Zelig

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Un film di Woody Allen. Con Woody Allen, Mia Farrow, Gale Hansen, Garrett M. Brown, John Rothman.
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Commedia, durata 79 min. - USA 1983. MYMONETRO Zelig * * * * - valutazione media: 4,03 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Trasformista campione e uomo dalle mille risorse. Valutazione 4 stelle su cinque

di Great Steven


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sabato 15 agosto 2015

ZELIG (USA, 1983) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, MIA FARROW, STEPHANIE FARROW, JOHN BUCKWALTER, MARVIN CHATINOVER, GARRET BROWN, GALE HANSEN
Leonard Zelig (Allen) è un artista che sa adeguarsi ai cambiamenti della società ormai sulle orme della globalizzazione e in sempre più rapida evoluzione. La sua nevrotica insicurezza lo conduce ad imitare, fisicamente e mentalmente, qualunque persona incontri, fino alla più diversa da lui. Quando viene messo in cura dalla psichiatra Eudora Fletcher (Farrow), Zelig a poco a poco migliora e fa progressi, e da fenomeno da baraccone diventa una celebrità a livello nazionale, corteggiato dai giornali e costantemente al centro dei dibattiti mediatici. E soprattutto fa credere all’opinione pubblica di essere ormai divenuto il fidanzato di Eudora! Ma nel momento in cui i misfatti passati della multi-personalità di Leonard vengono a galla (furto, bigamia e un’appendicectomia non autorizzata), il camaleonte umano si dà alla fuga, sparendo completamente dalla circolazione. Eudora parte alla sua ricerca girando tutto il mondo, nel tentativo di recuperare prima di un terribile guaio l’unico uomo che sa trasformarsi in tutti gli altri e il solo che lei effettivamente desideri. Il trasformismo non era certo una dote facile anche per il repertorio già zeppo e variegato del 48enne ebreo Allan Königsberg (questo il vero nome dell’attore-regista, classe 1935), ma il gioco valeva la candela e l’esperimento che ne è derivato ha l’aspetto di un finto documentario che però si concentra su una comicità assolutamente vera e autentica. Il piglio distaccato e scanzonato che il regista newyorkese adotta per dirigere sé stesso e una M. Farrow ormai rodata e abituata alla cresta dell’onda, permette di sfornare una satira tagliente e affilata soprattutto sul piano del linguaggio metacinematografico, delle angolazioni di ripresa, del discorso virtuoso imperniato sulle abilità sociali e, non ultima, la nevrosi metropolitana che angoscia l’uomo moderno fin da quando la prepotenza della tecnologia e l’ avanzamento imperterrito delle realtà virtuali ne minano l’intima sicurezza. E Allen, che è stato per più di un trentennio in psicoanalisi, sa bene la materia che tratta e ne parla da protagonista che vive situazioni al limite del paradossale pur sapendo sempre come comportarsi per uscire indenne da qualsiasi guaio si prospetti di fronte a lui. Ammirevole l’alternanza cromatica fra colore e bianco e nero, mentre il montaggio e la fotografia vanno a braccetto in un caleidoscopico e carismatico parallelismo che elimina dal film ogni possibile inclinazione documentaristica per concentrarsi maggiormente sull’espletamento delle gag e di tempi comici perfettamente rispettati. La dissacrazione incontrollata e delirante è un elemento cardine del cinema alleniano, ma qui la satira è curiosamente rivolta alla società, colpevole e dunque duramente incriminata per non accettare i diversi, recluderli grazie allo stigma e allontanarli dalle opportunità lavorative e psicosociali che ognuno dovrebbe meritare a prescindere da come è fatto caratterialmente e da come viene giudicato e considerato. Eccellente la Farrow nei panni della comprensiva e paziente dottoressa che si ritrova a che fare con un individuo il quale appare immediatamente fuori dall’ordinario perfino per come intrattiene i dialoghi e in seguito anche il rapporto amoroso con lei. Funzionale pure l’idea di affidare i racconti estemporanei ai personaggi che interagiscono esternamente alla vicenda e che raccontano pertanto le avventure del proteiforme Leonard Zelig per come le hanno sperimentate loro e anche nel modo in cui essi hanno inquadrato questo soggetto così insolito e particolare.

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