onufrio
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martedì 24 novembre 2015
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soldi sporchi di sangue
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Pietro Chiocca è un mercante di armi milanese sempre in viaggio nel continente africano piazzando armi a rivoluzionari e dittatori; la famiglia conduce una vita lussuosa al centro di Milano, ma la moglie Silvia desidera una splendida villa lontano dal caos della città, Pietro attraverso un'azione lavorativa non proprio legale, ottiene una promozione rendendo così felice la propria moglie esaurendo quest'ennesimo desiderio; tutto prosegue bene (per così dire), sino a quando un giornalista italiano in Africa non pubblica su noti giornali la figura di Pietro Chiocca definendolo "mercante di morte", la vicenda turba la famiglia, più che altro per le critiche degli amici che adesso vedono la famiglia Chiocca in maniera diversa.
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Pietro Chiocca è un mercante di armi milanese sempre in viaggio nel continente africano piazzando armi a rivoluzionari e dittatori; la famiglia conduce una vita lussuosa al centro di Milano, ma la moglie Silvia desidera una splendida villa lontano dal caos della città, Pietro attraverso un'azione lavorativa non proprio legale, ottiene una promozione rendendo così felice la propria moglie esaurendo quest'ennesimo desiderio; tutto prosegue bene (per così dire), sino a quando un giornalista italiano in Africa non pubblica su noti giornali la figura di Pietro Chiocca definendolo "mercante di morte", la vicenda turba la famiglia, più che altro per le critiche degli amici che adesso vedono la famiglia Chiocca in maniera diversa. Commedia amara quella di Sordi, a metà film la trama perde un pò di forza, ma la scena finale è qualcosa di sensazionale che fa guadagnare a questa pellicola un voto abbastanza positivo.
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elgatoloco
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lunedì 5 aprile 2021
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ottimo film di sordi pienamente autore
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"Finché c'è guerra c'è speranza"(Alberto Sordi, scritto da lui con Leo Bevenuti e PIero de Bernardi, 1974), storia di un trafficante d'armi(ufficilamnete"rappresentante")che, in doppiopetto, si reca soprattutto in Africa, per vendere, al miglior offerente, le armi del suo ricco campionario. Le vende senza problemi e senza particolari scrupoli(da borghesuccio qual è, anche buon praticante cattolico) e fa il colpo grosso in alcuni casi, finché un giornalista italiano, forse simaptizzante di un gruppo guerrigliero, lo"inchioda"scrivendo nel giornale un articolo di fronte al quale figli, amici, la stessa moglie ne prendono le distanze, definendolo"venditore di morte".
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"Finché c'è guerra c'è speranza"(Alberto Sordi, scritto da lui con Leo Bevenuti e PIero de Bernardi, 1974), storia di un trafficante d'armi(ufficilamnete"rappresentante")che, in doppiopetto, si reca soprattutto in Africa, per vendere, al miglior offerente, le armi del suo ricco campionario. Le vende senza problemi e senza particolari scrupoli(da borghesuccio qual è, anche buon praticante cattolico) e fa il colpo grosso in alcuni casi, finché un giornalista italiano, forse simaptizzante di un gruppo guerrigliero, lo"inchioda"scrivendo nel giornale un articolo di fronte al quale figli, amici, la stessa moglie ne prendono le distanze, definendolo"venditore di morte". Messo ale strette, intimerà alla sua famiglia di