Pearl Harbor

Pearl Harbor rappresenta l'estremo tentativo di portare alle stelle l'immagine dell'americano vincente, contrapposto al "muso giallo". I giapponesi traditori se ne infischiano della pace e attaccano la base americana di Pearl Harbor, nelle Hawaai: peccato che non si veda traccia in tutto il film di un Hawaiano. In compenso, la base è popolata da giovanotti di belle speranze che trascorrono il tempo in gozzoviglie con infermiere che sembrano uscite dal concorso di Miss Mondo. Tra questi bei tomi anche il legnoso e amorfo Rafe/ Ben Affleck, un pilota dislessico che non riconosce le lettere dell'alfabeto e scrive tuttavia toccanti lettere d'amore(!) , in compagnia di Danny/ Josh Artnett, che sta tentando di proporsi come clone di Di Caprio; entrambi si contendono l'amore di Evelyn/ Beckinsale, clone di Vivien Leigh. Una curiosità: in un primo tempo la parte di Evelyn è stata offerta ad un'altra bonazza, Charlize Theron, che però ha rifiutato definendo la pellicola poco interessante. Singolare che nel film compaiano anche dei ragazzi di colore, costretti però a fare i lava piatti.L'attacco distrugge l'idillio e la splendido isolamento del Gigante; le scene della strage stanno a metà via tra il naufragio di Titanic e il campo dei feriti di Via col Vento.Si prepara la vendetta, che però avverrà solo grazie al fungo atomico ( ma su questo il film nulla preannuncia). Il film si riscatta unicamente per le sequenze di attacco aereo realizzate al computer : pare che tutto in Pearl Harbor sia digitale, anche le navi. Le inesattezze storiche si susseguono: Roosvelt che non si è mai alzato in piedi dalla poltrona a rotelle, l'attacco che è avvenuto all'alba e non in pieno giorno mentre tutti passeggiavano beatamente, il generale giapponese che non era presente all'attacco, le dinamiche dell'attacco che non sono esatte. Ma poco importa: il sano, vecchio e rutilante spettacolo americano è assicurato. Paradossalmente Pearl Harbor, oltre a iscriversi nel filone di propaganda yankee delineatosi nel dopoguerra, riprende alcune caratteristiche di film bellici realizzati in Italia in epoca fascista: consiglio la visione dell'assedio dell'Alcazar di Genina, dove muore il soldatino fidanzato con una bella patriota; oppure si veda La nave bianca di Rossellini, dove è ben delinato l'idillio amoroso tra soldati e crocerossine mentre la guerra divampa. L'icona del film è il volto suinesco dell'ufficiale Doolittle/ Baldwin, simbolo di un sogno americano tristemente appensatito.