L'alba del giorno dopo

Acquista su Ibs.it   Soundtrack L'alba del giorno dopo   Dvd L'alba del giorno dopo   Blu-Ray L'alba del giorno dopo  
Un film di Roland Emmerich. Con Dennis Quaid, Jake Gyllenhaal, Emmy Rossum, Dash Mihok, Jay O. Sanders.
continua»
Titolo originale The day after tomorrow. Catastrofico, Ratings: Kids+13, durata 124 min. - USA 2004. MYMONETRO L'alba del giorno dopo * * * - - valutazione media: 3,20 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Luca Fraioli

Il Venerdì di Repubblica

Si annuncia una fine di primavera gelida, anzi glaciale. Non tanto qui, in prossimità del circolo polare artico, quanto nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, dove dal 28 maggio sarà proiettato il kolossal ecocatastrofico The day after tomorrow. Sugli schermi andrà in scena la glaciazione prossima Ventura: Londra, Parigi, New York sepolte dalla neve, milioni di persone che soccombono alla forza degli elementi, altrettante che per salvarsi migrano verso sud. Solo fantascienza? O davvero rischiamo di sperimentare sulla nostra pelle una nuova era glaciale?
È molto probabile che ci sia una nuova glaciazione, ma non sappiamo quando si verificherà», dice il geofisico islandese Ari Trausti Gudmundsson. «Quello che possiamo fate è tenere sotto controllo i nostri ghiacciai: sono un ottimo strumento per prevedere i cambiamenti climatici in arrivo».
Qui, in realtà, l’ultima era glaciale, terminata 13 mila anni fa, sembra non essere mai finita: ci si sposta in moto-slitta a 7 gradi sotto zero, protetti da caschi e tute termiche. Siamo al centro del Langjokull, il secondo ghiacciaio d’Islanda, un tappeto di ghiaccio spesso 700 metri che si estende per 950 chilometri quadrati. Tutto ciò che lo sguardo riesce a catturate sembra immobile, «congelato» da milioni dl anni. «Eppure non è così», dice Gudmundsson. «I ghiacciai islandesi sono relativamente giovani. Si sono formati poche migliaia di anni fa e hanno subito molti cambiamenti. Ora però tutte le nostre misurazioni dimostrano che i ghiacci si stanno sciogliendo».
La conferma arriva anche dai satelliti della Nasa, che hanno fotografato a distanza di trent’anni il Langjokull, il più grande ghiacciaio islandese, mostrando un arretramento di circa due chilometri. Il Vatnajokull e il Langjokull sono in ottima compagnia. La settimana scorsa ricercatori dell’Università del Galles hanno annunciato che negli ultimi dieci anni anche il ghiacciaio San Rafael, sul versante cileno della Patagonia, si è ritirato di un chilometro. E c’è chi ha calcolato che si è già sciolto il 20 per cento dei ghiacci polari. Responsabile di tutto questo sarebbe il riscaldamento globale provocato dall’immissione dei gas serra nell’atmosfera da parte dell’uomo.
Ma se la temperatura del Pianeta aumenta e I ghiacci si sciolgono perché temere una nuova era glaciale? «Lo scioglimento dei ghiacciai ha come prima conseguenza l’innalzamento del livello dei mari, che in futuro potrebbe minacciare le località costiere», risponde Gudmundsson. «Ma c’è una minaccia ancora più grave: le grandi quantità di acqua dolce provenienti dai ghiacciai potrebbero alterare la concentrazione salma degli oceani e bloccare la Corrente del Goffo. Se, dovesse accadere, lo scenario di una nuova era glaciale non sarebbe poi così improbabile».
