ciclope strabico
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martedì 20 dicembre 2005
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ogni tassello al suo posto
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Film commovente, ben recitato, ben diretto. Ogni tassello della storia è al proprio posto: la bella attrice non più giovane che accoglie nel proprio misero appartamento una donna di colore con la figlia, ossessionata dal pensiero di essere diversa. La donna riesce a sfondare nel mondo dello spettacolo, diviene ricca e accoglie la donna di colore e la figlia nella propria casa, ma la giovane ragazza non riesce a sopportare l'idea di avere una madre negra e fugge, cercando la sua strada lontano e decidendo di tornare quando oramai la buonissima e religiosa madre è morta. Si cerca di creare un film che sia 'lo specchio della vita', ebbene la trama è basata essenzialmente sul razzismo, ma come contorno sono presenti altre tematiche, altre critiche alla società del tempo (la critica fatta e strafatta al mondo del teatro, impuro e nauseante), problemi d'amore.
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Film commovente, ben recitato, ben diretto. Ogni tassello della storia è al proprio posto: la bella attrice non più giovane che accoglie nel proprio misero appartamento una donna di colore con la figlia, ossessionata dal pensiero di essere diversa. La donna riesce a sfondare nel mondo dello spettacolo, diviene ricca e accoglie la donna di colore e la figlia nella propria casa, ma la giovane ragazza non riesce a sopportare l'idea di avere una madre negra e fugge, cercando la sua strada lontano e decidendo di tornare quando oramai la buonissima e religiosa madre è morta. Si cerca di creare un film che sia 'lo specchio della vita', ebbene la trama è basata essenzialmente sul razzismo, ma come contorno sono presenti altre tematiche, altre critiche alla società del tempo (la critica fatta e strafatta al mondo del teatro, impuro e nauseante), problemi d'amore. Ne nasce un film la cui prevedibilità non provoca alcun fastidio, anzi; non fornisce alcuna impressione di banalità, bensì di 'arte dell'incastro', ove ogni tassello risulta essere al posto esatto. Voto: tre stelline e mezzo.
Saluti.
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sponge
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sabato 2 aprile 2005
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c'è di meglio nel 1959??
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QUESTO FILM DIFFICILMENTE HA EGUALI NEL SUO GENERE.MAGISTRALMENTE DIRETTO
OFFRE UN CAST DI ATTORI AL TOP.FIAMMEGGIANTE NELLA SUA EVOLUZIONE PORTA LO SPETTATORE A CONFRONTARSI CON LA TRAMA VOLUTAMENTE DRAMMATICA.HO ESAGERATO???FORSE....PER ME
NUMERO 1!!!!!!!
[+] c'è di meglio nel 1959!
(di jeko)
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marcojpd
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lunedì 22 gennaio 2007
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sirk e l'america
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Lo specchio della vita, la vita americana degli anni 50'. Un melodramma sensazionale, quattro donne alla ricerca della felicità, che sembra essergli vicina, ma la realtà non è ciò che vediamo nello specchio. Il razzismo, la ristrettezza mentale, la gelosia, la conflittualità, la violenza giovanile, la donna protagonista. Tutto questo fa capire di come Sirk vedeva l'America, un finale amaro dai risvolti benevoli, l'Happy End che c'è ma non si vede. Il sacrificio è una prerogativa della felicità. La morte è l'inizio di una nuova vita che non dovrà essere vista attraverso lo specchio, ma attraverso gli occhi di chi sa guardare dentro se stesso.
SUPERLATIVO!
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luigi chierico
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venerdì 8 luglio 2016
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eccellente
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Negli anni d’oro del cinema holliwoodiano la prestigiosa Universal pictures film offre una magnifica cornice con uno specchio: ”Lo specchio della vita”. Il colore, lo sfarzo, il lusso e l’eleganza nascondono tante verità, quel che appare è distorto o visto al rovescio così come per una immagine allo specchio. Si celano sentimenti, rimorsi, amori.. in bianco.. e in.. nero, là dove il colore fa la differenza. Un film bellissimo a guardarlo con i sentimenti di solo mezzo secolo fa, che forse oggi risulta incomprensibile. Una frase nel finale resta emblematica:…”perché il giorno del matrimonio è il più importante di tutta la vita”. A quante persone lo si può dire oggi che non ci si sposa ma ci si sta insieme da compagni, neanche da amici, oggi che il divorzio e le separazioni legali dilagano, oggi che l’anello nuziale non dovrebbe più chiamarsi “fede” o “vera”, ma solo l’anello di una catena, non indissolubile ma quasi una manetta da cui occorre liberarsi al più presto.