lasciarlo dormire, se non più interessati alla prosecuzione del avoro attuale o di chiamarlo, con tanto di sveglia, nel caso contrario. Lo chiameranno addirittura in atnicipo... Apolgo morale, direi brechtiano("Mamma Coraggio"fa scuola e alri testi, naturalmente, purché si distingua nettamente il pensiero politico brechitano dalle convinzioni di Sordi; ma è"brechiano"per la sua inteznione lato sensu"pedagogica", per la volontà di far riflettere sul tema), tanto che questo film, scritto e diretto in pieni"Seventies"e appartenente ai glorydays sordiani , rappresneta comunque una sfida. non sarà piaciuto né a chi sostiene essere, quella delle armi, "un'industria come le altre", sia ai pacifisti indomiti, in quanto mette di fronte alle responsabilità etiche, non solo morali, di ognuno. Che poi la rappresentazione del mondo africani risulti di maniera(non razzista, però, in nessun modo)può essere in parte veroo almeno sostenibile, ma va detto e sottolineato che Sordi non era né un africanista, né un anttopologo che lavorava sul cmapo, né uno storico né un gironalista specializzato, che, dunque, il suo film è un tentativo di chiarire a sé e agli spettatori il problmea nei suoi termini essenziali, Del resto, poi, nel"play"bellico.guarrafondaio non entrano solo i paesi africnai e/o in"via di sviluppo"ma tutto il mondo, come del resto nel film si dice varie volte e lo si mostra/dimostra, anche con vari esempi."FInché c'è guerra..." è un film decisamente riuscito, in cui Albertone mostra il suo(intendendo: del persoangggio, naturalmentne) aspetto"ufficiale",ma anche quello "segreto", dove "segreto"vale"privato"e allora, more italico, la famiglia avant tout, quasi"necessariamente". Altre/i interpreti Silvia Monti, nella parte della moglie, Alessandro Cutolo quale zio onnipresnete nelle cerimonie di famiglia, Marcelo De Falco e altri, ma il vero"fulcro"anche attoale del film, e del resto non credo sia una grande sorpresa, è Sordi stesso, con la sua"onnipervasisvità"- Questo suo essere ubiquo, quasi un"Je suis partout"rende peraltro un personaggio che ha varie sfumature, ma che, in ogni caso, ha una sua"reductio ad unum"quando si tratta di decidere le cose, nel senso dellla rassegnazione o della volontà coraggiosa di fare altro, dove naturalmente prevale in modo assoluto la prima opzione. Del resto se ci fossero"venditori di morte"titubanti o indecisi fino allo"sciopero"saremmo in n altro mondo, forse in un'altra dimensione.. Piero Piccioni, da sempre autore del sound track dei fill sordian, non si smentisce... E fa un ottimo lavoro, come sem,pre. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 14 maggio 2018
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brechtianamente efficace
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"Finché c'è guerra c'è speranza"(1974, di e con Alberto Sordi)è assolutamente un film di Sordi, che ha anche scritto soggetto e sceneggiatura(quest'ultima con De Bernardi e BenvenutI)e ha la rude quanto totale-dichiarativa eifficacia di un apologo brechtiano: tesi fondamentale è: se volete che non faccia più il mercante d'armi e volete che non ci siano più guerre o almeno che queste non vengano favorite da me, rinunciate a tutto il benessere di cui avete goduto finota. Una tesi oltremodo efficace-e terribile per la famiglia di Pietro, il protagonista, ovviamente ancora una volta Albertone, che alla fine gli fa continuare senza problemi il suo terribile mestiere, facendo in modo che non ci siano limitazioni di sorta per un traffico che si vorrebbe evitare , ma di cui(questa la tesi paradossale del film)non si può evitare l'esistenza e la continuazione della stessa.