Annuisce lo sceneggiatore Jeffrey Nachmanoff, che ci accompagna sullo Langjokull e che ha avuto l’arduo compito di rendere scientificamente plausibile la catastrofe climatica mostrata in The day after tomorrow. «Il regista Roland Emrnerich (Independence day, The patriot) ha pensato a questo film dopo aver letto Tempesta globale di Bell Art e Strieber Whitley (Rizzoli, pp. 304, euro 15,49), una via di mezzo tra il romanzo e il saggio scientifico», dice Nachmanoff. «Nel libro si immagina che il riscaldamento globale inneschi una serie di fenomeni atmosferici estremi, per poi dare origine a una vera e propria glaciazione nell’emisfero nord della Terra. Per capire quanto ci fosse di vero in questa ipotesi mi sono calato nei panni del giornalista e ho intervistato gli esperti della Nasa, della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) e delle migliori università Usa. Tutti mi hanno confermato che lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe alterare il sistema delle correnti oceaniche, provocando un brusco abbassamento delle temperature in alcune zone del pianeta».
È già successo In passato, come risulta da una ricerca pubblIcata lo scorso 22 aprIle sul settimanale Nature. Un team del Woods Hole Oceanographic Institution, in Massachusetts, studiando i sedimenti oceanici al largo delle Bermude, ha scoperto che nell’area del Nord Atlantico il periodo più freddo degli ultimi 20 mila anni si è verificato 17.500 anni fa, quando ci fu un collasso delle correnti oceaniche forse provocato dallo scioglimento di un gran numero di iceberg. «Non è ancora chiaro il meccanismo esatto che blocca le correnti», ha detto il capo dell’équipe Jerry McManus, «ma è molto probabile che all’origine ci sia l’immissione di acqua dolce in punti particolarmente sensibili degli oceani».
Insomma, anche la scienza ufficiale comincia a prendere in considerazione l’ipotesi glaciazione paventata in The day after tomorrow. Certo nessun climatologo crede a un’evoluzione tanto repentina come quella raccontata nella pellicola di Emmerich.
Nella peggiore delle ipotesi ci vorranno decine di anni, e non poche ore, per passare dalla situazione attuale a un’Europa e un Nord America ricoperti dai ghiacci. «f3 stata l’unica nostra forzatura», si difende Nachmanoff «ma le esigenze drammaturgiche ci hanno costretto a concentrate l’intera vicenda in pochi giorni. Il nostro è pur sempre un film di intrattenimento, non un documentario».
Sarà, ma l’impatto di The day after tomorrow rischia di andare ben oltre il box office e la notte degli Oscar. Le due ore di effetti speciali mozzafiato quasi certamente attireranno sui cambiamenti climatici anche l’attenzione di chi non ha mai voluto saperne di inquinamento ed effetto serra. Non a caso Gorge W. Bush ha vietato agli scienziati della Nasa di rilasciare interviste in occasione del lancio del film, nel timore che il dibattito sull’ambiente possa condizionare la campagna elettorale per le presidenziali di novembre. Dunque The day after tomorrow darà una mano a John Kerry? «Non saprei», risponde Nachmanoff. «Kerry, se paragonato a Bush, è un fondamentalista dell’ambiente, ma non ha preso alcun impegno preciso sull’effetto serra. Sa che non può diventare presidente degli Stati Uniti chiedendo agli elettori di rinunciare all’aria condizionata o all’automobile».
Eppure qualcosa va fatto. «Non riusciremo a impedire la prossima glaciazione, ma almeno potremmo evitare di accelerarla continuando a immettere CO2 nell’atmosfera», che Gudmundsson guardando la distesa di neve del Langjokull. «Anche perché se la previsione di The day after tomorrow si avverasse noi islandesi saremmo i primi a dover fuggire verso sud». Proprio loro che, puntando sulle auto a idrogeno e sulle centrali geotermiche, inquinano meno degli altri.
Da Il Venerdì di Repubblica, 7 maggio 2004


di Luca Fraioli, 7 maggio 2004

Sei d'accordo con la recensione di Luca Fraioli?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
75%
No
25%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico
L'alba del giorno dopo | Indice

Recensioni & Opinionisti Articoli & News Multimedia Shop & Showtime
Poster e locandine
2 | 11 | 12 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 |
Immagini
1 | 2 | 3 |
Scheda | Cast | News | Trailer | Poster | Foto | Frasi | Rassegna Stampa | Pubblico | Forum | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità