aratos
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lunedì 7 giugno 2010
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brillante commedia intellettuale
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Abbiamo la storia d'Amore, la classica, l'intrigante e imprevedibile storia d'amore tra due giovani, ma questa volta è condita con l'affascinante stile del registra ebreo che riesce a produrre sempre e comunque ammirazione, poi sconcerto, poi stupore, poi incredulità nello spettatore, dall'inizio alla fine.
Jerry è un giovane scrittore intellettuale che, pur avendo grandi potenzialità, si lascia reprimere dalla vita, dalle persone, dalle emozioni che prova; un giovane inchiodato a e da chi dipende da lui, e che affronta la vita con terrore e senso di sconcerto..
Si va dall'incapace strizzacervelli che frequenta da anni e che non conclude nulla, passando da un altrettanto inconcludente agente che cerca di spingerlo a firmare un nuovo contratto, per culminare, ovviamente, nella fidanzata, una svitata ragazza tanto affascinante quanto lunare e folle.
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Abbiamo la storia d'Amore, la classica, l'intrigante e imprevedibile storia d'amore tra due giovani, ma questa volta è condita con l'affascinante stile del registra ebreo che riesce a produrre sempre e comunque ammirazione, poi sconcerto, poi stupore, poi incredulità nello spettatore, dall'inizio alla fine.
Jerry è un giovane scrittore intellettuale che, pur avendo grandi potenzialità, si lascia reprimere dalla vita, dalle persone, dalle emozioni che prova; un giovane inchiodato a e da chi dipende da lui, e che affronta la vita con terrore e senso di sconcerto..
Si va dall'incapace strizzacervelli che frequenta da anni e che non conclude nulla, passando da un altrettanto inconcludente agente che cerca di spingerlo a firmare un nuovo contratto, per culminare, ovviamente, nella fidanzata, una svitata ragazza tanto affascinante quanto lunare e folle.
Il tormento di Jerry non vede alcuno scampo se non nei lunghi dialoghi con Dobel, un saggio professore ebreo che ogni volta riesce ad affascinarlo ma anche a disorientarlo. Deve scegliere, se seguire le strane dritte di Dobel, o se accontentarsi della mediocrità della propria esistenza.
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giugy3000
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giovedì 2 dicembre 2010
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me, nient'altro che me.
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E' importante segnalare questa piccola perla del cinema di Allen pre-"Match point", una dramma tragi-comico sugli snodi della vita che segna con nettezza importanti svolte nel mondo del comico da sempre prediletto da Woody; assolutamente imperdibile e da non sottovalutare o rilegare nella videoteca come film minore del grande cineasta. Si narra di Jerry Falk, giovane scrittore di testi comici agli esordi, legatissimo a tre figure cardine nella sua vita: un agente che lo ha sempre spalleggiato nel suo lavoro, una fidanzata attraente e misteriosamente sexy e un'analista da cui si rivolge da anni per curare le sue ansie sul mondo. Quelle che però dovrebbero essere le persone per lui più importanti e positive sono allo stesso tempo anche la sua croce: l'agente lo vuole incatenare a sè con un contratto a vita alle sue dipendenze, la fidanzata si finge frigida e distaccata da lui e l'analisti lo fa stendere sempre sul suo lettino senza fornirgli consigli sulla sua condotta esistenziale.