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"Finché c'è guerra c'è speranza"(1974, di e con Alberto Sordi)è assolutamente un film di Sordi, che ha anche scritto soggetto e sceneggiatura(quest'ultima con De Bernardi e BenvenutI)e ha la rude quanto totale-dichiarativa eifficacia di un apologo brechtiano: tesi fondamentale è: se volete che non faccia più il mercante d'armi e volete che non ci siano più guerre o almeno che queste non vengano favorite da me, rinunciate a tutto il benessere di cui avete goduto finota. Una tesi oltremodo efficace-e terribile per la famiglia di Pietro, il protagonista, ovviamente ancora una volta Albertone, che alla fine gli fa continuare senza problemi il suo terribile mestiere, facendo in modo che non ci siano limitazioni di sorta per un traffico che si vorrebbe evitare , ma di cui(questa la tesi paradossale del film)non si può evitare l'esistenza e la continuazione della stessa... Sordi Catolne?Sì, in un cderto modo sì, riproponendo la legge fondamentale di ogni morale e di ogni etica: "non uccidere"e non fare in modo, dunque, di uccidere anche in forma mediata, "indiretta"...Tutta la famiglia "tiene bordone", da Silvia Monti a Alessandro Cutolo, evidentemente amico di Sordi e suo collaboratore, che era uno storico medievale di un certo valore, ma anche, fondamentale, un uomo di show -Tv, un conduttore e un"attore", che nei film di Sordi in genere(come anche in questo film)impersona lo zio del personaggio principale, un argomentatore, un personaggio che dava uno spessore culturale a un determinato programma, nonostante(come ovviamente anche in"Finché c'è guerra..."il suo fortissimo, quasi"insistito-oppressivo"accento napoletano, proposto quasi in forma autocaricaturale. UN Sordi compatto, determinato nel sostenere la sua tesi, quasi un"caballero sin miedo"che è capace di portare avanti una tesi, dimostrandola senza equivoci. E la tesi non è di per sé attirubuibile ad alcuna forza politica, contrariamente a chi vorrebbe senz'altro incasellare Sordi, come peratlro altre figure e personalità, chiamandola senz'altro"...", ossia attribuendo loro ua determinata coloritura politica, Cosa profondamente difficile da stabilire in un attore.regista.autore che ha sempere avuto una fortissima autonomia di giudizio, a quanto risulta... El Gato
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giulio andreetta
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lunedì 26 ottobre 2020
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ottimo film con la regia di alberto sordi
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Film meraviglioso che mette in luce in modo coraggioso molte contraddizioni che viveva il nostro paese agli inizi degli '70. Un film onesto, sincero, e un Sordi che si conferma uno dei più grandi attori italiani di sempre, a suo agio anche nella regia. Il racconto segue le vicende di un trafficante di armi, il quale si arricchisce notevolmente con losche compravendite di armi con piccoli stati dittatoriali dell'Africa... Ma ciò che è importante mettere in luce di questa pellicola è il tentativo di ritrarre ciò che in quegli anni appariva una vera e propria crescita economica esplosiva, e l'ansia di arricchimento che permeava gran parte della popolazione.
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Film meraviglioso che mette in luce in modo coraggioso molte contraddizioni che viveva il nostro paese agli inizi degli '70. Un film onesto, sincero, e un Sordi che si conferma uno dei più grandi attori italiani di sempre, a suo agio anche nella regia. Il racconto segue le vicende di un trafficante di armi, il quale si arricchisce notevolmente con losche compravendite di armi con piccoli stati dittatoriali dell'Africa... Ma ciò che è importante mettere in luce di questa pellicola è il tentativo di ritrarre ciò che in quegli anni appariva una vera e propria crescita economica esplosiva, e l'ansia di arricchimento che permeava gran parte della popolazione. In questo caso il commercio d'armi permette al protagonista di arricchirsi notevolmente e consente alla sua famiglia un tenore di vita alto-borghese. L'epilogo grottesco e tragicomico della pellicola metterà ancora una volta alla luce le numerose ipocrisie di una condotta non cristallina dei suoi familiari. Ottima fotografia, e una buona tensione narrativa. 4 stelline.
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elgatoloco
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giovedì 8 aprile 2021
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sordi al meglio
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"FInché c'è guera c'è speranza"(ASlberto Sordi, anche soggetto e la sceneggiautra con Leo Benvenuti e Piero de Bernardi, 1974)racconta di un trafficante d'armi, con tanto di licenza, che, sopratutto in Africa e in zone comunque"compromesse"da guerre vivili e rivolte vende armi di ogni tipo al"miglior offerente". Lo incastra, però, un giornalista italiano che lo"becca", fingendosi un quasi mediatore con un gurppo "guerrillero"; poi pubblica una sorta di intervista-articolo, che gli fa perdere ogni credito, sia in famiglia sia nell'ambiente dei conoscenti, a Milano dove il trafficante, ovviamente romano-essendo Sordi.
