paride86
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martedì 18 settembre 2012
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furyo
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Scontro/incontro tra culture per il film di guerra più originale di tutti.
Attori sapientemente diretti e splendida colonna sonora.
Molto commovente, specialmente nel finale.
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irontato
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giovedì 25 novembre 2010
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scontro tra culture
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Un bel film che mette a confronto due culture diverse in un contesto odioso come solo un campo di pigionia può essere.Ogni personaggio affronta la situazione con piglio diverso chi con spirito di empatia chi con la chiusura tipica dichi pensa di avere tutte le ragioni in tasca perchè in quel momento detiene il potere che è poi il messaggio che passa nel bellissimo incontro finale,a guerra finita,tra il dottore e uno dei carcerieri giapponesi.Bravo Bowie e tutto il cast in generale e anche per questo Furyo meriterebbe qualcosa più delle tre stelle ma in alcuni passi io l'ho trovato un pò troppo difficile da interpretare specilamente nella natura dei rapporti tra guardie e prigionieri che a volte sono brutalizzati gratuitamente e a volte lasciati fare come se il campo fosse loro.
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Un bel film che mette a confronto due culture diverse in un contesto odioso come solo un campo di pigionia può essere.Ogni personaggio affronta la situazione con piglio diverso chi con spirito di empatia chi con la chiusura tipica dichi pensa di avere tutte le ragioni in tasca perchè in quel momento detiene il potere che è poi il messaggio che passa nel bellissimo incontro finale,a guerra finita,tra il dottore e uno dei carcerieri giapponesi.Bravo Bowie e tutto il cast in generale e anche per questo Furyo meriterebbe qualcosa più delle tre stelle ma in alcuni passi io l'ho trovato un pò troppo difficile da interpretare specilamente nella natura dei rapporti tra guardie e prigionieri che a volte sono brutalizzati gratuitamente e a volte lasciati fare come se il campo fosse loro.Sull'ambiguità del rapporto tra il comandate e il maggiore si potrebbe parlare per ore e forse andava meglio sviluppato questo aspetto anche se non c'è bisogno di dir molto dire troppo poco può essere un difetto.
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nick castle
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mercoledì 3 novembre 2010
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grande opera...
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Pur con la cornice di film di prigionia è un film sull'omosessualità, sulla repressione degli istinti, sulla morte, sui diritti umani, sul perchè della guerra, sul perchè delle tradizioni, sul perchè di tanta severità al mondo. Un opera profonda, divertente per alcuni istanti e molto drammatica per la maggior parte, dove l'uomo bianco cerca di capire e approciarsi alle altre mentalità, pur nella stremante situazione. Toccante al punto giusto, Furyo è una scommessa vinta che trova in David Bowie il soldato inglese più verosimile, sensibile ed emotivo. Sicuramente da vedere almeno una volta nella vita.
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paola di giuseppe
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venerdì 20 agosto 2010
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uomini contro
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Un cast d’eccezione e di particolare forza magnetica,due coppie di attori opposti e complementari.
La prima,formata dal maggiore Jack Celliers(David Bowie) fascino androgino e irriverente,dorato e flessuoso come un giunco,un “extraterrestre” dagli occhi di ghiaccio,e dal comandante Yonoi (Ryuichi Sakamoto, musicista,autore della splendida colonna sonora che Oshima gli chiese di scrivere “dal punto di vista del capitano Yonoi”) un samurai new age,eleganza felina nel kimono da combattimento e nella divisa imperiale,figura densa di ombre e trasalimenti,chiuso in una corazza di mistica adesione all’antica etica bushido,eppure così pronto a spezzarsi di fronte all’oscuro oggetto del desiderio,l’attrazione per Celliers,che nella scena del bacio di fronte al condannato a morte raggiunge vertici di tensione erotica.
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Un cast d’eccezione e di particolare forza magnetica,due coppie di attori opposti e complementari.
La prima,formata dal maggiore Jack Celliers(David Bowie) fascino androgino e irriverente,dorato e flessuoso come un giunco,un “extraterrestre” dagli occhi di ghiaccio,e dal comandante Yonoi (Ryuichi Sakamoto, musicista,autore della splendida colonna sonora che Oshima gli chiese di scrivere “dal punto di vista del capitano Yonoi”) un samurai new age,eleganza felina nel kimono da combattimento e nella divisa imperiale,figura densa di ombre e trasalimenti,chiuso in una corazza di mistica adesione all’antica etica bushido,eppure così pronto a spezzarsi di fronte all’oscuro oggetto del desiderio,l’attrazione per Celliers,che nella scena del bacio di fronte al condannato a morte raggiunge vertici di tensione erotica.
L’altra coppia di protagonisti,Tom Conti e Kitano Takeshi, rispettivamente Mr.Lawrence,ex diplomatico che fa da interprete nel campo militare,colto,ironico,distaccato dalle cose quanto basta per guardarle con umana pietà e, se la frusta non colpisce anche lui, un sorriso gentile,e il sergente Hara,miscela di violenza sadica, istintiva e irrituale,che si acqueta di colpo in forme di goliardica buffoneria o tenera sprovvedutezza.A Giava,nel 1942,in un campo giapponese per prigionieri di guerra britannici,si consuma una tragedia in un prologo, atto unico ed epilogo.
