levo95
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martedì 12 luglio 2011
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veramente simpatico
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Eddie Murphy alle prese con un esercito di mocciosi ne "L'asilo dei papà" regala più di una risata, e molte trovatine veramente divertenti (su tutte quella della bambina che chiama il 911 perchè le hanno rubato una bambola), ma i veri protagonisti sono i bambini. Vagabondando per internet se ne leggono di tutti i colori, c'è chi sostiene addirittura che il film in questione sia la decadenza di Eddie "rista irritante" Murphy. Come se avesse mai fatto qualcosa di veramente importante, di tutta la sua filmografia infatti si salvano solo "Una poltrona per due" e il primo "Beverly Hills Cops". Come se non bastasse si sente anche dire che in questo film "non sfrutta le sue innate doti mimiche".
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Eddie Murphy alle prese con un esercito di mocciosi ne "L'asilo dei papà" regala più di una risata, e molte trovatine veramente divertenti (su tutte quella della bambina che chiama il 911 perchè le hanno rubato una bambola), ma i veri protagonisti sono i bambini. Vagabondando per internet se ne leggono di tutti i colori, c'è chi sostiene addirittura che il film in questione sia la decadenza di Eddie "rista irritante" Murphy. Come se avesse mai fatto qualcosa di veramente importante, di tutta la sua filmografia infatti si salvano solo "Una poltrona per due" e il primo "Beverly Hills Cops". Come se non bastasse si sente anche dire che in questo film "non sfrutta le sue innate doti mimiche". Ma andiamo Murphy è solo un buffone, al posto ne avrebbero potuti mettere mille altri simili (non faccio nomi... Adam Sandler). La forza i questo film, è di scatenare il bambino che è dentro di noi, durante quei tanti momenti di anarchia infantile che si vengono a creare durante la pellicola.
"L'asilo dei papà" fa ridere, e tanto. Ma solo se avrete il coraggio di sguinzagliare il moccioso che è dentro di voi. Un'ora e mezza per ridere dolcemente. Piacevole.
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great steven
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giovedì 5 marzo 2015
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fondare un asilo come rimedio alla disoccupazione.
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L'ASILO DEI PAPà (USA, 2003) diretto da STEVE CARR. Interpretato da EDDIE MURPHY, JEFF GARLIN, REGINA KING, ANJELICA HUSTON, STEVE ZAHN, ELLE FANNING
Due amici lavorano nel settore pubblicitario e tentano con scarso successo di promuovere una nuova marca di cereali biologici, venendo però sconfitti da un altro sponsor che pubblicizza cornflakes al cioccolato, che riscuotono ovviamente più fortuna presso il pubblico infantile. Il loro capo, a causa degli esiti negativi e per ragioni di personale, li licenzia, cosicché essi si ritrovano disoccupati a casa con le mogli al lavoro e un pargoletto pro capite da accudire. Dopo aver tolto i bambini da un asilo avanzatissimo dove si spendono fior di quattrini per le rette mensili, decidono di trasformare la loro “disgrazia” in un improbabile business e aprono un asilo alternativo al quale accorrono subito numerosi fanciulli.
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L'ASILO DEI PAPà (USA, 2003) diretto da STEVE CARR. Interpretato da EDDIE MURPHY, JEFF GARLIN, REGINA KING, ANJELICA HUSTON, STEVE ZAHN, ELLE FANNING
Due amici lavorano nel settore pubblicitario e tentano con scarso successo di promuovere una nuova marca di cereali biologici, venendo però sconfitti da un altro sponsor che pubblicizza cornflakes al cioccolato, che riscuotono ovviamente più fortuna presso il pubblico infantile. Il loro capo, a causa degli esiti negativi e per ragioni di personale, li licenzia, cosicché essi si ritrovano disoccupati a casa con le mogli al lavoro e un pargoletto pro capite da accudire. Dopo aver tolto i bambini da un asilo avanzatissimo dove si spendono fior di quattrini per le rette mensili, decidono di trasformare la loro “disgrazia” in un improbabile business e aprono un asilo alternativo al quale accorrono subito numerosi fanciulli. Dovranno fare i conti, tuttavia, con l’algida e spietata direttrice dell’asilo in stile Oxford University, la quale tenterà con ogni