripresa della natura umana,inscindibile dalla speranza e dalla dignità!Sicuramente si tratta solo di un ragazzo e non del Salvatore,ma forse il pubblico e con esso i bambini avrebbe apprezzato di più alla fine un barlume di luce:un nuovo destino!
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