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Negli anni d’oro del cinema holliwoodiano la prestigiosa Universal pictures film offre una magnifica cornice con uno specchio: ”Lo specchio della vita”. Il colore, lo sfarzo, il lusso e l’eleganza nascondono tante verità, quel che appare è distorto o visto al rovescio così come per una immagine allo specchio. Si celano sentimenti, rimorsi, amori.. in bianco.. e in.. nero, là dove il colore fa la differenza. Un film bellissimo a guardarlo con i sentimenti di solo mezzo secolo fa, che forse oggi risulta incomprensibile. Una frase nel finale resta emblematica:…”perché il giorno del matrimonio è il più importante di tutta la vita”. A quante persone lo si può dire oggi che non ci si sposa ma ci si sta insieme da compagni, neanche da amici, oggi che il divorzio e le separazioni legali dilagano, oggi che l’anello nuziale non dovrebbe più chiamarsi “fede” o “vera”, ma solo l’anello di una catena, non indissolubile ma quasi una manetta da cui occorre liberarsi al più presto. Il film è così imperniato sul rapporto materno, ancora una volta tra madre e figlia come nel bellissimo film Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman,con Liv Ullmann e, Ingrid Bergman. In questo secolo la società non è cambiata ma peggiorata: figli uccisi, abbandonati, figli lasciati e ripresi, figli di tutti ma di nessuno: della madre, del padre, di qualche nonno a turno, della matrigna o patrigno. Il sentimento grandissimo che lega Annie Johnson, un’ottima Juanita Moore alla figlia Sarah, ben interpretata da Susan Kohner, e quello che lega invece la figlia con la madre, vale a dire Susan Meredith con Sara, una tanto bella quanto brava Sandra Dee e l’indimenticabile Lana Turner, è conflittuale e per quell’epoca terribile. Da una parte a dividere le due donne sono le origini, il colore della pelle, il mancato rispetto ed accettazione delle proprie origini, dall’altro il gran mondo, il lusso,la carriera e la vanagloria. Il conflitto, come tra i popoli, lascia tracce profonde, insanabili ed è così che col pianto e le lacrime si cercherà di porre fine, ma troppo tardi anche per lo spettatore d’un tempo che si farò coinvolgere, suo malgrado, dalla commozione.
Un film perfetto candidato a due premi Oscar, a confermarne il parere favorevole,anzi lusinghiero.Un successo di pubblico. Fotografia,sceneggiatura,scenografia,riprese ottime. Il finale che Annie chiede, quando ormai anche il film è alla fine, ricorda l’episodio “Il villaggio dei mulini” del grande capolavoro “Sogni” di A. Kurosawa,in cui il passaggio tra la vita e la morte è motivo di gran festa.
E come chi ha vissuto per tanti anni al buio, anelando al chiarore della luce, una volta tornato a riveder le stelle rimane estasiato, così chi da sempre ha avuto il destino di indossare un costume scuro, attende di indossare una veste candida. Il desiderio di tanto candore dai fiori ai cavalli per l‘ultimo viaggio è il riscatto di una vita grama condizionata dal colore della pelle,al punto da dover rinunciare all’amore della propria figlia. Verso la fine, a precedere il silenzio perenne, il regista fa ascoltare ad alta voce un canto corale "Troubles of the World" interpretato e cantato dalla celebre e Mahalia Jackson che intona, commossa alle lacrime, con le toccanti parole “ ….Voglio vedere mia madre… Voglio vedere mia madre …Sto andando a casa per vivere con il mio Signore …Ho intenzione di vivere con Dio… Voglio vedere mia madre”. chibar22@libero.it
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elgatoloco
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giovedì 1 novembre 2018
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film decisivo
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"Imitation of Life"del grande Douglas Sirk, da un romanzo di Fannie Hurst, è un mélo ch e ha in sé molti elementi: l'amore adolescenziale, ma soprattutto con le repressioni che lo opprimono, il tema dello spettacolo, quale"imitation of life "comunque sempre approssimativa, non volendo essere"replicante", ma soprattutto la temaica razziale, con il vero fulcro del film, che molto prima di"Guess Who's Coming to dinner?"di Stanley Kramer mette il dito nella piaga di un razzismo ancora strisciante, ben dopo i fatti del 1955, dove una ragazza fenontipicamente bianca ma figlia di una bravissima afro-americana, negaa la propria identità e dunque la propria madre, qausi fino alla fine.