mezzo a sua disposizione di tirare l’acqua al suo mulino, senza evitare di ricorrere al gioco sporco pur di penalizzare i due nuovi e agguerriti concorrenti. Commedia con qualche patetico risvolto sentimentale, confezionata su misura per spettatori in età prescolare dai gusti non troppo raffinati. Una sceneggiatura labile che incontra un eccesso di luoghi comuni e buonismi pietosi non è all’altezza di una storia che poteva anche essere convertita in un gustoso film incentrato su una morale educativa riguardo alle condizioni in cui riversano gli uomini sposati dopo la perdita del lavoro, ma anche al problema di sistemazione dei figli piccoli in strutture a loro adeguate, dove vengano trattati per l’età che hanno e non eruditi come fossero adulti con un cervello prodigioso. La regia è purtroppo un optional facilmente sprecato, e lo scambio di S. Carr con un altro regista ugualmente accidioso e indifferente non avrebbe cambiato le cose, e si sa: quando l’elemento direttivo più importante di un film barcolla, tutto il resto non può che seguire la medesima strada verso un fallimento più o meno decisivo e un mare di banalità che deflagra in cose già viste e non soddisfa chi è alla ricerca di novità. Persino Murphy è meno buffo del solito, e dopo una mezz’ora di proiezione il suo ruolo sembra campare di rendita su un umorismo agrodolce che diverte sempre meno (se non altro, il suo eccellente doppiatore italiano Tonino Accolla risolleva un po’ questo livello deplorevole di stagnazione). La più brava del cast resta comunque la Huston, in un ruolo che le dà una carica di antipatia, flemma e malvagità che sorprende per la sua freschezza: sarà un’antagonista già incontrata lungo il percorso cinematografico delle commedie made in USA, ma questo personaggio merita una nota di merito per come è stato ben costruito e congegnato per inserire un originale cattivo di turno, che in ogni commedia che si rispetti non può mancare, almeno per il fatto che viene irrimediabilmente sconfitto. I bambini ci mettono del loro per fare bella figura con una recitazione genuina e innocente, e un frammento non troppo consistente del carico umoristico viene scaricata sulle loro spalle, ottenendo un discreto risultato che riesce parzialmente a risultare spassoso. E. Fanning (sorella minore di Dakota) avvierà poi, negli anni successivi, una buona carriera di enfant prodige in film ragguardevoli e variegati come Somewhere (2010) di Sofia Coppola e Super 8 (2011) di J. J. Abrams.
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greatsteven
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giovedì 12 ottobre 2017
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gracile commediola su un asilo di fortuna.
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L'ASILO DEI PAPà (USA, 2003) diretto da STEVE CARR. Interpretato da EDDIE MURPHY, JEFF GARLIN, REGINA KING, ANJELICA HUSTON, STEVE ZAHN
Charlie e Phil lavorano come pubblicitari, son entrambi sposati con un figlio maschio a carico. Un giorno il lancio di un loro prodotto, un cereale interamente di origine vegetale, non va come previsto, e il loro capo li licenzia in tronco. Trovatisi senza impiego, e con i figli iscritti all’asilo più costoso della città (la Chapman-Academy, che assomiglia più ad un’università per studenti troppo piccoli), diretto da una facoltosa preside molto algida e sicura di sé, devono inventarsi un modo per sbarcare il lunario.
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L'ASILO DEI PAPà (USA, 2003) diretto da STEVE CARR. Interpretato da EDDIE MURPHY, JEFF GARLIN, REGINA KING, ANJELICA HUSTON, STEVE ZAHN
Charlie e Phil lavorano come pubblicitari, son entrambi sposati con un figlio maschio a carico. Un giorno il lancio di un loro prodotto, un cereale interamente di origine vegetale, non va come previsto, e il loro capo li licenzia in tronco. Trovatisi senza impiego, e con i figli iscritti all’asilo più costoso della città (la Chapman-Academy, che assomiglia più ad un’università per studenti troppo piccoli), diretto da una facoltosa preside molto algida e sicura di sé, devono inventarsi un modo per sbarcare il lunario. Dopo aver entrambi ritirato i propri pargoli dalla Chapman, Charlie propone a Phil di aprire loro due un asilo, e chiamarlo L'asilo dei papà. L’impresa non sarà facile, intanto perché le mogli non considerano