luci benni
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lunedì 4 gennaio 2021
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preferisco arpino
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E' davvero un peccato che Risi non si sia attenuto a quello straordinario congegno ad incastro che è la narrazione di Arpino, abbia voluto introdurre elementi non risolti, come l'esistenza di una figlia della moglie, e abbia voluto derogare perfino dalle caratteristiche fisiche dei personaggi. L'ingegnere - attorno a cui ruota la storia - è, nel libro, un uomo insignificante, un oscuro burocrate dell'azienda municipale del gas, magro, inappetente e taciturno, succubo dell'ammirazione ansiosa della moglie: niente a che vedere con la fisicità prorompente e carismatica di Vittorio Gassman. Serafino Calandra - l'ingegnere di Arpino - conduce una vita ordinata e prevedibile, anche se all'interno della sua casa è celato il vulnus alla rispettabilità della famiglia: un gemello alienato, segregato da 15 anni in una camera alla sommità di una scala che nessuno ha l'autorizzazione a salire.
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E' davvero un peccato che Risi non si sia attenuto a quello straordinario congegno ad incastro che è la narrazione di Arpino, abbia voluto introdurre elementi non risolti, come l'esistenza di una figlia della moglie, e abbia voluto derogare perfino dalle caratteristiche fisiche dei personaggi. L'ingegnere - attorno a cui ruota la storia - è, nel libro, un uomo insignificante, un oscuro burocrate dell'azienda municipale del gas, magro, inappetente e taciturno, succubo dell'ammirazione ansiosa della moglie: niente a che vedere con la fisicità prorompente e carismatica di Vittorio Gassman. Serafino Calandra - l'ingegnere di Arpino - conduce una vita ordinata e prevedibile, anche se all'interno della sua casa è celato il vulnus alla rispettabilità della famiglia: un gemello alienato, segregato da 15 anni in una camera alla sommità di una scala che nessuno ha l'autorizzazione a salire. Solo l'ingegnerestesso può prendersi cura di quel suo sfortunato fratello, accudendolo con un ritmo quotidiano sempre uguale che lo porta tutti i giorni faccia a faccia con la mostruosità della follia. Lo spostamento da Torino a Venezia e l'introduzione di spunti narrativi non coerenti, trasforma l'atmosfera del libro, senza giovare affatto alla storia del film. Straordinaria la prova di Gassman, ma più adatta a costituire un frammento d'eccezione che ad essere integrata nell'insieme. Il disvelamento della realtà, favorito dallo sguardo innocente del giovane nipote, non ricostruisce il perfetto meccanismo di mascheramento e manipolazione messo in atto ai danni della famiglia, nè è comprensibile l'apparizione finale di Catherine Deneuve nei panni della bambina morta (?). I richiami a Basaglia, a Trieste e alla Mitteleuropa mi paiono decisamente fuor di contesto. Nel libro di Arpino si percepisce una mescolanza felice tra la poetica di Buzzati e il cinismo di Mastronardi, del tutto perduta nel film.
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elgatoloco
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lunedì 6 luglio 2020
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straordinario gassman drammatico
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Dino Risi firma come regista e sceneggiatore(insieme a Bernardino Zapponi)"ANiima, persa", dal romanzo di Giovanni Arpino, la migliore interpretazione drammatica di Gassman (Vittorio, ovviamente), anno 1977. Ora, Risi, laureato in medicina, sarebbe douvuto, volenti i genitori, diventare uno psichiatra, ma divenne un regista-sceneggiatore.autore di film tra i migliori in ambito non solo italiano. Ora, il romanzo di Arpino, qui trasposto, verte sulla storia di un ingegnere del gas che ha un gemello"pazzo"(ma, come dice il fratello, è uno di coloro che "rifutano il buon senso e le sue regole infami", ma riesce a nasoncdere la cosa, accogliendo a Venezia(nel romanzo era Torino, ma la cosa non cambia se non per la siginiicatva amibentazione"altra")il nipote che studia arte nella città lagunare, straordinaria per bellezza e perché(sottolineatura forse non indebita)vicina a Trieste, dove in quegli anni tale Basaglia Franco metteva in crisi la psichiatria istituzionale, finalmente.
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Dino Risi firma come regista e sceneggiatore(insieme a Bernardino Zapponi)"ANiima, persa", dal romanzo di Giovanni Arpino, la migliore interpretazione drammatica di Gassman (Vittorio, ovviamente), anno 1977. Ora, Risi, laureato in medicina, sarebbe douvuto, volenti i genitori, diventare uno psichiatra, ma divenne un regista-sceneggiatore.autore di film tra i migliori in ambito non solo italiano. Ora, il romanzo di Arpino, qui trasposto, verte sulla storia di un ingegnere del gas che ha un gemello"pazzo"(ma, come dice il fratello, è uno di coloro che "rifutano il buon senso e le sue regole infami", ma riesce a nasoncdere la cosa, accogliendo a Venezia(nel romanzo era Torino, ma la cosa non cambia se non per la siginiicatva amibentazione"altra")il nipote che studia arte nella città lagunare, straordinaria per bellezza e perché(sottolineatura forse non indebita)vicina a Trieste, dove in quegli anni tale Basaglia Franco metteva in crisi la psichiatria istituzionale, finalmente... Gsssman disegna il personaggio con un coraggio straordinario , nella sua migliore prova solo drmmatica(non vale la registrazione del suo"Kean", pura intepretazione-regia teatrale, ovviamente, tra l'altro molto anteriore), dove il tema del"doppio"diventa assolutamente inquietante e Risi mostra di essere ciò che è, un signor regista per nulla"solo comico"(non lo è mai stato, solo"comico", che cosa vorrebbe dire, peraltro?Chiaro che l'un aspetto implica anhce l'altro, ça va sans dire...).Unica attrcie famosa del cast è Catherine Deneuve, che interpreta in maniera più che egregia, sempre"discreta"laa parte della molgie dell'ingegnere. dove per il "povero"nipote le sorprese, realmente, non finiscono mai....Film a suo modo geniale,non risulta essere stato"ricoperto di premi", forse perché il tema era/è scottante, nessuno ha il coraggio di mettere in discussione una società efficientista, che invero un Covid 19 vel similia mettono in crisi come fosse nulla, ma che deve ostentare salute, sicurezza, efficienza , anche se le spallate che ha ricevuto e tuttora riceve da varie parti di certo non mancano , ma continua a fare lo gnorri, a mostrarsi insensibile a messe in discussione, critiche, anche radicali... Straordinaria resa fi,mica di quell'"ospite"sempre"indesiderato"di ciò che gli umani respingono come"altro da sé", chiamandolo appunto"follia".... El Gato
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luca pichinelli
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venerdì 3 luglio 2020
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gassman super
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Un Grande Gassman per un film che meritava un colpo di scena migliore..Trovo il finale del film non credibile, banale, fragile, esagerato. Se nel finale la persona malata fosse stata Catherine Denevue gli avrei dato una stellina in più, forse pure due perchè il film mi è piaciuto e Gasmann è strepitoso. Dino Risi è rimasto fedele al romanzo e secondo me ha sbagliato.
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parsifal
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martedì 28 marzo 2017
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il mistero e l' inquietudine
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Tratto dal romanzo di Giovanni Arpino " Un'Anima Persa" ( ambientato A Torino) , da cui Dino Risi e Bernardino Zapponi hanno tratto la sceneggiatura cinematografica, il filam viene ambientato a Venezia, che si presta ottimamente a fare da scenografia naturale all' intricata e misteriosa vicenda ivi narrata. IL giovane Tino Zanetti ( Danilo Mattei) si trasferisce a Venezia dagli zii , allo scopo di studiare seriamente la pittura, per cui sembra particolarmente portato. Al suo arrivo a Villa Stolz , luogo dove prende corpo il nocciolo della narrazione( Palazzo Fortuni , sede dell'omonimo Museo) conosce la giovane zia Elisa ( C. Deneuve) fragile, dolce ma che nasconde a stento un' instabilità emotiva ed un'inconfessata inquietudine, che non tarderanno a manifestarsi ,nel corso della vicenda.