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"FInché c'è guera c'è speranza"(ASlberto Sordi, anche soggetto e la sceneggiautra con Leo Benvenuti e Piero de Bernardi, 1974)racconta di un trafficante d'armi, con tanto di licenza, che, sopratutto in Africa e in zone comunque"compromesse"da guerre vivili e rivolte vende armi di ogni tipo al"miglior offerente". Lo incastra, però, un giornalista italiano che lo"becca", fingendosi un quasi mediatore con un gurppo "guerrillero"; poi pubblica una sorta di intervista-articolo, che gli fa perdere ogni credito, sia in famiglia sia nell'ambiente dei conoscenti, a Milano dove il trafficante, ovviamente romano-essendo Sordi.abita. Metterà un ultimatum alla famiglia: quello di svegliarlo o meno, la mattina seguente, a seconda del fatto che debba procedere con il"lavoro di morte"oppure mollare. Verrà svegliato una mezz'ora pirma abbondante prima della sveglia abituale... Questo film, completamente sordiano, che si realizza a metà anni 1979(poco prima), in anni "difficili"("di piombo", secondo la definizione ancora corrente), segna lo zenith di Sordi regista, autore e ovviamente inrerprete: senza minicamente entrare in merito alla questione"politica"(Sordi , che io sappia, non l'ha mai fatto direttamente-del resto, rispetto a Gassman , Toganizzi, Manfredi, le sue convinzioni erano molto diverse dal laicismo e dalla sinistra...), Albertone propone un vero e proprio apologo brechtiano(lasciamo perdere se Sordi l'abbia fatto scientemente o inconsapevolmente.l'ha fatto, comunque e quindi contra il risultato, molto di più dell'intenzione, che andrebbe esaminata, magari, esaminando le convinzioni estetiche e"poetiche"del poliedrico attore-regist-autore): meglio vendere armi e vivere nel lusso o rinunciare, magari anche solo a qualcosa, tutelando la pace. La risposta, ahimè, è quella del racconto della storia, dunque decisamente negativa, sul piano etico, ma gratificante sul paino economico per l'egoismo della famliglia. Sordi interprete è travolgente, salvo forse qualche appunto al uso discreto francese, ma a uno spagnolo decisamente"maccheronico"(sembra veneto e un veneto non perfetto, con l'aggiunta di qualche"s", classico pregiudizio italiano sulla presunta facilità di parlare così, cedendo di esprimersi nella lingua di Cervantes...)e il risultato è là a dimostrarlo, sia come successo di pubblico, sia per una critica altrimenti fin troppo schizzinosa verso Sordi, in specie se in veste, appunto, di regista.autore, quasi si potessero fargli le pulci su tutto. Rappresentazione un po'di maniera dell'Africa, forse^ No, diremmo, perché Sordi non era un antropologo culturale(o sociale, variante made in the USA)nè un africanista, ma un autore cinematografico né il film verte in modo esclusivo sull'Africa, coem dimostrano altre escapades per lavoro in Francia e altrove. Tra le/lgi interpreti, ricorderemmo solo Silvia Monti(la famosa moglie crirticona, ma molto attenta alla"roba"), come anche Alessandro Cutolo, spesso impegnato in vari film con e di Sordi, anche in altre occasioni, nella parte dello zio. Gli altri/le altre, per la brevità della loro perfrormance, non appaiono degni/e di menzione paritoclare. El Gato
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elgatoloco
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giovedì 8 aprile 2021
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sordi al meglio
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"FInché c'è guera c'è speranza"(ASlberto Sordi, anche soggetto e la sceneggiautra con Leo Benvenuti e Piero de Bernardi, 1974)racconta di un trafficante d'armi, con tanto di licenza, che, sopratutto in Africa e in zone comunque"compromesse"da guerre vivili e rivolte vende armi di ogni tipo al"miglior offerente". Lo incastra, però, un giornalista italiano che lo"becca", fingendosi un quasi mediatore con un gurppo "guerrillero"; poi pubblica una sorta di intervista-articolo, che gli fa perdere ogni credito, sia in famiglia sia nell'ambiente dei conoscenti, a Milano dove il trafficante, ovviamente romano-essendo Sordi.
