L'asilo dei papà

Roberto Nepoti

Da qualche tempo, il tema della disoccupazione si affaccia sempre più spesso sullo schermo. Non c'è niente da ridere; ma non è neppure grave se, per una volta, il triste argomento dà esca a una commedia di Eddie Murphy regressiva e buffa, dove a divertirsi saranno soprattutto i bambini (che capiranno quanta paura facciano agli adulti). Pubblicitario in carriera, da un giorno all'altro Charlie perde il posto e deve occuparsi del pupo mentre la moglie è al lavoro. Capisce subito che non è un gioco da bambini; ma decide ugualmente di aprire una "scuola paterna", assieme a un amico nelle sue stesse condizioni. Arriva una sporca dozzina di mostriciattoli urlanti (la sapientina, quello mascherato da supereroe, il maleducato, l'avido, l'incontinente intestinale...), che all'inizio paiono un flagello poi, con l'aiuto della pazienza e di un collega fanatico di Star Trek, diventano autentici coccoli. A complicare la vita di Charlie interviene allora Anjelica Huston, una strega che dirige uno snobbissimo asilo per i rampolli dei vip. La morale della favola è condivisibile quanto ovvia (i bimbi bisogna trattarli da bimbi, non da adulti in miniatura; meglio pensare a loro che alla carriera); però, quel che conta davvero, L'asilo dei papà è una commedia famigliare candida e divertente, tutta giocata su situazioni semplici (al contrario del vecchio Un poliziotto alle elementari con Schwarzenegger) e in cui Eddie Murphy, meno gigione del solito, si fa rubare volentieri la scena da una compagnia di mocciosi irresistibili.
Da la Repubblica, 1 novembre 2003


di Roberto Nepoti, 1 novembre 2003