L’opera prima di Tony Kaye, regista proveniente dagli spot pubblicitari, è un film insanguinato e sanguinario. A guardare il prodotto finito non si direbbe, ma sono molte le traversie che hanno caratterizzato la realizzazione di American History X. Irritato dallo scarso feeling con gli executive della New Line e – pare – dai rimaneggiamenti in sede di montaggio operati dal protagonista Edward Norton, il regista Tony Kaye – all’esordio nel lungometraggio a soggetto – minacciò di comparire nei credit con un nome fittizio, possibilità però negatagli dalla produzione. Per tutta risposta, Kaye intentò una causa plurimilionaria nei confronti della New Line. E’ facile intuire come simili dissidi avrebbero potuto inficiare pesantemente il risultato finale, eppure l’esito di questa tumultuosa gestazione è un film sorprendentemente potente ed efficace, capace di scolpire autentiche perle di cinema lungo tutta la sua durata, sfiorando il capolavoro. La scena dell’omicidio, quella della partita di basket, il litigio a tavola, il dialogo fra Derek e il professor Sweeney in prigione… American History X si connota attraverso una lunga serie di momenti assolutamente memorabili. Immagini e parole che si insinuano a forza nella mente e nello stomaco dello spettatore, note auliche a scandire i numerosi picchi di uno spartito che raggiunge ripetutamente livelli d’eccellenza e non conosce cadute di tono. Se la regia di Kaye è invadente ed enfatica al punto giusto, la sceneggiatura di David McKenna è disseminata di bei dialoghi, sia a livello di contenuti che di forma, e traccia in modo credibile il percorso umano che porta un tranquillo ragazzo di Los Angeles a trasformarsi in un feroce guerriero nazista, salvo poi vederlo andare incontro a una dolorosa redenzione. Il montaggio supporta efficacemente lo script e la narrazione stessa, decostruendo la linea temporale dei fatti antecedenti l’uscita di prigione di Derek (tutte le sequenze in bianco e nero); una scelta che permette di cogliere da una prospettiva migliore la drastica evoluzione ideologica e comportamentale del protagonista. Il film, però, non poggia solo ed esclusivamente sulle spalle del personaggio principale, che per quanto perfettamente riuscito non sarebbe stato sufficiente a garantire il giusto respiro all’opera. Se la pellicola assurge a questi livelli, infatti, lo si deve anche all’attenzione con cui sono stati curati i numerosi personaggi di supporto, a cominciare da Danny, rendendoli parte attiva e sostanziale del racconto. Certo, senza la clamorosa interpretazione di Norton – straordinario nel catalizzare l’attenzione dello spettatore anche solo muovendo un paio di muscoli facciali – ( candidato all’Oscar ), probabilmente non saremmo qui a parlare dello stesso film. Ma è doveroso sottolineare come American History X sappia fare leva sul bilanciamento dei vari elementi filmici in gioco, all’interno di una struttura che permette così ai momenti topici di vedere triplicata la propria capacità d’impatto e che, passo dopo passo, è davvero in grado di dimostrarci che «l’odio è una palla al piede». Film che fa riflettere ma sicuramente non per stomaci o cuori deboli.
[+] lascia un commento a tony montana »
[ - ] lascia un commento a tony montana »
|