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"FInché c'è guera c'è speranza"(ASlberto Sordi, anche soggetto e la sceneggiautra con Leo Benvenuti e Piero de Bernardi, 1974)racconta di un trafficante d'armi, con tanto di licenza, che, sopratutto in Africa e in zone comunque"compromesse"da guerre vivili e rivolte vende armi di ogni tipo al"miglior offerente". Lo incastra, però, un giornalista italiano che lo"becca", fingendosi un quasi mediatore con un gurppo "guerrillero"; poi pubblica una sorta di intervista-articolo, che gli fa perdere ogni credito, sia in famiglia sia nell'ambiente dei conoscenti, a Milano dove il trafficante, ovviamente romano-essendo Sordi.abita. Metterà un ultimatum alla famiglia: quello di svegliarlo o meno, la mattina seguente, a seconda del fatto che debba procedere con il"lavoro di morte"oppure mollare. Verrà svegliato una mezz'ora pirma abbondante prima della sveglia abituale... Questo film, completamente sordiano, che si realizza a metà anni 1979(poco prima), in anni "difficili"("di piombo", secondo la definizione ancora corrente), segna lo zenith di Sordi regista, autore e ovviamente inrerprete: senza minicamente entrare in merito alla questione"politica"(Sordi , che io sappia, non l'ha mai fatto direttamente-del resto, rispetto a Gassman , Toganizzi, Manfredi, le sue convinzioni erano molto diverse dal laicismo e dalla sinistra...), Albertone propone un vero e proprio apologo brechtiano(lasciamo perdere se Sordi l'abbia fatto scientemente o inconsapevolmente.l'ha fatto, comunque e quindi contra il risultato, molto di più dell'intenzione, che andrebbe esaminata, magari, esaminando le convinzioni estetiche e"poetiche"del poliedrico attore-regist-autore): meglio vendere armi e vivere nel lusso o rinunciare, magari anche solo a qualcosa, tutelando la pace. La risposta, ahimè, è quella del racconto della storia, dunque decisamente negativa, sul piano etico, ma gratificante sul paino economico per l'egoismo della famliglia. Sordi interprete è travolgente, salvo forse qualche appunto al uso discreto francese, ma a uno spagnolo decisamente"maccheronico"(sembra veneto e un veneto non perfetto, con l'aggiunta di qualche"s", classico pregiudizio italiano sulla presunta facilità di parlare così, cedendo di esprimersi nella lingua di Cervantes...)e il risultato è là a dimostrarlo, sia come successo di pubblico, sia per una critica altrimenti fin troppo schizzinosa verso Sordi, in specie se in veste, appunto, di regista.autore, quasi si potessero fargli le pulci su tutto. Rappresentazione un po'di maniera dell'Africa, forse^ No, diremmo, perché Sordi non era un antropologo culturale(o sociale, variante made in the USA)nè un africanista, ma un autore cinematografico né il film verte in modo esclusivo sull'Africa, coem dimostrano altre escapades per lavoro in Francia e altrove. Tra le/lgi interpreti, ricorderemmo solo Silvia Monti(la famosa moglie crirticona, ma molto attenta alla"roba"), come anche Alessandro Cutolo, spesso impegnato in vari film con e di Sordi, anche in altre occasioni, nella parte dello zio. Gli altri/le altre, per la brevità della loro perfrormance, non appaiono degni/e di menzione paritoclare. El Gato
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