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"Imitation of Life"del grande Douglas Sirk, da un romanzo di Fannie Hurst, è un mélo ch e ha in sé molti elementi: l'amore adolescenziale, ma soprattutto con le repressioni che lo opprimono, il tema dello spettacolo, quale"imitation of life "comunque sempre approssimativa, non volendo essere"replicante", ma soprattutto la temaica razziale, con il vero fulcro del film, che molto prima di"Guess Who's Coming to dinner?"di Stanley Kramer mette il dito nella piaga di un razzismo ancora strisciante, ben dopo i fatti del 1955, dove una ragazza fenontipicamente bianca ma figlia di una bravissima afro-americana, negaa la propria identità e dunque la propria madre, qausi fino alla fine. Dove l'empatia e la commozione riesce ad essere totale, arrivando ai livelli che nella tragedia greca venivano attinti solo nelle grandi tragedie, attingendo la catarsi, assolutamente ignota o quasi alla modernità. UNa realizzazione, un esito altrimenti non raggiunto in nessuna altra opera teatrale e/o filmica con questa intensità. con Sandra Dee e Susan Kohner, con John Gavin e Juanita Morre, con tanti altri interpreti di grande levatura, ma soprattutto con il canto finale intonato da Mahalia Jackson... El Gato
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samanta
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lunedì 15 luglio 2019
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non piangiamo troppo ...
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Il film del 1959 è considerato un cult melodrammatico degli anni '50. La regia è di Douglas Sirk un regista tedesco che lavorò nella Hollywood degli anni d'oro ove diresse diversi e pregevoli pellicole di quel periodo (Magnifica ossessione, Inno di Battaglia, Tempo di vivere), dopo la regia di Lo specchio della vita praticamente cessò di dirigere e ritornò in Europa.
La storia è intrigante non è solo il solito leit motiv del successo che impedisce l'amore da questo punto di vista E' nata una stella del 1954 o recentemente La La Land sono su un altro pianeta dal punto di vista della qualità, ma anche perché affronta temi come i conflitti generazionali, i pregiudizi razziali, il mondo della carriera delle attrici che dovevano utilizzare metodi di seduzione per potere accedere al successo.
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Il film del 1959 è considerato un cult melodrammatico degli anni '50. La regia è di Douglas Sirk un regista tedesco che lavorò nella Hollywood degli anni d'oro ove diresse diversi e pregevoli pellicole di quel periodo (Magnifica ossessione, Inno di Battaglia, Tempo di vivere), dopo la regia di Lo specchio della vita praticamente cessò di dirigere e ritornò in Europa.
La storia è intrigante non è solo il solito leit motiv del successo che impedisce l'amore da questo punto di vista E' nata una stella del 1954 o recentemente La La Land sono su un altro pianeta dal punto di vista della qualità, ma anche perché affronta temi come i conflitti generazionali, i pregiudizi razziali, il mondo della carriera delle attrici che dovevano utilizzare metodi di seduzione per potere accedere al successo.
Siamo nel 1948 Lora (Lana Turner) è un attrice teatrale che cerca il successo a Broadway ha una figlia Susie (a 16 anni Sandra Dee) piccola e aiuta dopo un incontro occasionale Annie una donna nera (Jaunita Moore) che ha una figlia piccola, nata bianca, Sarah, (a 18 anni Susan Kohner) e che diventerà la sua fidata governante. La storia si dipana per 10 anni, Lora conquista il successo ma perde l'amore per Steve (John Gavin) e diventa l'amante di un scrittore di testi teatrali di successo, rivede nel 1958 Steve e riprende la relazione dopo che ha abbandonato lo scrittore ma durante una sua assenza Susie s'innamora perdutamente di John convinta di essere contraccambiata, anche Sarah è in crisi si vergogna di essere la figlia di una nera e lascia la casa per fare la ballerina di Night.
Tralascio il finale drammatico con la morte di Annie e la resipiscenza delle 2 ragazze.