l’iniziativa molto positivamente, e ancor meno lo fanno le madri che finiscono controvoglia per affidare ai due i propri fanciulli, ma l’avversario più duro da respingere sarà la stessa direttrice della Chapman, cui l’asilo di Charlie e Phil, che all’inizio arrancano e faticano più del previsto, ma si scoprono poi bravissimi nella gestione della struttura (che altro non è che la residenza di Charlie) comincerà ben presto a fare concorrenza al suo, sottraendogli un mucchio di giovanissimi allievi quando l’altro asilo inizierà fortunatamente ad ingranare. La lotta sarà dura, senza esclusione di colpi e giocata anche con tiri mancini, soprattutto da parte della perfida direttrice, ma proprio quand’ella, a forza di decreti burocratici e impedimenti giuridici messi in atto per ostacolare i due uomini, si illuderà di averla spuntata, a testa alta usciranno invece Charlie e Phil e, assieme a loro, le rispettive consorti, le madri dei bimbi e i bimbi stessi: L'asilo dei papà, con sede cambiata, otterrà ancora più successo e popolarità di prima, tanto che anche Jennifer, l’aiutante all’apparenza inseparabile della direttrice, si unirà a loro, lasciandola beatamente ridotta a dirigere il traffico stradale. Morando Morandini ha osservato che questa commedia sta insieme solo quando non tira vento. Non gli si può dar torto: malgrado le gag che spesso vanno a segno, i tempi comici solo saltuariamente disattesi, la grande intesa di coppia fra Murphy e Garlin (rispettivamente doppiati da noi da Tonino Accolla e Alessandro Rossi) e l’impegno che tutti i personaggi più giovani del film (i bambini, appunto) profondono per un buon risultato conclusivo, questo diventa infine forzato, soprattutto per gli eccessi di zucchero e buonismo e la ricerca di un finale a tutti i costi consolatorio, nonostante la morale che lascia aperte tutte le porte alle speranze. Non sarebbe però giusto concedere qualche nota di merito: a S. Zahn, che diventa il collaboratore in primis dei due padri nella gestione dell’asilo semplicemente dopo che questi l’hanno visto all’opera in un esperimento di divertimento a beneficio dei pargoli; a R. King, moglie di Murphy nella pellicola, donna coi piedi ben piantati per terra ma non per questo priva di fiducia in quelle che si riveleranno le iniziative vincenti del marito; e soprattutto alla Huston, antagonista sopra le righe che ricorda una pseudo-signorina Rottermaier con tacchi a spillo, labbra pitturate di rosso e tailleur arancione, e che è la più brava del cast proprio perché interpreta un personaggio di immediata antipatia che, nel suo egoismo smisurato e nel suo ossessivo narcisismo, nasconde un che di patetico e ridicolo insieme che crea un effetto esilarante non certo di terz’ordine. Murphy, tuttavia, per quanto la sua risata rimanga quella più inconfondibile del cinema americano e forse mondiale, stavolta s’è messo al servizio del botteghino imbastendo un film per famiglie tutt’altro che cattivo o malfatto, ma aderendo a quel mercato di presa sicura che, almeno in patria, gli permette, com’è effettivamente successo anche in questo caso, di assicurarsi arricchimenti cospicui. Ma un piccolo rinnovamento di repertorio non sarebbe male, anzi, eviterebbe la classica goccia che fa traboccare il vaso, nel qual caso il vaso della ripetitività che conduce immancabilmente al rischio di generare rimasticature e creare doppioni e copie-carbone varie.
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elgatoloco
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lunedì 14 dicembre 2020
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eddy murphy grande, idem jeff garlin
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"Daddy Day Care"(Steve Carr, soggetto di Geoff Rodkery, sceneggiatura di Matt Berenson, John Davis, Wyck Godrey, 2003)è un film comico intelligente, servito benissimo da due grandi comici come Eddy Murphy e Jeff Garlin, il suo pendant bianco, grosso e grasso, siimpaticiissimo, dove a parte numeri come l'"astronauta"di Murphy e le improvvisazioni musiclai di Garlin, tutto il film è gustosissimo, anzi di pi§: si parte da una situazione allora e anche oggi tragica(licenziamneti, posti di lavoro persi dai protagonisti, una situazione che all'epoca e ogi mutatis mutandis-allora c'era la presidenza di George Bush junior e si era quasi a ridosso dell'11 settembvre 2001.