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Tratto dal romanzo di Giovanni Arpino " Un'Anima Persa" ( ambientato A Torino) , da cui Dino Risi e Bernardino Zapponi hanno tratto la sceneggiatura cinematografica, il filam viene ambientato a Venezia, che si presta ottimamente a fare da scenografia naturale all' intricata e misteriosa vicenda ivi narrata. IL giovane Tino Zanetti ( Danilo Mattei) si trasferisce a Venezia dagli zii , allo scopo di studiare seriamente la pittura, per cui sembra particolarmente portato. Al suo arrivo a Villa Stolz , luogo dove prende corpo il nocciolo della narrazione( Palazzo Fortuni , sede dell'omonimo Museo) conosce la giovane zia Elisa ( C. Deneuve) fragile, dolce ma che nasconde a stento un' instabilità emotiva ed un'inconfessata inquietudine, che non tarderanno a manifestarsi ,nel corso della vicenda. All' indomani , apparirà come per incanto, nella sua stanza aulice e spartana, il maturo zio; severo, autoritario, intellettuale di grande statura ( in ogni senso) interpretato da Un Gassman al massimo della propria forma, più mattatore che mai. Inizia la conoscenza tra i due personaggi, fatta di digressioni letterarie ( viene citato spesso Strindberg) ,di amare e nostalgiche dichiarazioni d'amore a Venezia ( Questa città è un vecchia ed elegante signora con il fiato ammorbante) e di passeggiate nel centro della splendida città. Fino a quando , la curiosità del giovane , non lo spingerà ad avventurarsi in un ' ala del palazzo dalla quale provengono strani ed angoscianti suoni. In cima ad una scala , trova una porta chiusa e spia attraverso la serratura; un uomo in preda un funambolico attacco di follia si fa beffa di lui. Lo zio si accorge di tutto ciò e tenta di spiegare al giovane l'amara vicenda. Da qui inizia una vera e propria discesa negli Inferi dell'animo umano, dove vero, verisimile e follia si mescolano , senza alcuna soluzione di continuità . Gassman mostra il meglio di sè , in un'interpretazione che meglio non avrebbe potuto mettere in atto, disdricandosi con estrema maestria nel duplice ruolo che gli è stato attribuito. Lo spettatore faticherà a distinguere il Vero dal Falso, La Realtà dalla Follia, ma d'altronde , non è così anche nella Vita? Tema conduttore ottimo a cura del Maestro Francis Lai.
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elgatoloco
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martedì 27 settembre 2016
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il miglior film di gassman come attore drammatico
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Tratto da un romanzo intenso di Giovanni Arpino di undici anni prima(1966 il romanzo-'77 il film), questo"ANima persa"di Dino Risi, che però potrebbe avere quasi anche accenni"tobiniani"(da Mario Tobino, psichiatra-scrittore versiliese), è senz'altro la più impegnativa prova drammatica di Vittorio Gassman al cinema, dove il grande attore di teatro e completo(a 360 gradi)si esprime al meglio, da mattatore e al tempo stesso"sdoppiandosi", quindi con particolare intensità drammatica, appunto. C'è qualche battuta, ma in complesso predomina il dramma, che è quello della"follia"(ammesso e non concesso che esista; ma, sempre quale ipotesi, essa sembra prevalere, persino tra i Basagliani e nella prospettiva di un Felix Guattari, che con Gilles Deleuze scrive "tranquillamente"di"schizofrenia"e"paranoia"; fatta eccezione per antipsichiatria e nonpsichiatria-Cooper, Laing, Antonucci e pochi altri l'ipotesi"pazzia"-o altrimenti, in forma più intellettuale"follia"prevale nettamente e viene socialmente ammessa e anzi quasi"imposta" ben più che solamente"proposta"); nella logica del"gioco"doppio/ambiguo, dello"sdoppiamento", appunto, Gassman, magistralmente diretto da Dino Risi(quello de"Il Sorpasso", ma qui ne vediamo l'autre co^té, possiamo ben dire senza tema di smentita), fa precipitare l'ignaro nipote, studente d'arte, in una casa e in una città che respira l'arte da e in ogni poro(Venezia, qui, a differenza che nel libro aripiniano)in una spirale di sorprese, invero preparate(suspense+sorpresa, dovremmo dire, per definire meglio di che cosa si tratta)che però vanno a finire-conducono al dramma, non al thriller.
