L'alba del giorno dopo |
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Un film di Roland Emmerich.
Con Dennis Quaid, Jake Gyllenhaal, Emmy Rossum, Dash Mihok, Jay O. Sanders.
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Titolo originale The day after tomorrow.
Catastrofico,
Ratings: Kids+13,
durata 124 min.
- USA 2004.
MYMONETRO
L'alba del giorno dopo
valutazione media:
3,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il troppo stroppia
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| domenica 27 luglio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Intendiamoci: la pellicola può essere interessante dal punto di vista ecologico e sociale, dacché ci pone innanzi ad una problematica, che ben presto, se nessuno tra coloro che hanno voce in capitolo vorrà decidersi a fare qualcosa, riguarderà tutti noi esseri umani molto più da vicino di quanto non avremmo mai voluto. Il surriscaldamento globale, il conseguente terrore di una nuova glaciazione sono tematiche forti ed è giusto che anche la cinematografia se ne ricordi ogni tanto (giusto per non dimenticare quanto il cinema possa essere vicino alla nostra quotidianità e divenire anche strumento di analisi sociale); semmai è discutibile la modalità con cui decide di occuparsene. In tal senso, forse, costruire un disaster movie di questa portata può non essere una grande idea: le abnormi e sproporzionate esagerazioni di cui abbonda la pellicola (ridicola la bandiera che si ghiaccia in due secondi al passare di una folata di gelido vento, o l’uomo assiderato all’inizio allo stesso modo) rischiano di allontanare il pensiero comune – specie degli spettatori poco informati o poco interessati – da questi problemi, secondo la logica: “ma ti pare che possano succedere queste cose?! E’ solo un film!”. Il troppo stroppia e il rischio è quello di produrre nello spettatore un senso di svagato divertimento anziché il desiderio di approfondire scientificamente la tematica trattata nei suoi effettivi risvolti ambientali. L’idea di fondo, di conseguenza, è sbagliata e la pellicola non sortisce l’effetto desiderato (molto meglio sarebbe stato realizzare un documentario sullo stesso tema, come ha felicemente provveduto a fare l’intrepido Al Gore con “Una scomoda verità”, decisamente più realistico, efficace e scientificamente accurato). Mi si può ribattere come il tentativo del regista sia quello di dare alla tematica uno spessore più artistico, resuscitando il genere catastrofico… ebbene da questo punto di vista il fallimento è stato totale: non c’è mai un briciolo di tensione drammatica nelle storie dei protagonisti e i loro percorsi interiori finiscono con il tendere ad un buonismo desolante e fastidioso, che, per altro, contrasta con l’ideologia del film. Effetti speciali da milioni di dollari sprecati, dato che non aggiungono nulla alla costruzione stilistica delle inquadrature. Se si togliesse la banale (e per nulla emozionante) storia del padre che cerca di salvare il figlio disperso, forse la pellicola ci guadagnerebbe.
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