
Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 86 minuti |
Regia di | Enrico Pau |
Attori | Nicola Adamo, Valentina Carnelutti, Francesco Origo, Massimiliano Medda, Giovanni Carroni Gisella Vacca, Caterina Silva. |
Uscita | venerdì 11 aprile 2008 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,65 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 dicembre 2012
La vita di un giovane ribelle dal carcere alla comunità. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, 1 candidatura al Festival di Giffoni, In Italia al Box Office Jimmy della Collina ha incassato 56,6 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Jimmy vive in Sardegna e non ha un'occupazione perché non intende piegarsi ai ritmi del lavoro in raffineria. Tenta una rapina e viene catturato. Passa così dal carcere minorile a una comunità di recupero (che esiste realmente e che si chiama "La collina"). Qui incontra Claudia, una delle collaboratrici del sacerdote che ha fondato la comunità. Il rapporto tra i due è complesso anche perchè Claudia ha un passato da ex reclusa. Ci fermiamo qui nel narrare per non togliere il piacere della visione del finale di un film che è tanto onesto nelle intenzioni quanto autolesionista nell'assunto.
Tralasciamo lo stereotipo del protagonista belloccio (per i brutti non c'è speranza) e lo svarione di sceneggiatura per cui Jimmy sembra pensare di poter ottenere un passaporto falso senza aver fatto pervenire al falsario una foto. Il problema più grosso del film è che rende un pessimo servizio proprio alla comunità di cui vuole mettere in rilievo i metodi socialmente avanzati e privi di propositi di proselitismo. Perché in definitiva la comunità fallisce nel proprio compito (e questo può anche accadere e accade) ma lo fa per ingenuità di sceneggiatura. Non è affidabile un centro di recupero che fa accompagnare da due ragazze un potenziale evaso in un centro commerciale (non luogo in cui per definizione è facile perdersi, figurarsi fuggire). Ecco allora che il film finisce con l'inserirsi con dignità nel filone carcerario impegnato, cercando di mostrare i percorsi del disagio ma evidenziando una semplificazione 'buonisticamente' utopica della realtà che, ne siamo certi, non è presente nella comunità reale diretta da padre Ettore. Ispirato a un romanzo di Massimo Carlotto.