Banditi a Milano |
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Un film di Carlo Lizzani.
Con Gian Maria Volonté, Don Backy, Laura Solari, Carla Gravina, Tomas Milian.
continua»
Drammatico,
durata 102 min.
- Italia 1968.
MYMONETRO
Banditi a Milano
valutazione media:
3,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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spartiacque western/peplum 'poliziotteschidi davide_chiappettaFeedback: 7859 | altri commenti e recensioni di davide_chiappetta |
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venerdì 19 novembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Carlo Lizzani è uno di quegli artigiani del cinema italiano che purtroppo non troveranno mai il giusto riconoscimento che dovrebbero avere. Lizzani cominciò l’esperienza cinematografica già in epoca neorealista, sceneggiando per autori come De Santis, Lattuada, Rossellini e realizzando in prima persona un’opera notevole come Achtung! Banditi! (1951). La matrice neorealista nella sua volontà documentaristica diventa pienamente visibile in questo Banditi a Milano, ispirato a fatti realmente accaduti nell’autunno del 1967 da parte della banda Cavallero. L’operazione scelta dal regista è quindi quella di alternare il formato documentario, che apre l’opera presentando in linee generali la situazione malavitosa milanese del periodo, a quello fiction-narrativo vero e proprio, nel quale il livello si alza notevolmente grazie soprattutto ad un’eccellente prova di Gian Maria Volonté, che impersonando il capo dei banditi si segnala conquistando un Globo d'oro dell'Associazione Stampa Estera e una Grolla d'oro come migliore attore. Da evidenziare l’apoliticità generale del film, il quale lo si può avvicinare al coetaneo 'Gangster Story', di un’opera che ciò nonostante lancia qualche suggestione di sovversione proletaria, facendo emergere la provenienza operaia e di partito del protagonista Piero, deciso a farsi giustizia da solo per non far la fine degli altri oppressi e sfruttati. Un individualismo miope che però lo trasforma in un essere cinico e amorale. Detto questo è il livello complessivo dell’opera a convincere, grazie al ritmo serrato degli eventi e alla capacità di gestire una tensione drammatica e d’azione quasi perfetti, che rendono il film un poliziesco degno di stima e considerazione internazionale, diventando un punto di riferimento nobile per il successivo filone 'poliziottesco', che ne riprenderà alcuni topos, primo fra tutti la serie di inseguimenti tra automobili, riuscendo però raramente a mantenere l’equilibrio emotivo e tagliente che caratterizza l’opera di Lizzani.
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