Salvador

Richard Boyle è un fotoreporter cacciato dal suo giornale per il suo atteggiamento poco deontologico. Lasciato anche dalla moglie, decide di partire per il Salvador con un amico, per fare un servizio fotografico e vivere una vita paradisiaca. Ma varcato il confine si rende conto che lì c'è un autentico inferno: le forse di destra stanno prendendo il potere sostenute dal Governo americano del neo Presidente Reagan, come già fatto in altri Stati confinanti. Boyle così assiste a sorprusi e carneficine, e comprende quale sia il vero volto del suo Paese: quello è un nuovo Vietnam.
Primo film di denuncia per opera di Oliver Stone, regista americano che da qui in avanti caratterizzerà la propria carriera su quella strada. In Salvador denuncia l'ingerenza americana nella politica degli Stati Uniti in quel Paese. Una politica estera prepotente in chiave anti-sovietica che ha già applicato altrove. Il film è crudo, cruento, a tratti ironico, talvolta sgangherato. Ottimo Woods nei panni di Boyle, bravo anche Belushi come buffa spalla. Il finale lascia l'amaro in bocca.