Se le tematiche sono interessanti, il film risulta non solo un pò datato, ma anche immerso in un'atmosfera eccessivamente sciropposa e zuccherosa, va bene la commozione ma agli spettatori dovrebbe essere dato in dotazione un fazzoletto in dotazione. Troppo leziosi alcuni personaggi, insopportabile Sandra Dee con una recitazione assai modesta, buona l'interpretazione di Lana Turner simbolo sexy del periodo a partire dal 1945 (Il postino suona sempre 2 volte, la ricordiamo anche come la cattiva Milady nei 3 moschettieri) che proprio nel periodo di riprese del film ebbe culmine la sua storia con il gangster Johnny Stompanato finita tragicamente e che determinò pure la fine della sua carriera cinematografica. Quanto agli altri se Juanita Moore se la cava pur interpretando un personaggio troppo strappalacrime, brava ho trovato Susan Kohner (L'ultima carovana) ottima attrice emergente di quegli anni (ricevette 2 Golden Globe), ma che abbandonò il cinema nel 1964 quando si sposò, quanto a John Gavin che ebbe una breve carriera in quegli anni (lavorò in parti secondarie in Psyco, Spartacus, Merletto di mezzanotte) era un Rock Hudson di serie B, una bella presenza e nient'altro.
In conclusione un film gradevole e interessante frutto di una artigiano di classe, ma niente di più.
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elgatoloco
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sabato 25 dicembre 2021
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film unico, straordinario
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Finalmnente rivalutato da qualche anno, "Imitation of Life"(DOuglas Sirk, da un romanzo di Fannie Hurst, sceenplay di Eleanor Griffin e Allan Scott, 1959)propine la storia di due ragazze, di cui una ha come madre un'aspirante attrice, l0altra, invece, è di madre nera ma assolutamente bianca di "incarnato". L'apsirante attrice, che nel frattempo diviene realmente attrice, viene corteggiata, nel corso degli anni, da un fotografo che ha"entrature"nel mondo dello spettacolo, deciderà di accettare la corte dell'uomo, mentre intanto la ragazza di origini afroamericane, ma bianca di pelle, è scappata da dove viveva, lasciando in asso la madre, quasi vergognandosene.
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Finalmnente rivalutato da qualche anno, "Imitation of Life"(DOuglas Sirk, da un romanzo di Fannie Hurst, sceenplay di Eleanor Griffin e Allan Scott, 1959)propine la storia di due ragazze, di cui una ha come madre un'aspirante attrice, l0altra, invece, è di madre nera ma assolutamente bianca di "incarnato". L'apsirante attrice, che nel frattempo diviene realmente attrice, viene corteggiata, nel corso degli anni, da un fotografo che ha"entrature"nel mondo dello spettacolo, deciderà di accettare la corte dell'uomo, mentre intanto la ragazza di origini afroamericane, ma bianca di pelle, è scappata da dove viveva, lasciando in asso la madre, quasi vergognandosene. Solo al momento della morte di questa, la riconciliazione e un grandioso funerale in onore della straordinaria donna scomparsa. Douglas Sirk, nato in Germania ma di genitori danesi, sposato con un'attrice ebrea, da sempre rigidissimo avversario del nazismo e profugo negli States dove lavorò tutta la vita, salvo un tardivo ritorno in Europa, con questo"IMitation of Life", propone qui veramente il contrario di quanto era in"Gone with the Wind",di Victor Fleming, storico film di vent'anni prima sulla Guerra di Scessione e sulle tematiche razziali ad essa connesse: dove"GOne with the Wind", era un film decisamente ancora schiavo del razzismo(anche se realizzato in epoca Roosvelt), che presentava solo la domestica buona di colore, con quel misto di pietismo che ha spesso caratterizzato il cinema USA(e spesso non solo)d'antan , con "Imitation of Life"ci propone direttamente la donna di colore eroica, nel suo aiuto costante alle amiche "bianche"e nel suo delicatissimo rapporto con la figlia, dove il tutto è sottolineato dalla bellisisma interpretazione di Juanita Moore, ma anche dal commovente canto finale, in occasione del funerale, della grande Mahalia Jackson. Film veramente toccante e commovente, dove finalmnete è ora di recuperare Sirk e quel genere cinematrografico per anni definito(spesso con una venatura spregiativa)"mélo", "Imitation of Life"si avveale dell'intepretazione d Lana Turner, di una Sandra Dee allora sedicenne, di Susan Kohner, Robert ALda, di tanti/e altri/e intepreti di grande spessore, nel quadro di una regia assolutamente perfetta, capace di calibrare con grande intelligenza emozioni, sentimenti, pause e intervalli, senza mai far calare la tensione, in una vicenda che non è assolutamente di"suspense"ma riesce a tenere avvinto lo spettatore con intelligenza e facendo concordare in pieno cuore e ragione. El Gato
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