Oshima compie un’operazione prodigiosa:sceglie quattro uomini,li posiziona come marionette di un gioco al massacro,sulla scena li fa muovere preda delle loro pulsioni,alle sovrastrutture che trattengono le pulsioni affida i comportamenti conseguenti,scava nelle rimozioni e appaiono giardini fioriti e college inglesi stile high class,un fratellino più debole che non si è saputo/voluto difendere e una volontà di punirsi che diventa ricerca del gesto eroico che conduce alla morte.
Jack Celliers sarà tutto questo nel film, e Yonoi il suo paredro, quello che nel mito era la spalla,l’eroe che fa da piedistallo all’altro,Patroclo per Achille.
L’ambientazione militare dà all’insieme una cornice importante, suggestiva,ma questo non è un film sui disastri della guerra.
I prigionieri che sfilano per andare al lavoro o costretti all’adunata anche se malati, la camerata dove il caporale di turno fa l’appello,i battibecchi fra Yonoi e il capitano Hicksley,responsabile dei prigionieri,sono ben poca cosa nell’economia del film,in cui piuttosto la violenza si respira sotterranea,gelida,rimossa da plateali esibizioni.
Assistiamo ai due seppuku rituali con la stessa dose di adrenalina con cui vediamo Yonoi pregare i suoi dei,non è lì la violenza, sono espressioni di una visione del mondo che fa fatica a tramontare in un paese ancorato alle sue tradizioni come il Giappone.
L’orrore non è la prigionia, il rito di espiazione, le bastonate,orrore sono le ferree certezze di uomini convinti di essere nel giusto, dall’una e dall’altra parte e che pulsioni libidiche inaspettate possono mettere in discussione.
A quel punto si scatena la guerra.
Bellezza ed erotismo,pulsioni del desiderio e loro negazione in nome di rigide discipline,ridere come bambini storpiando “Auguri,Babbo Natale”e finire in cella in attesa di essere giustiziato,dopo la condanna emanata da un tribunale per crimini di guerra.
In questo è l’orrore.
Il rozzo sergente Hara ora ha imparato un po’ la lingua,ma tra un po’ non gli servirà più,il fermo immagine finale è sul suo sorriso mentre esclama: “Merry Christmas Mr. Lawrence”
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re without blinkers
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venerdì 1 gennaio 2010
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si poteva fare meglio...
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Gli attori:Bravi in giapponesi…spietati con i prigionieri ed esigenti con i loro,reggono benissimo la parte.
David Bowie: eccezionale nel ruolo di eroe decadente e solitario ( “non ci sono incontri amorosi nel mio passato”)che soffoca il suo passato nelle azioni militari diventando un eccellente soldato. Orgoglioso e risoluto a non farsi scavalcare da nessuno neanche nel campo di prigionia giapponese. Si dimostra sfacciato nel seguire sempre le proprie intenzioni trascendendo le convenzioni sociali,e le leggi giapponesi,ma nasconde sotto la superficie del soldato indistruttibile, il proprio tormento interiore a causa del quale sembra che la vita gli pesi.
Tom Conti: molto bravo. Svolge il ruolo mediatore fra i prigionieri inglesi e i giapponesi,e si accompagna all'ufficiale Jack Celliers che è di poche parole.
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Gli attori:Bravi in giapponesi…spietati con i prigionieri ed esigenti con i loro,reggono benissimo la parte.
David Bowie: eccezionale nel ruolo di eroe decadente e solitario ( “non ci sono incontri amorosi nel mio passato”)che soffoca il suo passato nelle azioni militari diventando un eccellente soldato. Orgoglioso e risoluto a non farsi scavalcare da nessuno neanche nel campo di prigionia giapponese. Si dimostra sfacciato nel seguire sempre le proprie intenzioni trascendendo le convenzioni sociali,e le leggi giapponesi,ma nasconde sotto la superficie del soldato indistruttibile, il proprio tormento interiore a causa del quale sembra che la vita gli pesi.
Tom Conti: molto bravo. Svolge il ruolo mediatore fra i prigionieri inglesi e i giapponesi,e si accompagna all'ufficiale Jack Celliers che è di poche parole. Ma,forse a causa di questo,finisce col rubargli la scena risultando agli occhi del pubblico il vero protagonista,quantunque non sia lui il personaggio che muove l’azione.
Il tema che si palesa è quello della guerra,della sua crudeltà ed insensatezza,che si collega con il tema dell’omosessualità. Tema che si voleva probabilmente centralizzare,ma che si è esposto in modo davvero inadeguato. Il capitano Yonoi non conosceva l'ufficiale Jack Celliers.Essendo che siamo in guerra,ed essendo che lui è uno zelante capitano, ciò che poteva nutrire per Celliers è una stima per la sua notevole abilità militare,o al massimo un attrazione sessuale,poiché essendo che non lo conosce è impossibile che si sia innamorato…Insomma è un capitano o una ragazzina alle sue prime cotte?...Se si voleva trattare quest’argomento,magari si poteva fare che i due si conoscevano da prima dello scoppio della guerra.
