Roberto Nepoti
La Repubblica
Zorro è tornato e lotta insieme a noi. Non fosse per il costume da parata e il celebre marchio, si faticherebbe a riconoscere "la Volpe", che in omaggio ai tempi s'è trasformata in un ibrido tra Batman e una rockstar. Siamo nel 1850 e la California sta per diventare il trentunesimo Stato dell'Unione; ma qualcuno boicotta, prima cercando di impedire le elezioni, poi con veri atti di guerra. Fortuna che, a difendere la democrazia, c'è don Alejandro detto Zorro, con relativa consorte Helena degna - anche lei - di Batwoman.
Sette anni fa La maschera di Zorro (stesso cast, regista, produzione) aveva cercato di ringiovanire il vecchio giustiziere siliconandolo con dosi di Indiana Jones e di altre cose. La seconda puntata recidiva, mettendoci dentro di tutto, di più. Al cappa-e-spada aggiunge la commedia sentimentale, quella famigliare, la storia di spionaggio (genere "Spy Kids"), un pizzico di Dan Brown (la setta segreta e la cospirazione).
Più un numero imprecisato di gag infantili, come quelle in cui il destriero Tornado beve alcolici e fuma la pipa, manco fosse il compagno equino di Cocco Bill. Dato l'articolo, tanto vale sorvolare sugli anacronismi storici, che mischiano l'indipendenza californiana con la - molto successiva - Guerra Civile. È permesso lasciarsi andare al baraccone, rumoroso ma scarsamente truculento; a patto di sapere in anticipo che, come recita la sigla dei cartoon Warner Bros, "sono tutte stupidaggini".
Da La Repubblica, 28 ottobre 2005
di Roberto Nepoti, 28 ottobre 2005