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E' importante segnalare questa piccola perla del cinema di Allen pre-"Match point", una dramma tragi-comico sugli snodi della vita che segna con nettezza importanti svolte nel mondo del comico da sempre prediletto da Woody; assolutamente imperdibile e da non sottovalutare o rilegare nella videoteca come film minore del grande cineasta. Si narra di Jerry Falk, giovane scrittore di testi comici agli esordi, legatissimo a tre figure cardine nella sua vita: un agente che lo ha sempre spalleggiato nel suo lavoro, una fidanzata attraente e misteriosamente sexy e un'analista da cui si rivolge da anni per curare le sue ansie sul mondo. Quelle che però dovrebbero essere le persone per lui più importanti e positive sono allo stesso tempo anche la sua croce: l'agente lo vuole incatenare a sè con un contratto a vita alle sue dipendenze, la fidanzata si finge frigida e distaccata da lui e l'analisti lo fa stendere sempre sul suo lettino senza fornirgli consigli sulla sua condotta esistenziale. Fin quando poi la vita ci mostra, con un incontro del tutto inaspettato, un po' frivolo, buffo e paranoico che parlare qualche settimana con uno sconosciuto può portarci a mettere in dubbio tutta la nostra realtà quotidiana, facendo per noi molto più che un'analisti, un migliore amico che ci conosce da sempre o una ragazza di cui si è innamorata. Dobel (Woody Allen)impersonifica se stesso e ci propone con il personaggio di Jason Biggs una sorta di suo alter ego giovanile, come se nel film due Woody (uno inesperto, ventenne e giovane e l'altro maturo, sessantenne e cresciuto) dialogassero fra loro sul senso della vita, dell'amore, delle scelte e del lavoro di scrittore comico (dapprima)e di scrittore di drammi e romanzi (in seguito). La vena satirica aleggia come sempre nei lunghi ed eccezionali dialoghi svolti nell'amata New York, ma in molte scene questa volta il regista si fa promotore di temi maturi e seri, in primis il coraggio di cambiare quello che da sempre ci pare impossibile di mutare e di prendere in mano la nostra vita fregandocene una buona volta della contentezza o meno degli altri nei riguardi delle nostre azioni. Jerry ha dapprima titubanza, timore e quasi una sorta di pena per la semi-pazzia che sembra esser parte integrante nella vita di quest'uomo di mezza età conosciuto per caso. ma poi , seguendo a mano a mano i suoi consigli, facendo poco alla volta tesoro delle sue parole, dei suoi aneddoti e delle sue stravaganti barzellette, capisce che quell'uomo è la chiave mandatagli dal cielo per salvare ancora il salvabile della sua giovane vita, rimpossessandosi di essa come mai prima d'allora.
C'è chi ha visto in questo film la prima pellicola in cui Allen si fa violento per la prima volta (scena della macchina di cui rompe violentemente i vetri) o in cui egli prende posizioni attive sulla difesa personale nei confronti delle ingiustizie (scena dell'acquisto di un fucile da caccia per legittima difesa), ma io non ci vedrei questo. Leggerei queste scene un po' atipiche per il mondo del regista newyorkese come l'ennesima evidenza dell'importante ruolo nella vita della preminenza, non sempre coerente, del nostro carattere nel bene e nel male, che mai per niente e nessuno deve venire soffocato o calpestato.Allen ci da' una "letio magistralis" sulle scelte dell'esistenza partendo come sempre dal mondo che conosce meglio: se stesso e la sua carriera...e nell'interscambio fra sè stesso da giovane e quello odierno ci propone quello che lui ha imparato a sue spese, non avendo avuto la fortuna di avere a suo tempo a disposizione uno sconosciuto che gli facesse la morale su ciò che stava sbagliando.
Il personaggio di Cristina Ricci è favoloso. Lei, attrice da sempre ammirevole e purtroppo ormai quasi ritirata dagli schermi, è perfetta nel suo ruolo di compagna sfuggente, con la testa fra le nuvole, piena di manie, ingorda e paranoica. Lui, Jason Biggs, una vera e propria rivelazione di talento.
Ciò che è bello è vedere che a fine film, come dovrebbe essere in tutti i casi in cui si è felici delle scelte fatte senza rimpianti, è che Jerry, anche senza più Dobel, riesca a dormire da solo, scegliere da solo, vivere e lavorare da solo e che dentro di sè sia ormai radicata la frase che "nella vita ci sarà certo penuria di gente che ti dirà come vivere, avranno tutte le risposte, cosa dovresti fare, cosa non dovresti fare. Non ci discutere mai, tu di' sempre: «Ah sì? E' un'idea davvero brillante» e poi fai come ti pare.
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fastball
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lunedì 19 dicembre 2011
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quando allen da il meglio di se!
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Per ogni appassionato dei film di Allen è innegabile il parallelismo con il celebre io e Annie, intramontabile commedia romantica del 1973. Anche in questo caso infatti Allen indaga le dinamiche di coppia di due giovani amanti: Jerry Falk,giovane newyokese e scrittore di battute televisive e da palcoscenico, e la sua "fidanzata" Amanda, donna estrosa e sentimentalmente scostante. A differenza di Io e Annie però questa volta si denota un atteggiamento più critico nei confronti dell'amore e delle manie umane, con la ripresa dei temi cari al regista ( la morte, l'(in)civiltà umana, l'antisemitismo), e più che mai trapela un sadico pessimismo nei confronti del mondo.
