Il sorpasso |
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Un film di Dino Risi.
Con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo.
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Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 108 min.
- Italia 1962.
MYMONETRO
Il sorpasso
valutazione media:
4,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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testa e croce: due umanità a confrontodi francesco zennaroFeedback: 0 |
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mercoledì 17 ottobre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film analizza in profondità le 2 facce opposte dell'umanità. Bruno Cortona (Vittorio Gassman) è il fanfarone, lo spaccone, il furbo, il "carpe diem" a oltranza, il guascone, il senza valori, il perspicace. Il classico "figlio di...". Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant) è tutto l'opposto. Timido, serio, onesto, amante dell'arte, ingenuo, tonto (non capisce l'evidenza, subito chiara invece a Bruno). Una visione moralistica della condizione umana direbbe che Bruno rappresenta il male e Roberto il bene. Ma, una volta calati nella squallida realtà quotidiana di un'umanità non meno squallida e nichilista, il BENE e il MALE si capovolgono. Il tutto sublimato magistralmente da Risi & C. nelle sequenze girate nella casa degli zii di Roberto dove, a sembrare il vero nipote, non è più Roberto ma "l'appena conosciuto" Bruno. "Occhio fino / finocchio", "Il figlio del fattore" e "l'orologio a pendolo intoccabile" (sempre a casa degli Zii di Roberto) mettono in evidenza tutta l'esperienza psicologica maturata da Dino Risi (che aveva lavorato nell'ambito della psichiatria). Bruno (Gassman) è immerso nella vita e ci sguazza come un pesce felice; capisce la differenza tra "ciò che è" e "ciò che appare". Soprattutto, capisce con fulminea furbizia la differenza tra "ciò che gli conviene" e "ciò che NON gli conviene". Roberto, al contrario, della vita è spettatore. Con le donne, con la vita vissuta, perfino con i propri parenti (sempre gli Zii). PUR VIVENDO PER UN GIORNO LE STESSE ESPERIENZE, BRUNO E ROBERTO SEMBRANO DISTANTI ANNI LUCE L'UNO DALL'ALTRO, COME SE LE ESPERIENZE "FOTOCOPIA" FOSSERO DIAMETRALMENTE OPPOSTE. Bruno le vive e gode di esse. Roberto vi assiste, come uno spettatore davanti al tubo catodico. Se moralmente vince l'onesto Roberto (il BENE ideale), nella vita vince il furbo Bruno (il BENE reale). E - a pagare il conto con la vita - sarà solamente Roberto, vittima sacrificale di una realtà implacabile. Ma nemmeno Bruno (che dall'incidente - dal sorpasso dove era lui a guidare - esce carnefice/vincitore. Mors tua, vita mea), non potrà non ammettere con se stesso - presto o tardi - che il suo modus vivendi altro non è che un cercare di nascondere, con l'esuberanza e l'allegria artificiale, il vuoto della vita e la paura del futuro. La tragedia del film (e dell'esistenza umana) sta tutta qui. Qualsiasi sia la natura umana di un individuo (il BENE dell'onesto Roberto nel mondo platonico, il BENE del simpatico Bruno nel mondo vissuto), questo ne uscirà sempre sconfitto e distrutto. Con la prematura morte di Roberto. Con la condanna alla solitudine e ad un vuoto assoluto di Bruno.
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