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Tratto da un romanzo intenso di Giovanni Arpino di undici anni prima(1966 il romanzo-'77 il film), questo"ANima persa"di Dino Risi, che però potrebbe avere quasi anche accenni"tobiniani"(da Mario Tobino, psichiatra-scrittore versiliese), è senz'altro la più impegnativa prova drammatica di Vittorio Gassman al cinema, dove il grande attore di teatro e completo(a 360 gradi)si esprime al meglio, da mattatore e al tempo stesso"sdoppiandosi", quindi con particolare intensità drammatica, appunto. C'è qualche battuta, ma in complesso predomina il dramma, che è quello della"follia"(ammesso e non concesso che esista; ma, sempre quale ipotesi, essa sembra prevalere, persino tra i Basagliani e nella prospettiva di un Felix Guattari, che con Gilles Deleuze scrive "tranquillamente"di"schizofrenia"e"paranoia"; fatta eccezione per antipsichiatria e nonpsichiatria-Cooper, Laing, Antonucci e pochi altri l'ipotesi"pazzia"-o altrimenti, in forma più intellettuale"follia"prevale nettamente e viene socialmente ammessa e anzi quasi"imposta" ben più che solamente"proposta"); nella logica del"gioco"doppio/ambiguo, dello"sdoppiamento", appunto, Gassman, magistralmente diretto da Dino Risi(quello de"Il Sorpasso", ma qui ne vediamo l'autre co^té, possiamo ben dire senza tema di smentita), fa precipitare l'ignaro nipote, studente d'arte, in una casa e in una città che respira l'arte da e in ogni poro(Venezia, qui, a differenza che nel libro aripiniano)in una spirale di sorprese, invero preparate(suspense+sorpresa, dovremmo dire, per definire meglio di che cosa si tratta)che però vanno a finire-conducono al dramma, non al thriller. Film di grande intelligenza, commercialmente certo non troppo"consumabile-digestivo", anzi, "Anima persa"si segnala per l'interpretazione eccelsa sia di Gassman sia di Catherine Deneuve, entrambi allora ancora pienamente nella fase del loro"zenith"interpretativo... Gli interpreti giovani, invece, ritengo, da quanto ne so, non abbiano proseguito con grandi affermazioni né nel mondo del cinema né in quello del teatro(della TV francamente non saprei né vorrei dire, ma certo conta anch'essa...). Viaggio nell'imprevisto, nel "non conosciuto", nel forcluso, questo"anima persa", da vedere e recuperare in ogni modo e comunque... El Gato
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gab
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lunedì 18 agosto 2008
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inquietante
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Inquietante e straordinario Gassmann
Il finale non è chiarissimo ma l'ambientazione e la lenta scoperta della vera indole del protagonista tengono lo spettatore sempre col fiato sospeso
Molto bello
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sanya
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giovedì 14 agosto 2008
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emozionante
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Si, emozionante. E se qualcosa riesce a toccarti l'anima vuol dire che "funziona". Non c'è bisogno di classificarlo. Non c'è bisogno di decidere in quale "reparto" collocarlo. Funziona e basta. Questo film è così e Vittorio Gassman è il re del lavoro
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sangria31
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lunedì 11 agosto 2008
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una grande ciofecata
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Un thriller che alla fine non risolve un bel niente. Chi è Beba? Chi è in realtà la Deneuve? Che bisogno c'era della messinscena dello zio folle in soffitta)?
Troppe domende senza risposte. E' un film come Mulloland Drive, inspiegabile e che non vuol dire nulla. Ma quest'ultimo aveva un suo grande fascino visivo, che manca totalmente al film di Gassman.
[+] che palle!!!
(di daniele)
[ - ] che palle!!!
