Noi Albinoi |
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Un film di Dagur Kári.
Con Tómas Lemarquis, Throstur Leo Gunnarsson, Elin Hansdóttir, Anna Fridriksdóttir
Titolo originale Nói albinói.
Drammatico,
durata 90 min.
- Germania, Gran Bretagna, Danimarca, Islanda 2003.
MYMONETRO
Noi Albinoi
valutazione media:
2,38
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Vite al confinedi Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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lunedì 25 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un ragazzo di diciassette anni in un villaggio islandese, oltre il confine solo la calotta polare, bianco e gelo ovunque, albino quasi da non distinguerlo dallo sfondo: è Noi Albinoi, protagonista di un film che, una volta visto, non si dimentica, volti, immagini, musica (gli Slowblow, il gruppo del regista) tutto resta impigliato a lungo nel ricordo. Candidato all’Oscar senza troppe speranze, nonostante il riconoscimento al Torino Film Festival, non ha avuto premi e prebende, la cinematografia islandese conosce solo la periferia del cinema, come la sua isola quella del pianeta. Poco dopo l’apparizione nelle sale il film è quasi sparito dalla programmazione, strano titolo, strana immagine in locandina, un film che non s’impone, mette in scena un quotidiano che oscilla tra incantesimo e realismo, un mondo a parte dove non si crederebbe mai di poter consumare la propria vita di solitudine totale, nel vuoto, nell’assenza, nell’anti-favola per eccellenza. Metafora di una condizione umana straniante, è anche un racconto di formazione, ma alla pura sopravvivenza Dagur Kàri ha voluto dar forma a questa anti-favola, solo così possiamo chiamare una storia senza storia, senza finale che non sia un vuoto girare intorno a sé stessi, quando quello che si tenta di fare finisce già dove comincia. Noi è un ragazzo senza futuro, fra i ghiacci dai riflessi azzurrini del fiordo la vita non trova alimento, e dunque neppure la sua fantasia di adolescente può arricchirsi facilmente di prospettive credibili per cui vivere e lottare. Dorme a scuola, arruffato come il buffo personaggio di un cartoon, è svegliato il mattino da una nonna strampalata che spara col fucile al cielo, il padre alcoolizzato c’è e non c’è, alla cura del figlio preferisce il karaoke in birreria, la madre è assente e Noi è solo di fronte al destino di morte che un indovino, amico della nonna, gli ha pronosticato. Quando la scuola non ne potrà più di lui si ridurrà a scavare tombe nel ghiaccio per guadagnarsi la giornata. Forse è un genio incompreso, forse uno stupido che spara ai blocchi di ghiaccio, non sapremo mai dire se più tragico o più comico, forse è soltanto un ragazzo che passerà la vita in un microcosmo, senza sapere bene perché si trova al mondo. Il suo rifugio è nella botola scavata nel pavimento di casa, e lì passa il tempo a fumare e a guardare nel suo strano occhialetto, un visore di plastica per diapositive, spiagge esotiche, mari del sud e palme da dépliant turistico. Con Iris,la cassiera al bar della stazione di servizio del paese,Noi vorrebbe raggiungere quella spiaggia, ma il colpo di scena finale sconvolge gli equilibri del paesino e fa naufragare definitivamente il suo sogno. Sfuggire alla propria condizione, infatti, se le pareti che ti circondano sono di ghiaccio è già un’impresa, se poi il disgelo tanto atteso porterà il disastro allora non resterà che sognare il sole delle Haway nel visore di plastica…… e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita. (William Shakespeare)
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