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Per ogni appassionato dei film di Allen è innegabile il parallelismo con il celebre io e Annie, intramontabile commedia romantica del 1973. Anche in questo caso infatti Allen indaga le dinamiche di coppia di due giovani amanti: Jerry Falk,giovane newyokese e scrittore di battute televisive e da palcoscenico, e la sua "fidanzata" Amanda, donna estrosa e sentimentalmente scostante. A differenza di Io e Annie però questa volta si denota un atteggiamento più critico nei confronti dell'amore e delle manie umane, con la ripresa dei temi cari al regista ( la morte, l'(in)civiltà umana, l'antisemitismo), e più che mai trapela un sadico pessimismo nei confronti del mondo. Una nota particolare nell'impalcatura del film è poi sicuramente la presenza del peronaggio di Dobel, che fa della trama una sorta di percorso di formazione del giovane Falk. Infatti che quest'ultimo sia un riflesso dell'uomo Allen nessuno può negarlo, ma è divertente ed interessante osservare la sua crescita personale ed ideologica, condottà da un insolitamente aggressivo Woody che fa da mentore al suo personaggio. A mio giudizio un ottimo film, che unisce lo stile tipico del vecchio Allen con un rinnovato approccio al cinema e alle sue dinamiche espressive.
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fedeleto
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mercoledì 19 dicembre 2012
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la vita e' come tutto il resto...
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Jerry e' uno scrittore comico,innamoratosi di una certa Amanda,ragazza alquanto complessa e ambigua,divide le sue giornate con un amico molto stravagante di nome Dobel.Avendo in comune con Dobel sedute psicologiche e paure varie,prendera' consiglio da lui quando forse l'unica soluzione sara' lasciare tutto sia la donna che l'agente sciacallo.Ma non tutto andra' come previsto e Dobel non verra' piu' con lui.La vita e' imprevedibile,proprio come tutto il resto...Woody Allen stavolta firma uno dei suoi film piu' particolari.Anything else affonda gli artigli nella satira ebrea,ma allo stesso tempo nel cinema e nel tema della paura della solitudine.
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Jerry e' uno scrittore comico,innamoratosi di una certa Amanda,ragazza alquanto complessa e ambigua,divide le sue giornate con un amico molto stravagante di nome Dobel.Avendo in comune con Dobel sedute psicologiche e paure varie,prendera' consiglio da lui quando forse l'unica soluzione sara' lasciare tutto sia la donna che l'agente sciacallo.Ma non tutto andra' come previsto e Dobel non verra' piu' con lui.La vita e' imprevedibile,proprio come tutto il resto...Woody Allen stavolta firma uno dei suoi film piu' particolari.Anything else affonda gli artigli nella satira ebrea,ma allo stesso tempo nel cinema e nel tema della paura della solitudine.La vita inesorabilmente preme e complica le cose,ma prenderla come tutto il resto e' una filosofia di vita.Il personaggio di Jerry e' un ragazzo solo,che si innamora e non riesce a lasciare,dunque e' soio un portatore di amore e non un approfittatore,cosa che invece non possiamo vedere in Amanda(una bravissima Cristina Ricci),come consigliere di Jerry abbiamo Dobel-Allen,che con i suoi consigli tenta di spronare il ragazzo a prendere personalita' e fare le sue scelte senza condizionamenti.In realta' il film si incentra anche sull'instabilita' di seguire le scelte altrui per paura di prendere le proprie,affermare sul sentir dire,la paura e' la vera nemica dell'uomo,come infatti propone Dobel di farsi un kit di sopravvivenza,questo sarebbe combatttere la violenza o meglio allontanarla,in questa situazione Freudianamente parlando Jerry con il fucile e' come se possedesse un attributo di carattere sessuale che lo rende appunto sicuro.La tematica del sesso del resto occupa buona parte del film.Amanda dice che per capire come ritornare a fare sesso con Jerry doveva farlo con altri,il sesso diventa senza identita',ma si riduce a pulsazione,non c'e' amore,o meglio si confonde come amore,il sesso diventa dunque anch'esso come tutto il resto(anything else) non c'e' omogeneita' di sentimenti,che siano di amicizia o amore essi vengono troncati(lo stesso rapporto d'amicizia di Dobel e Jesrry),proprio perche' c'e' bisogno di diventare indipendenti e trovare se stessi senza condizionamenti assurdi.Allen ancora una volta scrive soggetto e sceneggiatura,e impasta il film di buone tecniche filmiche,buona la scena di spezzare le scena in tre parti,quando Jerry sta al telefono con l'agente,Dobel deve spostare il pianoforte,Amanda cammina su e giu' per la stanza,e non mancano le scene comiche(la madre e il suo ragazzo che usano la cocaina e la offrono ad Amanda come niente fosse davanti a Jerry scandalizzato,Dobel che rompe la macchina ai due teppisti che gli avevano rubato il posto alla macchina).Jason Biggs se la cava a scimmiottare Allen,ma di sicuro la Ricci e' meglio a recitare,Allen come sempre diverte e porta a riflettere.Bravo anche Devito nella parte dell'agente,soprattutto nella scena in cui mima di avere un collasso.La vita sara' anche come tutto il resto,ma Allen rimane divertente e profondo.
