Provo qui a spendere due parole su "l'uomo di paglia",
"L'uomo di paglia" è un film perfettamente costruito nella sequenza che porta i personaggi alla catastrofe. Il film è molto efficace nel rappresentare l'eros come forza irresistibile, che domina i personaggi, che porta irresistibilmente lui a scoprirsi, nel suo piccolo, un "mostro". Forse c'è un dato che sufgge, perchè si coglie più a fatica con gli occhi di oggi: "l'uomo di paglia" è la storia di un uomo che di fatto corrompe una (quasi) minorenne: perchè tale è la Franca Bettoja del film che ha da poco compiuto i 22 anni (21 allora era la maggiore età). Questa ragazza, innamorandosi di un uomo sposato, patisce il disonore, perde l'accesso al matrimonio (al vero 'status' concesso allora per il riconoscimento sociale della donna) e, su questa scia, si suicida, quando la storia d'amore finisce.
Oggi, in tempi di maggiore età abbassata, in tempi di maggiore libertà sessuale (anche femminile), forse fatichiamo
a comprendere il dramma del personaggio di Rita. Ma il dramma è questo. Di qui, si comprende il finale: si comprende perchè la moglie va via e si mette a luce il perchè del ritorno.
Tale finale costituisce da sempre motivo di discussione, perchè, secondo la critica, impedisce al film di raggiungere la soglia del capolavoro. Taluni (vedi 'castoro') ravvisano in questo finale l'intenzione del regista di volersi ingraziare il favore dei censori democristiani di allora, propensi a colpire duramente il 'culturame', ossia certo cinema dell'alienazione (Antonioni, Visconti: vedi le traversie di "Rocco e i suoi fratelli"). Niente di più errato. Vediamo il finale: le teste dei eprsonaggi vengono associate alla testa di uno spaventapasseri: "l'uomo di paglia", appunto, della poesia di Eliot che da il titolo al film. "l'uomo di paglia", in questa sequenza", non rivela solo la natura di lui, ma rivela anche la condizione della moglie: in questo film, la situazione della moglie diventa l'emblema della condizione umana in generale: la condizione degli uomini, che, come la moglie del film, sarebbero invitati da un imperativo morale a condannare la corruzione e la mostruosità umana, ma che alla fine, per paura delle convenzioni e di 'salti nel buio' finiscono per convivervi 'in buoni termini'. Colto in questo significato, il finale apre il film a significati ancora più tristi ed inquietanti.
Grandissimo.
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arcaluna
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giovedì 7 agosto 2008
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attacco alla mentalità cattolica del tempo
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In relazione al film di Germi sono concorde con Giorgio per quanto riguarda il finale anche se l'attacco contro la mentalità cattolica era già partito dalla decisione della moglie di andare a fare la comunione, in cui il protagonista si lascia andare alla confessione fedigrafa sperando nel perdono. Germi ha sempre esposto nei suoi films il suo punto di vista nei confronti della cosiddetta "morale", ricordiamo "Divorzio all'italiana", "Il Ferroviere" e persino nel film con Adriano Celentano. Il suo stile é unico e irripetibile!!
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(di paolo)
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paolo
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giovedì 7 agosto 2008
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come si distorce il senso di un film
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Caro Giorgio: ma tu che film hai visto? Come si fa a rivoltare la frittata, a distorcere il senso di un film, fino a conferirgliene uno del tutto opposto a quello che ha, e che è chiarissimo? La moglie di Andrea torna a casa perchè LO AMA. Perchè è riuscita a PERDONARLO. Perche spera con questo di salvare la sua famiglia, anche se è perfettamente consapevole che forse non basterà, perchè "nulla sarà più come prima". Altro che "paura delle convenzioni£ e dei "salti del buio"! Quello del perdono è uno dei gesti più anticonvenzionali e coraggiosi che esistano! L'unica cosa che sa di convenzionale -mi spiace per te- è proprio il tuo commento.
[+] attenzione all'ultimissima sequenza!
(di giorgio)
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