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"Daddy Day Care"(Steve Carr, soggetto di Geoff Rodkery, sceneggiatura di Matt Berenson, John Davis, Wyck Godrey, 2003)è un film comico intelligente, servito benissimo da due grandi comici come Eddy Murphy e Jeff Garlin, il suo pendant bianco, grosso e grasso, siimpaticiissimo, dove a parte numeri come l'"astronauta"di Murphy e le improvvisazioni musiclai di Garlin, tutto il film è gustosissimo, anzi di pi§: si parte da una situazione allora e anche oggi tragica(licenziamneti, posti di lavoro persi dai protagonisti, una situazione che all'epoca e ogi mutatis mutandis-allora c'era la presidenza di George Bush junior e si era quasi a ridosso dell'11 settembvre 2001...), ma poi la"risalita", il riscatto con i due protagonisti che si"ricicilano"come insegnanti e promotori di un asilo(negli States tutti o quasi i"Kinder"sono a gestione privata, come del resto gran patrte dlel'economia,, rigiamente liberistica) in concorrenza con una rigidissima insegnante-direttrice di asilo che "forma"i suoi bambini con modelli autoritari. IL problema è(se c'è problema...)che i nostri due eroi(e qui sta l'ottima scrittura dello screenplay, a varie mani, come si vede)che non c'è alcuna forzatura"ideologica"per promuovere la "pedagogia libertaria"o l'"antipedagogia", ma i due, semplicemente, sono divertenti, bravi, empatici con i bambini e riescono a comunicare la passione per il disegno, la msuica, la"lettura"(o meglio l'ascolto di storie, fiabe, poesie etc.)enza forzature, sneza appinto"agit prop"di sorta, cosa che in Europa magari risulterbbe difficile. Difficilmente gestibile altrimenti, questa situazione, con il bambino a casa, la riofferta di lavoro che i due colleghi rifiutnao, trovandosi assolutamente a proprio agio con il lavoro, si alterna con il contrasto(questo sì chiaramente espresso, decisamente dicotomico)con la conocorrente autoritaria, dove la caratterizzazione di Anjelica Huston come madame- MS. Harrydan è assolutamente felice(dovrà finire per fare, visto il suo fallimento anche a livello finanziario, la vigilessa, sempre certo con il medesimo cipiglio e la medesima manniera di fare, anche gestendo il traffico)a dimostrazione di certo(non di tutto, ovviamente)il cinema comico USA che, senza qui pervenire al livelelo"demenziale"riesce a trattare i temi in maniera scanzonata eppure non superficiale, riuscendo a conciliare "impegno"(beninteso come si è detto, ossia con grande"leggerezza")e comicità assoluta, cosa che in Europa(slavo talora in Francia)sembra essere un sentiero difficile da percorrere, attualmenete almeno. Murphy, che negli ultimi anni sembra aver perso parte della sua verv e innata, qui è starodianrio, non facendo assolutamente rimpianegere i glorydays a base di "Cops"vari, mentre Jeff Garlin, che nel vecchio continente certamente p meno noto, dimostra la sua bravura assoluta. Comprimari e bambini/e sono naturalmente ugualmente da lodate, in un film nel quale il divertimento è veramente l'interfaccia della critica alla seriertà parruccona, a quella maniera di essere"bigotta"che non riesce mai ad andare in fondo alle cose, proprio per la propria intrinseca poichezza. Film come questo meriterebbero di essere assunti anche a modello altrove, anche per mostrare come la leggerezza non abbia nulla a chae vedere o a che sparitre con la stupidità e la superficialità. anzi le bata sentrambe senza alcun problema. El Gato
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andrea
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giovedì 11 settembre 2008
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eddie murphy e un'asilo per i più piccoli
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Charlie Hinton e il suo amico nonchè collega di lavoro Phil, due pubblicitari apparentemente di successo, vengono inaspettatamente licenziati. E si ritrovano senza lavoro. Per i due sembra essere la fine, ma nella testa di Charlie, balena un'idea che potrebbe funzionare: allestire in casa sua un'asilo che ospiti i bambini durante le ore in cui sono assenti i genitori. Eddie Murphy, già da anni convertito alla 'commedia per famiglie' garantisce un film pieno di buoni sentimenti e risate per i più piccoli, abbandonando così i toni della commedia volgare che lo aveva portato in declineo negli anni '90. Steve Carr, già regista di piccole commedie per famiglie, promette, oltre che all'umorismo targato Murphy, un film riflessivo, che colpisca soprattutto gli adulti lanciando anche un vivido messaggio a tutte le persone disoccupate.
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Charlie Hinton e il suo amico nonchè collega di lavoro Phil, due pubblicitari apparentemente di successo, vengono inaspettatamente licenziati. E si ritrovano senza lavoro. Per i due sembra essere la fine, ma nella testa di Charlie, balena un'idea che potrebbe funzionare: allestire in casa sua un'asilo che ospiti i bambini durante le ore in cui sono assenti i genitori. Eddie Murphy, già da anni convertito alla 'commedia per famiglie' garantisce un film pieno di buoni sentimenti e risate per i più piccoli, abbandonando così i toni della commedia volgare che lo aveva portato in declineo negli anni '90. Steve Carr, già regista di piccole commedie per famiglie, promette, oltre che all'umorismo targato Murphy, un film riflessivo, che colpisca soprattutto gli adulti lanciando anche un vivido messaggio a tutte le persone disoccupate. Sembra proprio che l'intenzione comunicativa del film, rivolta ai disoccupati, sia 'Datevi da fare!'; proprio come Hinton e il suo socio fanno nella pellicola. Un film da sabato sera consigliato evidentemente per tutta la famiglia.
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