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paride86
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sabato 26 dicembre 2009
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buono
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Intelligente commedia sulla vita e sui sentimenti, come spesso accade per le storie targate Woody Allen. Il film parte in maniera brillante, poi perde di verve; gli attori sono in parte e questa volta il regista cede il ruolo da protagonista a Jason Briggs, che se la cava egregiamente.
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iuriv
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mercoledì 2 dicembre 2015
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i due allen.
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A prima vista Anything Else potrebbe sembrare la classica commedia alla Woody Allen: donne sfuggenti, rapporti complicati, un protagonista imbranato e paranoico, il tutto cullato dallo sfondo newyorkese. Eppure qui c'è qualcosa di diverso.
Innanzitutto il regista affida il ruolo del protagonista a Jason Biggs, lasciando che l'attore porti in scena il tipico personaggio alleniano, indeciso su tutto e incapace di lasciarsi andare. Per se invece sceglie la parte del mentore che ha il compito di instradare il giovane Biggs sul sentiero della vita.
Questa scelta offre ad Allen la possibilità di intavolare un dialogo con se stesso, mettendo la sua gioventù di fronte ai propri errori e dimostrandole come, con scelte più decise e coraggiose, forse quell'aura di incertezza sarebbe potuta evaporare.
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A prima vista Anything Else potrebbe sembrare la classica commedia alla Woody Allen: donne sfuggenti, rapporti complicati, un protagonista imbranato e paranoico, il tutto cullato dallo sfondo newyorkese. Eppure qui c'è qualcosa di diverso.
Innanzitutto il regista affida il ruolo del protagonista a Jason Biggs, lasciando che l'attore porti in scena il tipico personaggio alleniano, indeciso su tutto e incapace di lasciarsi andare. Per se invece sceglie la parte del mentore che ha il compito di instradare il giovane Biggs sul sentiero della vita.
Questa scelta offre ad Allen la possibilità di intavolare un dialogo con se stesso, mettendo la sua gioventù di fronte ai propri errori e dimostrandole come, con scelte più decise e coraggiose, forse quell'aura di incertezza sarebbe potuta evaporare. E' tutto uno scherzo naturalmente, Woody ci tiene a farcelo sapere sfondando la quarta parete per demolire la sospensione di incredulità. Biggs si intrattiene sovente con il pubblico che sta guardando il film e lo accompagna nello svolgersi degli eventi, dando ordine a una trama anarchica fatta di continui sbalzi temporali.
Ma anche se è tutto un gioco, è impossibile non notare come l'anziano insegnante vada a cogliere proprio nelle debolezze del giovane Biggs i punti su cui far leva. Così i rapporti basati sul sesso, gli analisti ciarlatani e gli agenti incompetenti ma simpatici, assieme allo sfondo di una Manhattan primaverile e seducente, diventano delle catene che legano il ragazzo a una città che non gli sta dando ciò di cui ha bisogno. L'autocritica sarà anche scherzosa, ma pare evidente.
Oltre a ciò, l'inedito Allen, capace finalmente di sfogare la sua rabbia e le sue repressioni, riesce a divertire in modo diverso. Un uomo tradito da se stesso, diventato psicolabile, ma forse libero finalmente da quelle stesse catene che imprigionano BIggs.
Non manca l'umorismo un po' cervellotico che spesso accompagna i lavori di Allen e che è il fattore che più mi allontana dalla sua opera. Però, in questo caso, il risultato di questo amalgama è una pellicola che è riuscita a scorrere molto piacevolmente grazie alle intuizioni del suo creatore. Un'opera fresca e frizzante che ha divertito anche me.
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