Anima persa |
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Un film di Dino Risi.
Con Vittorio Gassman, Catherine Deneuve, Danilo Mattei, Ester Carloni, Anicée Alvina.
continua»
Drammatico,
b/n
durata 100 min.
- Italia 1977.
MYMONETRO
Anima persa
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Preferisco Arpinodi Luci BenniFeedback: 461 | altri commenti e recensioni di Luci Benni |
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lunedì 4 gennaio 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' davvero un peccato che Risi non si sia attenuto a quello straordinario congegno ad incastro che è la narrazione di Arpino, abbia voluto introdurre elementi non risolti, come l'esistenza di una figlia della moglie, e abbia voluto derogare perfino dalle caratteristiche fisiche dei personaggi. L'ingegnere - attorno a cui ruota la storia - è, nel libro, un uomo insignificante, un oscuro burocrate dell'azienda municipale del gas, magro, inappetente e taciturno, succubo dell'ammirazione ansiosa della moglie: niente a che vedere con la fisicità prorompente e carismatica di Vittorio Gassman. Serafino Calandra - l'ingegnere di Arpino - conduce una vita ordinata e prevedibile, anche se all'interno della sua casa è celato il vulnus alla rispettabilità della famiglia: un gemello alienato, segregato da 15 anni in una camera alla sommità di una scala che nessuno ha l'autorizzazione a salire. Solo l'ingegnerestesso può prendersi cura di quel suo sfortunato fratello, accudendolo con un ritmo quotidiano sempre uguale che lo porta tutti i giorni faccia a faccia con la mostruosità della follia. Lo spostamento da Torino a Venezia e l'introduzione di spunti narrativi non coerenti, trasforma l'atmosfera del libro, senza giovare affatto alla storia del film. Straordinaria la prova di Gassman, ma più adatta a costituire un frammento d'eccezione che ad essere integrata nell'insieme. Il disvelamento della realtà, favorito dallo sguardo innocente del giovane nipote, non ricostruisce il perfetto meccanismo di mascheramento e manipolazione messo in atto ai danni della famiglia, nè è comprensibile l'apparizione finale di Catherine Deneuve nei panni della bambina morta (?). I richiami a Basaglia, a Trieste e alla Mitteleuropa mi paiono decisamente fuor di contesto. Nel libro di Arpino si percepisce una mescolanza felice tra la poetica di Buzzati e il cinismo di Mastronardi, del tutto perduta nel film.
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