[+] da capire c'è solo che è un capolavoro
(di aliasname)
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astamurti
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venerdì 4 luglio 2008
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opera poetica con un'interprete d'eccezione
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Neanche l'ombra del thriller.Opera poetica con un'interprete d'eccezione,Gassman(a cui e' dovuto,a mio giudizio,buona parte del fascino di questo film;non so quanti altri,nel ricoprire il "duplice" ruolo assegnatogli,avrebbero reso con la stessa efficacia).Bravi anche gli altri attori,la Deneuve in testa.Intenso,introspettivo,analitico,malinconicamente amaro e alle soglie del tragico nel finale,non privo di accenti inquietanti,e' un film,in realta',sulla capacita' stessa di amare,sulla multiforme complessita',solo in apparenza rigidamente determinata,a cui fa capo l'inveramento di eros.Assolutamente da vedere,meriterebbe(come,purtroppo,tante altre opere,di autori celebri e non)una maggiore popolarita',soprattutto presso il grande pubblico.
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giorgio
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domenica 29 giugno 2008
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storia di un'iniziazione sentimentale
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Concordo col critico Grazzini quando addita certe artificisità nella trama, specie nella contaminazione (ardua del resto) tra 'thriller' e film sentimentale, che è certo la ragione d'essere principale di 'anima persa'.
Aldilà di questi aspetti tecnici, io credo che 'anima persa' sia un film ... magico. E' anzitutto il film che rievoca un mondo in cui l'eros era un 'tabu' per gli adolescenti, custodito gelosamente dagli adulti; al punto che la sua scoperta diventava una tappa di un percorso di iniziazione che coincideva per lo più con l'ingresso alla vita adulta. O per lo meno è il ritratto di un mondo (borghese ottocentesco) che amava auto-rappresentarsi così.
Questo è il senso del cammino di Tino, delle ambigue sollecitazioni della zia, dello zio, della serva, sull' "altro" presente in soffitta: l' "altro" non è il sottosuolo, il "doppio" alla Jekyll, ma è l' "eros" (quanto c'è del mondo cheha partorito la psicanalisi!).
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Concordo col critico Grazzini quando addita certe artificisità nella trama, specie nella contaminazione (ardua del resto) tra 'thriller' e film sentimentale, che è certo la ragione d'essere principale di 'anima persa'.
Aldilà di questi aspetti tecnici, io credo che 'anima persa' sia un film ... magico. E' anzitutto il film che rievoca un mondo in cui l'eros era un 'tabu' per gli adolescenti, custodito gelosamente dagli adulti; al punto che la sua scoperta diventava una tappa di un percorso di iniziazione che coincideva per lo più con l'ingresso alla vita adulta. O per lo meno è il ritratto di un mondo (borghese ottocentesco) che amava auto-rappresentarsi così.
Questo è il senso del cammino di Tino, delle ambigue sollecitazioni della zia, dello zio, della serva, sull' "altro" presente in soffitta: l' "altro" non è il sottosuolo, il "doppio" alla Jekyll, ma è l' "eros" (quanto c'è del mondo cheha partorito la psicanalisi!).
La soffitta è la "stanza proibita" dei due conigui (Gassman e la Deneuve), la stanza è il luogo dove i due hanno tragicamente sperimentato l'ambiguità e la fragilità dell' "eros" il cui doppio (come insegna Freud) è "thanatos": la bellezza svanisce, l'attrattiva svanisce verso la fine, la morte (questo è il senso fuor di metafora del racconto della morte della "bambina Beba" che poi si rivela essere la stessa Deneuve!). La "stanza" è il luogo in cui "eros" rivela la sua misterisa 'parentala con la bestialità unama, l'istintualità: di qui, la tirata di Gassman che, descrivendo il suo "doppio", si sofferma sull'attrattiva verso la terra, verso gli insetti.
Questa rievocazione di un mondo fa di "anima persa" un film magico; e soprattutto originale, in un'epoca in cui il 'mistery romantico' stava diventando una moda ed uno stereotipo del cinema commerciale (complice i successi tv de "il segno del comando", "malombra", "ritratto di donna velata").
Da rivedere e da riscoprire.
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