Tutti in piedi |
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Un film di Franck Dubosc.
Con Franck Dubosc, Alexandra Lamy, Elsa Zylberstein, Gérard Darmon.
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Titolo originale Tout le monde debout.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 107 min.
- Francia, Belgio 2018.
- Vision Distribution
uscita giovedì 27 settembre 2018.
MYMONETRO
Tutti in piedi
valutazione media:
3,24
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il paradossale che potrebbe fare rifletteredi cardclauFeedback: 11399 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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domenica 30 settembre 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Vediamo un po’ il film Tutti in piedi di Franck Dubosc, che è anche Jocelyn, playboy e supermanager delle scarpe sportive, inossidabile, che umilia i suoi sottoposti da considerarli invisibili o quasi. Sembra sia un mangiatore di femmine, le porta a cena, poi a letto, quindi le lascia, apparentemente una dietro l’altra, dice. Inaspettatamente, il processo si intoppa per conquistare Julie, ben fornita delle giuste rotondità al posto giusto, al momento disoccupata, che farebbe assistenza ai non autosufficienti. Si finge per questo paraplegico, sperando di conquistarla, ottenendo in cambio un invito a passare una domenica dalla sua famiglia, dove lei gli presenterà sua sorella Florence, in sedia a rotelle, davvero paraplegica per uno stop non rispettato. Da quel momento comincia una commedia degli equivoci, che lo porterà a corteggiare Florence, fingendosi portatore dello stesso handicap. Il film finisce come un pubblico sentimentale vuole che finisca. Ma sono necessarie alcune riflessioni, perché pieno di elementi paradossali. Rimane un film comunque oltremodo coraggioso, perché affronta un aspetto particolarmente profondo dei diversamente “uguali”, che è la solitudine negli affetti, malgrado l’essere circondati da tante persone “compassionevoli”, che ovviamente ti capiscono. Jocelyn è chiaramente un narcisista, non un pazzo come lo definisce il suo amico medico Max, che dal punto di vista dell’analisi del profondo sembra piuttosto sguarnito. Questo è accentuato da una truccatura degli occhi, non necessaria, disturbante, e particolarmente femminea. Non si capisce come un narcisista, discretamente attempato, possa essere in grado di amare una paraplegica, con la quale condividere che cosa? Una situazione complessivamente inelaborabile, irrisolvibile, in assenza di un profondo, vero, disagio del vivere. Non la musica classica, per lui uno schifo, della cui bellezza non può sentire, e apprendere, malgrado la tardiva necessità. E non si capisce come Florence, violinista di fama, possa in contemporanea giocare a tennis dando manrovesci portentosi, di qua e di là, noncurante della delicatezza delle sue mani e delle sue braccia. Facciamo finta di niente, perché vogliamo credere al messaggio di Florence, consapevole dell’imposture di Jocelyn, che suona un po’ stonato: “godiamo quello che abbiamo, mettiamocela tutta, crediamoci, finché dura”.
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