Ottima la colonna sonora.
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vincenzo carboni
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venerdì 18 settembre 2009
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forbidden colors
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Per parlare di questo film devo camminare sul filo di una memoria il cui distillato ancora gocciola dentro un mio qualche alambicco mentale: l’ho visto moltissimi anni fa. Me lo ricordo come la storia di un sentimento fragile come è l'amore quando non si trasforma in arroganza ma si rassegna alla propria fragilità. Il campo di prigionia è il luogo dove poter mortificare attraverso la violenza verso il nemico -quindi in un modo socialmente accettato- il proprio sentimento fragile. Ciò che è stato disarmato deve perire, perché in qualunque momento potrebbe riprendere le armi e rivolgerle verso il carnefice. Questa illusione di controllo verso sé stessi attraverso la violenza sull’ inerme ‘altro’ è il contraltare della bacio di Colliers (Bowie) a Yonoi (Sakamoto).
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Per parlare di questo film devo camminare sul filo di una memoria il cui distillato ancora gocciola dentro un mio qualche alambicco mentale: l’ho visto moltissimi anni fa. Me lo ricordo come la storia di un sentimento fragile come è l'amore quando non si trasforma in arroganza ma si rassegna alla propria fragilità. Il campo di prigionia è il luogo dove poter mortificare attraverso la violenza verso il nemico -quindi in un modo socialmente accettato- il proprio sentimento fragile. Ciò che è stato disarmato deve perire, perché in qualunque momento potrebbe riprendere le armi e rivolgerle verso il carnefice. Questa illusione di controllo verso sé stessi attraverso la violenza sull’ inerme ‘altro’ è il contraltare della bacio di Colliers (Bowie) a Yonoi (Sakamoto). Colliers compie un atto di smascheramento, una rottura di una allenza in cui la vittima deve rimanere al suo posto per permettere al carnefice la protezione dal proprio spaurito sentimento. Colliers usa il sentimento fragile di Yonoi per affondare il colpo di una lama invisibile nelle carni stesse del severo ufficiale giapponese. La furia del drappello di Yonoi verso Colliers è giustificata dall’esercizio di un atto di arbitrio inaccettabile, libero, di rivolta senza armi, eccezion fatta per l’unica arma disponibile data dalla indisponibilità alla asimmetria del rapporto di prigionia. In realtà Colliers svela che nella realtà del campo ognuno è prigioniero dentro il corpo dell’altro; entrambi, sia il prigioniero che il guardiano. Il film si chiede come possano sopravivere non gli uomini, ma i loro sentimenti dentro un micromondo dove tutto è stato organizzato per sopprimerli: l’amore omosessuale certamente, l’unico amore in grado di poter essere esercitato al riparo da memorie lontane e improbabili, l’amore proibito per eccellenza dentro un mondo di uomini che non possono fare a meno di esercitarlo se non con il gioco delle armi da taglio. Tutto è orientato a recidere non con la pistola ma con una katana, come se qualcosa si ostinasse ancora a rinascere: un desiderio segreto. E’ il crimine più grave, ma è come fare multe per eccesso di velocità a Indianapolis (Apocalipse now), a denunciare piuttosto che l’immateriale, il non visibile, cioè il desiderio, è il crimine, da sopprimere a costo di spargere come catrame sopra un campo di mais. Anche il bacio di Colliers quindi è l'analogo ma rovesciato di una esecuzione. Il timido e impacciato Yonoi –a dispetto del suo sguardo candidamente severo prima di tutto verso se stesso- è stato come trapassato da una mano invisibile: quell'amore 'forbidden' è stato svelato. Si tratta di dipingere ancora quei sentimenti con i colori dell’altro, ma fuori dal campo, quando la guerra sarà finita. La speranza di tutto questo è il saluto di Takeshi Kitano all’ufficiale inglese (Merry Christmas Mr. Lawrence!) alla fine del film, in un ghigno che sa di impacciato, di goffo, di disarmato amore verso un mondo di cui ora si schiudono le porte, lasciando alle spalle la violenza di cui ora si scopre il corpo dilaniato, perché il corpo del nemico e il proprio sono la stessa cosa.
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il masticatore di teschi
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domenica 18 febbraio 2007
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film farraginoso
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Senza dubbio un film godibile,ma in certi sensi un po' troppo pesante.
Senza dubbio interpretazione ottima di Bowie, che come attore è sempre grande...ma la storia è lenta e prolissa, certi particolari sono tirati avanti e ricorrono per tutto il film.
Insopportabili i dialoghi in giapponese...un conto è il realismo ma così si finisce per rendere stantia la recitazione e anche la godibilità del film.
Ottima la colonna sonora.
Sufficiente ma nulla più...
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(di alessandro)
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(di etabeta)
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