8 ½ |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée, Sandra Milo, Barbara Steele.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 138 min.
- Italia 1963.
- Cineteca di Bologna
MYMONETRO
8 ½
valutazione media:
4,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando mancano le paroledi giulio andreettaFeedback: 10776 | altri commenti e recensioni di giulio andreetta |
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mercoledì 3 giugno 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il racconto di 8 e1/2, e la sua riflessione metacinematografica, potrebbe forse essere ascoltato ad uno dei capolavori di Pirandello, Trovarsi. Anche in questo caso sono di scena i soliloqui di una protagonista, un'attrice di successo, amareggiata e solitaria. Ma se in Pirandello la conclusione della piece lasciava tracce di sconforto nello spettatore, in questo caso il regista, al vertice della sua isprazione, sembra lanciare un messaggio di speranza. In un film in cui tutto appare difficile - soprattutto a mio parere il processo di identificazione con il protagonista (non tutti siamo così pronti ad identificarci in un personaggio talentuoso, geniale e di successo, un grande regista noto internazionalmente) - in realtà l'universalità della narrazione rende tutto così familiare e vicino a noi, da colpirci ed emozionarci in modo abissalmente mostruoso. La scena finale è giustamente ricordata per essere uno dei vertici dell'arte cinematografica senza ulteriori specificazioni. La dimensione onirica, sempre viva in Fellini, è in questo caso presente non solo nel momento della narrazione del sogno vero e proprio, ma tende a sconfinare anche in una realtà, a tratti, per il protagonista, incomprensibile, e forse, in qualche caso, inaccettabile. Attriti e incomprensioni con la moglie e con l'amante (un'ottima Sandra Milo) sembrano sottolineare ancor di più una disperata situazione di stallo emotivo e materiale, che del resto si concretizza chiaramente nella difficoltà di Guido ad avanzare con la realizzazione del film. E poi, come sempre in Fellini, il ricordo nostalgico, a tratti disperatamente nostalgico, di alcuni personaggi che gli erano evidentemente cari, la Saraghina, Conocchia, le maestranze, la ragazza dall'accento americano, che si depositano in modo indelebile nella memoria di noi spettatori. In questa pellicola, a me pare, Fellini non ha paura di mostrare tutte le sue debolezze, le sue fragilità, e forse è proprio in questo coraggio nel manifestare la propria insicurezza, o la propria fragilità, che noi possiamo ravvisare tutta la grandezza del maestro. La colonna-sonora di Rota, come sempre ai vertici dell'arte musicale, completa il capolavoro, assieme alla superba recitazione di Matroianni, sempre misurato e solenne, ma 'vero' e autentico nell'indagine psicologica.
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