Marco Cicala
Il Venerdì di Repubblica
La ragazza è in tiro e i tre vestono in smoking. Però non hanno esattamente facce da smoking. Non devono andare in nessun posto speciale ma un po’ ovunque, cincischiando per la città. Il gruppo di amici rinverdisce così un vecchio rituale vitellonesco denominato da loro «serata bastarda». Niente di particolarmente vandalico (a meno che non si consideri l’autodistruzione una forma di teppismo): solo una notte trascorsa in pura dissipazione, romano «cazzeggio», tra bar, locali, feste, invasioni di case altrui, chiacchiere fluviali, sigarette, alcol e altre sostanze meno presentabili.
Ma che diavolo di film è Movimenti? «Una commedia, con parecchi se e ma», dice Claudio Fausti, che l’ha diretto insieme a Serafino Murri. «Obiettivo delle “serate bastarde” è sfondarsi, toccare il fondo. Se non fosse però che i personaggi viaggiano ormai sui trentacinque. Non èpiù come ai vecchi tempi: e alla fine niente andrà come previsto. Tutto in vacca». Aggiunge Murri: «Ma è una commedia sui generis soprattutto perché non è costruita sul “tipo”: il single... la divorziata.., il papa insoddisfatto... Volevamo demolire le maschere psicologico-sociali su cui si fonda tanto cinema - specie italiano - e che ingabbiano la recitazione. Gli attori ci chiedevano: “Ma il mio personaggio chi è?”. Rispondevamo: “Non lo so. Nessuno. Chiunque. O magari sei proprio tu. Inventa. Darti da fare».
Gli attori sono Fabrizio Gifuni (in un ruolo infinitamente meno assennato di quello nella Meglio gioventù), Cecilia Dazzi, Gabriele Parrillo, Hossein Taheri, Julia Sarano, Rolando Ravello, Francesco Pini... Hanno accettato di lavorare a «rimborso spese» (tremila euro a testa), incuriositi non solo dallo script ma anche dal modello realizzativi-produttivo: due mesi di prove («Per “disintossicare” il cast da certi cliché recitativi e cavarne spontaneità» spiega Fausti) e poi cinque settimane di lavorazione. Costo complessivo: 200 mila euro. Produce l’indipendente Gianluca Arcopinto. «Ci ha dato pochi soldi ma carta bianca» dice Serafino Murri.
«Abbiamo riscritto il ifim tre volte. Eliminando in montaggio tutto quanto sapesse di artificioso, di carino».
I personaggi: uno è un sassofonista Inconcludente, un altro straparla di corride, un terzo progetta strani traffici rimbaudiani in Africa. Feticismi culturali, passioni che assomigliano a tic e nevrosi, vite aleatorie tenute incollate da discorsi, confessioni, battute, sfottò. Detto così potrebbe sembrare l’inesorabile «film generazionale». Non lo è. Se non altro perché non muove da nessun «teorema» sulla generazione. E — malgrado l’amarognolo bilancio finale — non si lascia sfiorare da piagnistei o (auto)commiserazioni. Certo qua e là la narrazione si sfilaccia per poi riannodarsi, si perde e si ritrova, barcolla (soprattutto, vista la marinatura alcolica), inciampa, cade e si rialza. Tutto sullo sfondo d’una Roma studiatamente impersonale. E tutto cadenzato dalla voce off di un enigmatico, invisibile «dj Zippetta», che via radio, tra un brano e l’altro, regala agli ascoltatori dati choc sull’aumento della criminalità, l’avvelenamento ambientale, la distruzione delle risorse. Come se la «peggio gioventù» ballasse cieca sul filo di una gaia apocalisse globale.
Da Il Venerdì di Repubblica, 5 marzo 2004
di Marco Cicala, 5 marzo 2004